mercoledì, maggio 09, 2007

Bindi: "Accuse sbagliate e strumentali" sulla Conferenza sulla famiglia di Firenze


INTERVISTA – Bindi: "Accuse sbagliate e strumentali" - Giovanna Casadio - LA REPUBBLICA

ROMA - Chiamano dal Quirinale. Il presidente Giorgio Napolitano sarà all'inaugurazione della Conferenza sulla famiglia di Firenze e bisogna accordarsi con il cerimoniale. Rosy Bindi dimentica per un attimo la bufera politica scatenata dal suo "no" alle associazioni gay. «Che bufera? Qualcuno ha le idee confuse, o è in malafede - contrattacca il ministro della Famiglia - Abbiamo sempre sostenuto il riconoscimento dei diritti delle persone conviventi anche omosessuali, ma altresì abbiamo affermato che i Dico non erano matrimoni di serie B, non rappresentavano un altro tipo di famiglia. Ora non si può pretendere che nella Conferenza nazionale del governo sulla famiglia ci sia confusione. La famiglia è quella dell'articolo 29 della Costituzione».

Ministro Bindi, non potrebbe ripensarci? «Perché dovrei? Allora va ripensato il programma di governo».

Il ministro della Solidarietà, il comunista Paolo Ferrerò non sarà a Firenze per protesta. Ne ci sarà Emma Bonino. L'Unione è divisa persino sugli Stati generali della famiglia? «Il ministro Ferrerò non può permettersi di non venire, il suo mi sembra un atteggiamento strumentale. Ha un dovere istituzionale come responsabile della Solidarietà sociale, molte delle richieste che saranno rivolte al governo interessano in particolare il suo ministero, quindi non deve sottrarsi».

Barbara Pollastrini, autrice con lei della legge sui Dico, afferma che le porte vanno aperte, non chiuse. Cominciate a litigare anche voi due? «Barbara convochi, come ministro dei Diritti e delle Pari opportunità, una Conferenza sui diritti degli omosessuali. Ma io sono ministro della Famiglia. Fare politiche familiari non è in contrapposizione con i diritti delle persone, però le carte non si possono mischiare. Sono critica nei confronti di chi ha convocato il Family day, e li ci si accusa di avere confuso tra convivenze e famiglia. Non è così e sono coerente».

Come risponde alle associazioni gay che l'accusano di discriminazione e le dicono: «Cara Bindi, fartene una ragione, noi siamo famiglie»? «Da un punto di vista sociologico, affettivo, saranno pure famiglie, ma giuridicamente non lo sono. Dopodiché, il governo fa una politica che non discrimina. Inoltre, le associazioni dei genitori omosessuali sono state invitate, anche se adesso annunciano che non verranno».

Lei vuole conquistare la benevolenza dei cattolici? «Casomai quello che sta accadendo mette in evidenza la contraddizione di chi si ostina a fare del Family day, sabato prossimo, solo una manifestazione contro i Dico».

È un nuovo braccio di ferro tra laici e cattolici? «Questa non è distinzione tra cattolici e laici, bensì tra chi legge la Costituzione e chi non la legge. Io non sto sostenendo queste cose perché sono cattolica, ma perché così c'è scritto nella Carta»

Il Partito democratico nasce con fibrillazioni sui diritti civili.«Non credo. In questo paese si va avanti per fazioni: da un lato, ci sono le tentazioni neoclericali, che vedono nel riconoscimento dei diritti delle persone un attentato alla famiglia; dall'altro c'è chi, anche nella mia coalizione, ritiene il riconoscimento dei diritti sia l'equiparazione alla famiglia. No. Chi sta scatenando questa bufera forse ha nascosto prima la realtà a se stesso».

Fatto sta che si trova sotto un fuoco incrociato di critiche.«Vuoi vedere che ho ragione? Qui c'è qualcuno che è stato in malafede, ha giocato sull'equivoco dei Dico: sbaglia chi li legge contro la famiglia come chi li ritiene una forma di famiglia surrettizia. Paradossalmente rischiano di darsi ragione a vicenda. Se avessero ragione gli organizzatori della giornata del 12 maggio, dovrei invitare gli omosessuali alla Conferenza e chi mi critica perché non li invito da ragione alla piazza del Family day secondo cui i Dico sono un attentato alla famiglia».

Perché ritiene che i ministri non debbano manifestare al raduno cattolico? «I ministri non devono andare. È buffo che alcuni non vengano alla conferenza del governo e altri vadano alla manifestazione contro il governo o comunque contro un atto del governo. Mastella, che da ministro della Giustizia ha firmato il provvedimento sulle unioni civili, evidentemente si dissocia da quella parte di sé che fa il Guardasigilli. Fioroni è in contraddizione con se stesso, dal momento che non ha mai criticato i Dico. Dal Family day mi aspetto serie proposte per la politica della famiglia, e quella è la parte della manifestazione che ascolterò e con cui entrerò in sintonia, ma dal mio posto di ministro».

9 maggio 2007

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