«Ho individuato una modalità diversa di presentazione del programma e di formazione delle liste». Enrico Letta spiega così la sua candidatura alla segreteria del Partito democratico rispetto a quella di Veltroni e della Bindi durante la videochat su l'Unità.it. «L'appuntamento è a Piacenza il 14 e 15 settembre per una due giorni di discussione con la gente che vorrà partecipare sui temi da declinare nel Partito Democratico». «Ho individuato comunque delle parole chiave: libertà, mobilità, natalità e lavoro» risponde Letta a Giampaolo, uno dei tanti navigatori che gli domanda quali siano i contenuti del suo programma. «Il 10 settembre invece sarò a nel seggio di Milano1, tradizionalmente di Berlusconi, per le primarie della lista che appoggia la mia candidatura». Una sorta di primarie delle primarie, propone Letta, per superare il problema delle liste bloccate e perché il nuovo partito non sia necessariamente lo specchio della vecchia classe dirigente. «L'obiettivo dell'assemblea costituente del Pd deve essere la sintesi fra i dirigenti dei due partiti che generosamente hanno accettato di entrare nel Pd e volti nuovi che si spera siano più giovani e anche più al femminile» spiega il candidato.
«La candidatura di Veltroni?» domanda il direttore Antonio Padellaro. «Sono contento che si sia candidato. Bisogna essere grati a Veltroni per aver messo a disposizione la sua candidatura per il Pd, ma» aggiunge Letta «Non ho apprezzato la frase conclusiva del suo discorso del Lingotto: questo è il mio programma, si candidi chi ha un programma diverso dal mio». «Non credo che per candidarsi bisogna avere un programma necessariamente alternativo» continua. «Si candida chi ha qualcosa da aggiungere e chi può portare gente diversa e una maggiore affluenza nel nuovo partito».
«Cosa ne pensa invece della polemica sulla visione degli anni '80 che Rosy Bindi ha proposto durante la sua videochat all'Unità online, anni di involuzione e in cui è nato il berlusconismo». «Non sono d'accordo con la visione provincialistica di quegli anni. Credo che a livello internazionale siano stati anni di grandi svolte per la libertà dei popoli per l'Europa e che, se visti quindi in una dimensione globale, possiamo dire siano stati necessari per gli anni che stiamo vivendo».
Per il candidato Enrico Letta «la competizione, se virtuosa, rafforza il partito nascente che altrimenti finirebbe per essere come sempre identificabile con il suo leader e dunque personalistico come nel caso di Berlusconi». E allora, come pensa che il Pd possa superare questo pericolo, domanda Mario. «Dobbiamo essere esigenti con noi stessi» risponde il candidato. «Il Pd deve far svoltare l'intero sistema con la formazione di un partito che non si identifichi nel suo leader. Berlusconi ci ha berlusconizzati tutti» aggiunge. «La candidatura di Di Pietro mi ha colpito positivamente, anche se è stato giusto non accettarla. I Ds e La Margherita hanno fatto un'assemblea in cui hanno deciso di sciogliersi, il partito di Di Pietro no, ma» aggiunge «un ampliamento del nuovo partito trovo sia positivo». «Il caso Pannella è diverso» spiega Letta. «Pannella teorizza la doppia appartenenza che va contro le regole del partito democratico». A proposito di Berlusconi molti lettori domandano cosa pensa di fare rispetto al conflitto di interessi una volta alla guida del partito democratico perché non si ripresenti il problema nel caso di nuove elezioni. «La questione del conflitto di interessi va risolta in modo strutturale perché non sia la legge per un singolo» dichiara. «Meno parlamentari cui si chieda dedizione assoluta, stessa cosa vale per il governo» spiega. «Risolvendo strutturalmente il problema possiamo riuscire a eliminare il conflitto di interessi come non siamo riusciti a fare finora».
