ROMA - Il 14 ottobre i cittadini che voteranno per l'Assemblea costituente del Partito democratico ne eleggeranno anche il segretario. E' quanto ha deciso il 'Comitato dei 45' dopo quattro ore di riunione scegliendo la formula delle liste collegate ai candidati alla segreteria. Insomma, si tratta di un'elezione diretta del leader, un'opzione che secondo Romano Prodi "non indebolirà il governo". Soddisfatti i big delle tre anime del nuovo soggetto riformista: Ds, Margherita e prodiani.
Si voterà dunque in 475 collegi (quelli della vecchia legge elettorale). Ci saranno liste bloccate (senza la possibilità di esprimere una preferenza) collegate ai candidati nazionali che intendono correre per la segreteria. Sulla base dei risultati del voto, i membri della Costituente eleggeranno formalmente il segretario. Si tratta di un metodo identico a quello della corsa per la Casa Bianca. Una vera e propria svolta (di fatto una inversione a U) rispetto alle decisioni dell'ultima riunione del Comitato, a fine maggio, che stabiliva che il leader sarebbe stato scelto dai delegati alla Costituente una volta eletti.
Il premier, che sarà presidente del nuovo partito e dell'Assemblea, mostra di aver accettato la novità positivamente, nonostante fino a qualche settimana fa non fosse particolarmente convinto: "Serve un segretario forte. Il governo non sarà indebolito. Abbiamo trovato un accordo completo". Niente paura, dunque, di una diarchia con Palazzo Chigi, di una doppia leadership che possa mettere nell'angolo il capo del governo: "Voglio essere chiaro - ha detto Prodi ai 45 - si è fatto riferimento a me e al mio ruolo, ma non ci sono dubbi. Il Pd deve avere un segretario forte". Anzi, il premier sembra essersi convinto che per puntellare un governo in difficoltà sia questa l'unica strada possibile: "Un governo serio ha bisogno di un partito serio alle spalle".
Prodi parla anche di "una larga possibilità di partecipazione di liste", del resto ha sempre sostenuto la necessità di avere molti candidati alla segreteria, e sottolinea il carattere federale del nuovo soggetto, tanto che sempre il 14 ottobre verranno eletti anche i segretari regionali.
Un po' tutti i big dell'Ulivo sottoscrivono l'accordo raggiunto e la Margherita sembra particolarmente entusiasta. Se infatti Dario Franceschini (capogruppo del Listone alla Camera) parla di "una giornata di svolta", il coordinatore dei Dl Antonello Soro (che è anche uno dei tre coordinatori che lavorano alle regole) spiega che il segretario sarà un vero leader: "Non sarà solo uno speaker o un organizzatore, ma sarà un capo politico". Il presidente del Senato Franco Marini é convinto che si tratti di "una buona scelta". Soddisfatto, quando lascia il vertice di Piazza Santi Apostoli, anche il vicepremier Francesco Rutelli.
Assente Massimo D'Alema, in Lussemburgo per il Consiglio dei ministri degli Esteri dell'Unione europea, il leader dei Ds Piero Fassino dice che quella decisa è "una soluzione ragionevole, giusta e che realizza il massimo di partecipazione democratica dei cittadini". Anna Finocchiaro (presidente dei senatori dell'Ulivo) sottolinea che si arriverà presto a "un leader forte con una investitura popolare". E ricorda che sarà garantita la presenza delle donne. I candidati delle liste saranno infatti alternati e i due generi saranno presenti al 50%.
Ora i partiti e i big che vorranno correre devono cominciare a lavorare. In molti, durante la riunione, hanno ribadito l'esigenza che la competizione non si risolva in una gara tra Ds e Margherita: le liste, insomma, dovranno essere trasversali. 100 firme saranno sufficienti per presentarne una e il termine scade il 14 settembre. Resta per ora aperto un tema di non poco conto: chi vince, se nessuno dei candidati raggiunge il 50% dei consensi? Il nodo sarà sciolto dai tre coordinatori (Migliavacca, Soro e Barbi) nelle prossime settimane.
Si voterà dunque in 475 collegi (quelli della vecchia legge elettorale). Ci saranno liste bloccate (senza la possibilità di esprimere una preferenza) collegate ai candidati nazionali che intendono correre per la segreteria. Sulla base dei risultati del voto, i membri della Costituente eleggeranno formalmente il segretario. Si tratta di un metodo identico a quello della corsa per la Casa Bianca. Una vera e propria svolta (di fatto una inversione a U) rispetto alle decisioni dell'ultima riunione del Comitato, a fine maggio, che stabiliva che il leader sarebbe stato scelto dai delegati alla Costituente una volta eletti.
Il premier, che sarà presidente del nuovo partito e dell'Assemblea, mostra di aver accettato la novità positivamente, nonostante fino a qualche settimana fa non fosse particolarmente convinto: "Serve un segretario forte. Il governo non sarà indebolito. Abbiamo trovato un accordo completo". Niente paura, dunque, di una diarchia con Palazzo Chigi, di una doppia leadership che possa mettere nell'angolo il capo del governo: "Voglio essere chiaro - ha detto Prodi ai 45 - si è fatto riferimento a me e al mio ruolo, ma non ci sono dubbi. Il Pd deve avere un segretario forte". Anzi, il premier sembra essersi convinto che per puntellare un governo in difficoltà sia questa l'unica strada possibile: "Un governo serio ha bisogno di un partito serio alle spalle".
Prodi parla anche di "una larga possibilità di partecipazione di liste", del resto ha sempre sostenuto la necessità di avere molti candidati alla segreteria, e sottolinea il carattere federale del nuovo soggetto, tanto che sempre il 14 ottobre verranno eletti anche i segretari regionali.
Un po' tutti i big dell'Ulivo sottoscrivono l'accordo raggiunto e la Margherita sembra particolarmente entusiasta. Se infatti Dario Franceschini (capogruppo del Listone alla Camera) parla di "una giornata di svolta", il coordinatore dei Dl Antonello Soro (che è anche uno dei tre coordinatori che lavorano alle regole) spiega che il segretario sarà un vero leader: "Non sarà solo uno speaker o un organizzatore, ma sarà un capo politico". Il presidente del Senato Franco Marini é convinto che si tratti di "una buona scelta". Soddisfatto, quando lascia il vertice di Piazza Santi Apostoli, anche il vicepremier Francesco Rutelli.
Assente Massimo D'Alema, in Lussemburgo per il Consiglio dei ministri degli Esteri dell'Unione europea, il leader dei Ds Piero Fassino dice che quella decisa è "una soluzione ragionevole, giusta e che realizza il massimo di partecipazione democratica dei cittadini". Anna Finocchiaro (presidente dei senatori dell'Ulivo) sottolinea che si arriverà presto a "un leader forte con una investitura popolare". E ricorda che sarà garantita la presenza delle donne. I candidati delle liste saranno infatti alternati e i due generi saranno presenti al 50%.
Ora i partiti e i big che vorranno correre devono cominciare a lavorare. In molti, durante la riunione, hanno ribadito l'esigenza che la competizione non si risolva in una gara tra Ds e Margherita: le liste, insomma, dovranno essere trasversali. 100 firme saranno sufficienti per presentarne una e il termine scade il 14 settembre. Resta per ora aperto un tema di non poco conto: chi vince, se nessuno dei candidati raggiunge il 50% dei consensi? Il nodo sarà sciolto dai tre coordinatori (Migliavacca, Soro e Barbi) nelle prossime settimane.
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