leggo sull'ottimo Fuori centro Scampia diretto da Ernesto Mostardi un reportage di Padre Domenico Pizzuti che ripropongo integralmente.
Di ritorno come residenza nel quartiere Scampia, ho partecipato ieri sera ad un’ inusuale assemblea serale degli abitanti dei vari campi dell’accampamento non autorizzato al fine di affrontare insieme le tensioni e le paure di questo difficile momento a livello nazionale ma non solo. Più di settanta abitanti (nomadi si fa per dire, sono lì da più di venti anni), uomini, donne e bambini, si assiepavano attorno ad un lungo tavolaccio posto sotto la veranda di un’abitazione delle c.d. “case rose” con grigi volti preoccupati ed impauriti per la caccia al romeno ma più in generale per l’ostilità avvertita nei confronti di nomadi e simili, sotto la guida dei volontari del gruppo “Chi rom…e chi no” e di componenti del Comitato cittadino pro Rom di Napoli. Si intendeva con questa assemblea partecipata dare una sveglia all’inerzia ed all’adagiamento di anni con la presa in carico della propria situazione, eleggendo anche dei rappresentanti dei vari campi come interlocutori con le istituzioni e la cittadinanza. Il sentimento comune era la preoccupazione per il futuro che si esprimeva in vari modi: L. mi dice: <>. Ed un’altra anziana donna:<<>>. Ed un altro:<>. E’ incombente la paura di sgomberi forzati dopo anni di permanenza in Italia anche se invisibili, e si evidenzia da alcuni la difficoltà di ottenere opportunità lavorative dipendente anche dalla loro ghettizzazione nei campi che costituisce uno stigma che non favorisce assunzioni ufficiali. C’è anche – a nostro avviso - un non detto che deriva da anni di vita precaria nei campi con difficili equilibri più o meno cristallizzati, e fondamentalmente da mancanza di uno status giuridico riconosciuto in seguito a fuga dalle guerre dei paesi balcanici a cui non si è voluto o potuto provvedere da parte di burocrazie ed istituzioni pubbliche. L’assemblea però fa un passo avanti, perché stimolata concorda su alcuni comportamenti da adottare e su impegni a cui dar seguito per facilitare l’accettazione dall’ambiente circostante e partecipare responsabilmente al miglioramento della propria condizione anche secondo i progetti del Comune di Napoli sul campo non autorizzato di Scampia per cui esistono finanziamenti ballerini nei discorsi privati e pubblici. In primo luogo, le famiglie si impegnano a mandare i propri figli a scuola, anche se non sono ancora disponibili i pulman di accompagnamento scolastico da parte del Comune di Napoli; a depositare l’immondizia negli appositi cassonetti anche se distanti dalla propria abitazione; ad evitare i fumi che disturbano gli abitanti del rione derivanti da fuochi per ottenere il rame che viene smerciato. E’ avanzata la proposta di chiedere agli organismi comunali un luogo separato per queste operazioni tradizionali che danno un reddito Gli impegni e le richieste per un miglioramento della propria situazione confluiranno in un documento che sarà approvato dall’assemblea nella prossima settimana e comunicato alla stampa. In esso si esprimerà la volontà di operare insieme, superando divisioni claniche, etniche e religiose, ed eleggendo a questo scopo nel contempo 5 rappresentanti che siano interlocutori con le istituzioni pubbliche e la società civile. E’ stato proposto un incontro con il Prefetto di Napoli perché non si dia corso a sgomberi forzati, senza alternative, e ad espulsioni immotivate. Ed una festa rivolta alla cittadinanza non solo per esibire prodotti folkloristici ma per illustrare il proprio modo di vivere al di là degli stereotipi diffusi. E’ l’inizio di un cammino comune con il supporto di volontari di gruppi ed associazioni che operano sul campo, che richiede continuità nel tempo, e che si deve incontrare con i progetti di accoglienza ed inclusione sociale ad opera del Comune di Napoli non solo per Scampia, in sedi convocate per favorire la partecipazione degli stessi soggetti di questi interventi pubblici. In ogni caso - preme sottolineare - guardando al futuro non si può trascurare la generazione che è nata in questi campi a cui bisogna offrire opportunità degne di una città sociale, come le borse di studio per percorsi teatrali date a 5 giovani di questi campi che avevano partecipato come attori al fortunato spettacolo “Arrevuoto”.
