martedì, agosto 21, 2007

Abitare la città. Convegno di Orvieto delle ACLI.

L’Incontro di studi delle Acli affronta quest’anno il legame tra questione sociale, questione antropologica e questione oiko-logica

Anche quest’anno si rinnova l’appuntamento di Orvieto dove le Acli nei giorni 6-8 settembre 2007 organizzano il loro consueto Incontro di studi, il 40° della serie, sul tema suggestivo: “I luoghi dell’abitare, incontri, conflitti… grammatiche del con-vivere”. Questa volta, come si vede, la scelta valorizza il secondo termine del binomio programmatico “Bios & Polis”, concludendo in tal modo una trilogia che ha attraversato in coerente successione i grandi temi della vita, della felicità e ora della città o, più precisamente, dei luoghi dell’abitare.

Alla luce del percorso culturale già precedentemente realizzato con i convegni di Vallombrosa, dove la globalizzazione era vista come «nome nuovo della questione sociale» (Giovanni Paolo II), l’attuale ciclo di incontri orvietani ci sta facendo scoprire come essa sia intimamente connessa con la questione antropologica, a tal punto che i problemi tradizionali del lavoro e della cittadinanza appaiono sempre più intrecciati – a causa del progresso della scienza e della tecnica – con quelli della vita, dal concepimento al suo termine naturale, rendendo evidente come le decisioni dell’agire politico si caratterizzino al contempo come scelte di biopolitica e di etica pubblica.

Appare così in modo crescente come tra questione sociale, questione antropologica e questione oiko-logica (cioè del luogo, della casa, dell’ambiente) esista una correlazione intrinseca che trova nello “spaesamento” dell’uomo la sua radice comune e unificante.

Di qui l’attuale insistenza delle Acli sul senso dell’oikos, sull’importanza dei luoghi dell’abitare, sulle grammatiche del con-vivere nella città plurale, globale e reticolare dove aumentano i conflitti che trovano la loro origine nella differenza etnica, culturale, religiosa che è tipica di una società caratterizzata da una forte mobilità umana e da una debole coesione sociale.

La perdita del senso civico e l’indebolimento dell’etica dell’abitare sono i segnali allarmanti di una “nuova questione sociale”, che trova eco e conferma nelle ricerche sociologiche condotte da Mauro Magatti dell’università Cattolica di Milano in collaborazione con la Caritas italiana.

Come afferma il cardinale Tettamanzi, il dramma delle periferie urbane non si risolve soltanto con progetti di riqualificazione urbanistica ma «chiede un di più, domanda un coinvolgimento e un vero ascolto di coloro che abitano quelle periferie e che ne vivono il disagio».

Ognuno di noi sta forse sperimentando sulla propria pelle che più si allargano gli spazi infiniti della conoscenza e della mobilità, anche virtuale, più si intensifica la voglia di comunità, il bisogno di radici e di tornare ad abitare un luogo e non un semplice spazio impersonale. Ma questo viaggio di riscoperta, di re-invenzione e di ri-generazione di legami fragili e logori, o forse già spezzati, non si improvvisa in un momento ma richiede i tempi lunghi della gestazione e lo stupore che sempre si accompagna ad ogni nuovo inizio.

Ma quali sono gli obiettivi che intendono perseguire le Acli con l’Incontro di studi 2007? Essenzialmente sono quelli indicati dal presidente Andrea Olivero nella sua relazione al Consiglio nazionale di Pesaro (8 giugno del 2007): a) guardare la città a partire dai luoghi; b) vedere nella territorialità un elemento caratterizzante dell’azione sociale aclista; c) trovare nuovi alfabeti per dare un senso nuovo al con-vivere; d) fare in modo che questo percorso associativo sia sostenuto da un pensiero condiviso.

Pare anche a noi centrale l’interrogativo che pone la Presentazione dell’Incontro: “Che ne sarebbe delle Acli senza i luoghi (i circoli, il territorio, le strade, le piazze?)”. E il suo rovescio: “Che ne sarebbe di questi luoghi senza la presenza di un “noi” associativo che continuamente e da capo ritesse legami, reti di solidarietà, trame di significati condivisi?”. Ecco allora perché un convegno sull’abitare i luoghi può trasformarsi in un evento salutare per un’associazione territoriale come le Acli. Siamo dunque dinanzi ad un tema strategico per l’Associazione, in quanto l’attuale crisi della politica potrà essere superata soltanto con la partecipazione dei cittadini a iniziare dalle comunità locali, come è stato riaffermato anche nel recente incontro che gli amministratori aclisti hanno tenuto a Roma, il 5 luglio scorso, dove la cura del territorio è stata scelta significativamente come la risposta più efficace all’anti-politica.

In questi due slogan aclisti – “ricostruire legami” e “ripartire dai luoghi” – c’è, infatti, un’indicazione strategica da approfondire ulteriormente. Due pennellate che lasciano sulla tela della democrazia non solo strisce colorate ma vettori per agire, quasi una segnaletica dell’ortoprassi.

Ciò di cui oggi si avverte il bisogno, anche nelle Acli, è compiere scelte condivise orientate a trasformare lo spazio urbano, così spesso anonimo e spersonalizzato, in un luogo vivente, carico di legami e di socialità. Le Acli sono oggi chiamate a riscoprire che abitare un territorio significa propriamente impegnarsi a trasformare quello spazio in un luogo. Per cui siamo anche noi responsabili quando i territori in cui abitiamo, diventano sempre più spazi confusi e impersonali, senza legami, senza memoria e senza regole. Oppure spazi precisi e asettici, raffinati e perfino geometrici ma pur sempre “nonluoghi” direbbe Marc Augé, perché privi di vita e di relazioni interpersonali.

Antonio Nanni

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