venerdì, maggio 25, 2007

Appello del 5° Cammino di Riconciliazione e Pace Benevento - Pietrelcina, 26 maggio 2007

PARTENZA ORE 9,30 PIAZZA RISORGIMENTO – BENEVENTO

“SCEGLIERE LA LEGALITA’
PER COSTRUIRE RICONCILIAZIONE E PACE”

Il nostro cammino di pace e riconciliazione continua!

Il nostro “mai” alla guerra, a tutte le guerre, è legato alla consapevolezza delle sue cause e dunque alle ragioni di una pace che nasce e si alimenta dalla giustizia.

Per questo abbiamo messo al centro del nostro impegno la lotta alla povertà partecipando attivamente alla campagna sugli obiettivi di sviluppo del millennio: abbiamo denunciato che “la povertà non è un destino” ineluttabile e che “i poveri non possono aspettare” i tempi di uno sviluppo fondato sul neo-liberismo, con il suo carico di ulteriori e sempre più gravi ingiustizie.

Il nostro cammino è continuato facendo nostro “il grido dell’Africa”, cioè del continente nel quale le ingiustizie e le storture dello sviluppo ineguale continuano a portare, più che in altri luoghi del pianeta, povertà e morte: morte per malattie generalmente curabili, morte per AIDS, morte per fame o denutrizione, morte per violenza e guerre.

Il Forum Sociale Mondiale di Nairobi è stata l’occasione con la quale questo grido ha provato a diventare voce. E così abbiamo potuto ascoltare direttamente le parole di coloro che, nonostante tutto, non perdono la speranza.

Ma abbiamo anche toccato con mano il divario sempre più grande tra miseria e ricchezza; la violenza che nasce dall’ingiustizia; la corruzione dei governi che moltiplica gli interessi del debito estero mentre la popolazione continua a vivere nel degrado degli slums senza godere di alcun beneficio dai crediti erogati dai Paesi donatori.

Paradossalmente, le stesse risorse di cui il continente africano è ricco sono state finora la sua maledizione: lo sfruttamento che ne è stato e che ne viene fatto da parte di grandi gruppi multinazionali viene scambiato con il sostegno ai gruppi di potere locale più conniventi. E troppo spesso questo sostegno si traduce in fornitura illegale di armi affinché il potere di questi gruppi possa prevalere e garantire che la rapina (di oro nero, di metalli preziosi e rari, di diamanti, ora anche dell’acqua…) possa continuare.

Da qui la miriade di grandi o più piccoli conflitti che seminano morte e ulteriore miseria. E dalla morte e dalla miseria si può solo provare a fuggire, se ci si riesce e se si ha il denaro per pagare chi della tratta di essere umani fa la sua fonte di arricchimento.


L’illegalità tocca allora le nostre sponde con le carrette dei disperati, ma attraversa anche i nostri ricchi paesi del nord del mondo con i carichi illegali delle armi, leggere o pesanti, fabbricate anche da noi ed esportate (intere o smontate) in quei Paesi grazie ad abili “triangolazioni”, formalmente legali, o caricate clandestinamente camuffando documenti di trasporto; o diventando crocevia di import-export di prodotti frutto di lavoro schiavo…

E anche nella nostra civilissima Europa, in Italia, nelle terre in cui viviamo, quest’illegalità non solo transita, ma mette radici, si alimenta, si trasforma e trova nuovi canali e nuovi affari per prosperare e riprodursi.

Triadi cinesi, yakusa giapponese, mafie russe, “cartelli” latino americani, mafia, camorra, ‘ndrangheta, Sacra Corona,… non importa i nomi e le forme che assume fuori o dentro casa nostra. L’unica cosa certa è il potere illegale e trasversale che esercita sui più deboli, sui più poveri, su coloro che per sopravvivere o, come spesso accade da noi, per inseguire i miti insensati dell’avere, non esitano a vendersi e a farsi schiavi e schiave per sempre: fino al punto di diventare complici dei loro aguzzini nell’innescare spirali di violenza e conflitto che coinvolgono anche noi, la nostra vita quotidiana, e tentano di imporre a tutti le loro leggi.

Non lasciare spazio alla disperazione e alla morte, ma proporre riconciliazione e pace, in questi contesti, significa prima di tutto rimettere al centro le singole persone, restituendo a loro stesse e alla comunità le loro storie come risorsa per tutti, come possibilità per tracciare nuovi percorsi che diano concretamente voce alla speranza.

In questo cammino personale e comunitario ci si guardi attorno, si rileggano le relazioni che si intrecciano quotidianamente nelle nostre città, nelle nostre case, nelle nostre scuole, nei luoghi di lavoro, nelle nostre istituzioni,… per ri-scoprirne il senso e tracciare nuovi fili di collaborazione solidale che si riapproprino del territorio, liberandolo dai ricatti della criminalità organizzata e dei clan.

Costruire pace ricostruendo legalità diventa dunque un obiettivo vicino, possibile per tutti e per tutte. Non ci sono da fare viaggi in terre lontane e non conosciute; in palio non ci sono encomi o medaglie, ma la ricerca e la pratica della legalità richiedono comunque coraggio: ce lo dicono le vittime delle mafie.

La rinascita di intere comunità liberate dal giogo della mafia e della corruzione ci dice anche però che ricostruire legalità significa disegnare nuova convivenza civile, mettere in moto nuovo sviluppo culturale, sociale, economico proprio ed anche nel nostro Sud.

Il nostro cammino di riconciliazione e pace vuole percorrere questa strada.

Vieni anche tu?

3 commenti:

piesal ha detto...

Sarò bizzarro, sarò pazzo, ma in questi casi ci volgiono, come ho scritto nel mio post, delle azioni eradicanti, in quanto penso sia arrivata l'ora di finirla.

FulviaLeopardi ha detto...

verrei volentieri, ma chi può?

Pasquale Orlando ha detto...

se vieni oltre il cammino scoprirai i prodotti tipici dell'antico Sannio....