«Non sono d'accordo con le alleanze di nuovo conio» risponde Letta a chi domanda se pensa ad un allargamento dell'alleanza diverso da quello dell'attuale maggioranza. E la sinistra radicale o popolare crede sia un problema per il governo? «Credo che questo governo stia lavorando bene. Abbiamo ministri provenienti dalla sinistra popolare che stanno facendo un buon lavoro, sono impegnati e determinati. È stato appena approvato un protocollo del welfare che risolve grandi temi cari alla sinistra come quello delle pensioni, del precariato, giovani, maternità». «Certo» aggiunge «bisogna fare ancora di più e meglio, ma si deve anche valorizzare il lavoro fatto fin'ora».
È il candidato di Prodi? «Non so chi voterà prodi», dice Letta sorridendo.
Alessia Grossi
«La candidatura di Veltroni?» domanda il direttore Antonio Padellaro. «Sono contento che si sia candidato. Bisogna essere grati a Veltroni per aver messo a disposizione la sua candidatura per il Pd, ma» aggiunge Letta «Non ho apprezzato la frase conclusiva del suo discorso del Lingotto: questo è il mio programma, si candidi chi ha un programma diverso dal mio». «Non credo che per candidarsi bisogna avere un programma necessariamente alternativo» continua. «Si candida chi ha qualcosa da aggiungere e chi può portare gente diversa e una maggiore affluenza nel nuovo partito».
«Cosa ne pensa invece della polemica sulla visione degli anni '80 che Rosy Bindi ha proposto durante la sua videochat all'Unità online, anni di involuzione e in cui è nato il berlusconismo». «Non sono d'accordo con la visione provincialistica di quegli anni. Credo che a livello internazionale siano stati anni di grandi svolte per la libertà dei popoli per l'Europa e che, se visti quindi in una dimensione globale, possiamo dire siano stati necessari per gli anni che stiamo vivendo».
Per il candidato Enrico Letta «la competizione, se virtuosa, rafforza il partito nascente che altrimenti finirebbe per essere come sempre identificabile con il suo leader e dunque personalistico come nel caso di Berlusconi». E allora, come pensa che il Pd possa superare questo pericolo, domanda Mario. «Dobbiamo essere esigenti con noi stessi» risponde il candidato. «Il Pd deve far svoltare l'intero sistema con la formazione di un partito che non si identifichi nel suo leader. Berlusconi ci ha berlusconizzati tutti» aggiunge. «La candidatura di Di Pietro mi ha colpito positivamente, anche se è stato giusto non accettarla. I Ds e La Margherita hanno fatto un'assemblea in cui hanno deciso di sciogliersi, il partito di Di Pietro no, ma» aggiunge «un ampliamento del nuovo partito trovo sia positivo». «Il caso Pannella è diverso» spiega Letta. «Pannella teorizza la doppia appartenenza che va contro le regole del partito democratico». A proposito di Berlusconi molti lettori domandano cosa pensa di fare rispetto al conflitto di interessi una volta alla guida del partito democratico perché non si ripresenti il problema nel caso di nuove elezioni. «La questione del conflitto di interessi va risolta in modo strutturale perché non sia la legge per un singolo» dichiara. «Meno parlamentari cui si chieda dedizione assoluta, stessa cosa vale per il governo» spiega. «Risolvendo strutturalmente il problema possiamo riuscire a eliminare il conflitto di interessi come non siamo riusciti a fare finora».
«Non sono d'accordo con le alleanze di nuovo conio» risponde Letta a chi domanda se pensa ad un allargamento dell'alleanza diverso da quello dell'attuale maggioranza. E la sinistra radicale o popolare crede sia un problema per il governo? «Credo che questo governo stia lavorando bene. Abbiamo ministri provenienti dalla sinistra popolare che stanno facendo un buon lavoro, sono impegnati e determinati. È stato appena approvato un protocollo del welfare che risolve grandi temi cari alla sinistra come quello delle pensioni, del precariato, giovani, maternità». «Certo» aggiunge «bisogna fare ancora di più e meglio, ma si deve anche valorizzare il lavoro fatto fin'ora».
È il candidato di Prodi? «Non so chi voterà prodi», dice Letta sorridendo.
Alessia Grossi
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