lunedì, agosto 06, 2007

Partito Democratico: Un Letta anche per la Campania

Il “nome nuovo” che la gente aspetta e che potrebbe diventare una garanzia per il rinnovamento della politica deve provenire dalla società civile organizzata. “Anche la Campania deve avere il suo Enrico Letta”. Parola di Pasquale Orlando, presidente provinciale delle Acli di Napoli e rappresentante della Campania nella Direzione nazionale della più importante associazione italiana dei lavoratori cristiani, che in regione conta oltre 70mila iscrittI. Anche lui ha scelto, nelle scorse ore, di appoggiare la candidatura del sottosegretario alla presidenza del Consiglio alla guida del nascente Pd.
di Antonella Autero
Domanda. In queste ore si riscontra una grande attenzione verso la candidatura di Letta alla guida dal Pd da parte del mondo dell’imprenditoria, del sociale organizzato, dell’associazionismo. Per quale ragone, secondo lei?
Risposta. Il Partito Democratico rappresenta una grande novità nello scenario politico italiano e Letta è l’uomo che incarna meglio questa novità, sia per motivi anagrafici che per la profonda innovazione che sta cercando di portare nelle idee e nei programmi della nuova formazione politica. E’ necessario, in questa fase, riavvicinare la gente comune alla politica, soprattutto quelli che se ne sono distaccati negli ultimi anni a causa dell’arroccamento delle segreterie dei partiti che non hanno voluto o saputo garantire un vero ricambio dei volti e dei progetti.
D. Il consigliere regionale Dl Guglielmo Vaccaro si dice sicuro che “anche in Campania arriverà una proposta all’altezza delle aspettative dei giovani.” per la guida del Pd. Lei ha in mente qualcuno che nella nostra regione sia in grado di ricoprire il ruolo del Letta campano?
R. Sono convinto che il Pd campano ha l’occasione di compiere una scelta dirompente, uscendo dalla logica per la quale il Pd è una sommatoria Margherita — Ds. Per me il “nome nuovo” che la gente aspetta e che potrebbe diventare una garanzia per il rinnovamento ed un maggiore sviluppo può e deve provenire dalla società civile organizzata.
D. Non vuole fare nomi?
R. Ci sono, sia nel mondo cattolico che in quello laico, tante persone valide che operano da anni, da decenni, nel sociale, difendendo i diritti dei più deboli, degli emarginati, dei poveri. Che si battono per uno sviluppo “dal basso” e per una cittadinanza che sia più attiva e responsabile. Indirizzare la scelta in questo senso spingerebbe anche quelli che una volta erano chiamati “corpi intermedi” a fare un passo in avanti verso un impegno più consistente in politica.
D. Lei ritiene, quindi, che il mondo dell’associazionismo possa e debba ricoprire un ruolo primario nella costituzione del nuovo partito?
R. Se ne discute da parecchio sul mio blog sulle politiche sociali meridionali www.pasqualeorlando.it, dove i visitatori auspicano un dibattito aperto e partecipato a partire dai territori. C’è bisogno di aprire alla società civile organizzata il nuovo partito e di favorire la massima partecipazione delle persone e dei gruppi sociali che animano il dibattito nelle città e che spesso rischiano di essere esclusi dai processi decisionali. La gente è stufa di partecipare in un posto mentre si decide in un altro. In questa fase di trasformazione della politica è d’obbligo osare di più per orientare il cambiamento.
D. Che ne pensa della proposta di Ciriaco De Mita ed Enzo Amendola di una “via campana” per il Pd, organizzato su base federale?
R. Basta che sia veramente “federale” e non, invece, “feudale”: se federale vuol dire dare tutto il potere nelle mani dei rappresentanti locali di Margherita e Ds, allora siamo su una via completamente sbagliata. Se, invece, vuol dire che gli apparati di partito faranno un passo indietro per lasciare più spazio alle forze sociali, non posso che essere d’accordo.

1 commento:

Anonimo ha detto...

questo profilo mi sembra un pò il tuo..
coraggio avanti!
federico esposito