Di ritorno come residenza nel quartiere Scampia, ho partecipato ieri sera ad un’ inusuale assemblea serale degli abitanti dei vari campi dell’accampamento non autorizzato al fine di affrontare insieme le tensioni e le paure di questo difficile momento a livello nazionale ma non solo. Più di settanta abitanti (nomadi si fa per dire, sono lì da più di venti anni), uomini, donne e bambini, si assiepavano attorno ad un lungo tavolaccio posto sotto la veranda di un’abitazione delle c.d. “case rose” con grigi volti preoccupati ed impauriti per la caccia al romeno ma più in generale per l’ostilità avvertita nei confronti di nomadi e simili, sotto la guida dei volontari del gruppo “Chi rom…e chi no” e di componenti del Comitato cittadino pro Rom di Napoli. Si intendeva con questa assemblea partecipata dare una sveglia all’inerzia ed all’adagiamento di anni con la presa in carico della propria situazione, eleggendo anche dei rappresentanti dei vari campi come interlocutori con le istituzioni e la cittadinanza. Il sentimento comune era la preoccupazione per il futuro che si esprimeva in vari modi: L. mi dice: <>. Ed un’altra anziana donna:<<>>. Ed un altro:<>. E’ incombente la paura di sgomberi forzati dopo anni di permanenza in Italia anche se invisibili, e si evidenzia da alcuni la difficoltà di ottenere opportunità lavorative dipendente anche dalla loro ghettizzazione nei campi che costituisce uno stigma che non favorisce assunzioni ufficiali. C’è anche – a nostro avviso - un non detto che deriva da anni di vita precaria nei campi con difficili equilibri più o meno cristallizzati, e fondamentalmente da mancanza di uno status giuridico riconosciuto in seguito a fuga dalle guerre dei paesi balcanici a cui non si è voluto o potuto provvedere da parte di burocrazie ed istituzioni pubbliche. L’assemblea però fa un passo avanti, perché stimolata concorda su alcuni comportamenti da adottare e su impegni a cui dar seguito per facilitare l’accettazione dall’ambiente circostante e partecipare responsabilmente al miglioramento della propria condizione anche secondo i progetti del Comune di Napoli sul campo non autorizzato di Scampia per cui esistono finanziamenti ballerini nei discorsi privati e pubblici. In primo luogo, le famiglie si impegnano a mandare i propri figli a scuola, anche se non sono ancora disponibili i pulman di accompagnamento scolastico da parte del Comune di Napoli; a depositare l’immondizia negli appositi cassonetti anche se distanti dalla propria abitazione; ad evitare i fumi che disturbano gli abitanti del rione derivanti da fuochi per ottenere il rame che viene smerciato. E’ avanzata la proposta di chiedere agli organismi comunali un luogo separato per queste operazioni tradizionali che danno un reddito Gli impegni e le richieste per un miglioramento della propria situazione confluiranno in un documento che sarà approvato dall’assemblea nella prossima settimana e comunicato alla stampa. In esso si esprimerà la volontà di operare insieme, superando divisioni claniche, etniche e religiose, ed eleggendo a questo scopo nel contempo 5 rappresentanti che siano interlocutori con le istituzioni pubbliche e la società civile. E’ stato proposto un incontro con il Prefetto di Napoli perché non si dia corso a sgomberi forzati, senza alternative, e ad espulsioni immotivate. Ed una festa rivolta alla cittadinanza non solo per esibire prodotti folkloristici ma per illustrare il proprio modo di vivere al di là degli stereotipi diffusi. E’ l’inizio di un cammino comune con il supporto di volontari di gruppi ed associazioni che operano sul campo, che richiede continuità nel tempo, e che si deve incontrare con i progetti di accoglienza ed inclusione sociale ad opera del Comune di Napoli non solo per Scampia, in sedi convocate per favorire la partecipazione degli stessi soggetti di questi interventi pubblici. In ogni caso - preme sottolineare - guardando al futuro non si può trascurare la generazione che è nata in questi campi a cui bisogna offrire opportunità degne di una città sociale, come le borse di studio per percorsi teatrali date a 5 giovani di questi campi che avevano partecipato come attori al fortunato spettacolo “Arrevuoto”.
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