Dov’è il vostro tesoro — dice il Vangelo-, là sarà anche il vostro cuore». Potrà sembrare strano a qualcuno, ma queste parole celebri di Gesù mi sono venute in mente in queste ore convulse passate a parlare, riflettere e discutere di Family day, richieste delle famiglie, polemiche poliriche e inaspettate risorse extragettito. C’è una grande manifestazione popolare indetta dalle più importanti organizzazioni del laicato cattolico italiano.
Una manifestazione per mettere finalmente al centro dell’attenzione della politica, e della società, il valore e la realtà concreta della famiglia. C’è un ministro della famiglia che risponde positivamente: «Il mio cuore è con voi». C’è infine un governo che ammette di ritrovarsi nel cassetto un “tesoretto”. Quale migliore occasione per dimostrare a tutti — dico a tutti — che davvero la famiglia è al centro dei pensieri e nel cuore di questo esecutivo? Se il bonus fiscale derivante dalle maggiori entrate tributarie, l’ormai noto tesoretto, sarà destinato effettivamente alla famiglia — ad esempio nella forma dell’abolizione Ici per la prima casa — non avremo ottenuto forse il primo importante risultato del tanto temuto family day? Non avremo dato la prima vera risposta a quella maggioranza silenziosa di famiglie “tradizionali” che da troppo tempo ormai attendono di essere riconosciute e aiutate nella loro “ordinaria” eppure eccezionale quotidianità? Perché allora tanta preoccupazione e agitazione per questo fatidico 12 maggio in piazza San Giovanni? Perché se i cattolici si mobilitano non si guarda all’oggetto delle loro preoccupazioni, ma si valuta strumentalmente quale può essere l’obiettivo politico-partitico che sta dietro alle loro scelte?
Nei mesi passati abbiamo assistito a scioperi e a manifestazioni per tutelare salari e orari di lavoro, anche imponenti, organizzate dalle confederazioni sindacali, alcune delle quali non certo politicamente neutre, eppure nessuno si è sognato di parlare di spallata o di iniziativa antigovernativa. Invece, quando al centro si è collocata la tutela della famiglia e come promotrici sono comparse le più importanti organizzazioni del laicato cattolico italiano, subito s’è destata la paura ed è emerso il sospetto.
Proviamo capirne il motivo. Innanzitutto la famiglia: un tema assai desueto per il politichese, almeno fino alle ultime elezioni, quando tutti i programmi elettorali sono stati infiocchettati con proposte, più o meno demagogiche, a suo sostegno e fino a che, non senza coraggio, il governo Prodi ha fatto nascere un apposito ministero con il compito di promuovere questo straordinario soggetto sociale. Da allora in avanti, però, pur con qualche tentativo di dare concretezza ai programmi, comparso in Finanziaria — con risultati invero ancora assai modesti — si è parlato principalmente di famiglia solo per darne definizioni e per chiarirne i limiti. E il dibattito, invece di portare a una mobilitazione per sostenere un valore dimenticato da tanti governi, anche cattolicissimi, che si sono susseguiti negli anni passati, è rimasto imprigionato nelle sabbie mobili della sterile contrapposizione ideologica. La politica, la buona politica, come tutti ben sappiamo, comporta la scelta coraggiosa delle priorità: in questi mesi, invece, ci si è accontentati di seguire l’onda del dibattito mediatico, spesso lontano dalla realtà e manipolato da minoranze organizzate. Allora perchè stupirsi se alcuni soggetti, che da sempre lottano per i diritti della famiglia, che si spendono in mille modi diversi per darle concreto aiuto, decidono anche di scendere un piazza? L’attenzione mediatica, una volta tanto, oggi c’è, le proposte concrete queste organizzazioni le hanno predisposte da tempo e tra loro affinate, l’entusiasmo e il desiderio di fare dei propri associati è palese. La politica sembra aver bisogno di una piccola spinta, per poter andare finalmente nella giusta direzione, rimettendosi in sintonia con il sentire dei più. Il family day, quindi, può divenire un vivace e partecipato momento di rilancio, uno sprone perché la conferenza sulla famiglia, che il governo ha indetto per la fine di maggio, non sia un incontro rituale, ma davvero l’avvio di una grande stagione di riforme e di investimenti coraggiosi. Quanto agli organizzatori, diversi nella loro storia, per sensibilità e interessi specifici, credo non debba stupire nessuno il fatto che abbiano trovato su questo tema un convinto motivo di unità. Sono infatti, ciascuno a proprio modo, associazioni e movimenti che vivono la loro ecclesialità nel servizio, di annuncio, testimonianza e carità, alle persone concrete, in carne ed ossa, con tutti i problemi che il mondo oggi ci pone innanzi. Parlare di famiglia per queste organizzazioni non può essere astratta elucubrazione sui massimi principi, ma nemmeno riduttivistica elencazione di problemi. Come emerge dal manifesto “Più famiglia”, al cuore vi è il desiderio che si affermi la bellezza di questo bene umano fondamentale, che se ne riconosca il ruolo sociale, la soggettività, la capacità di produrre coesione sociale e, ancor più, dì dare significato alla vita.
Non si nega l’attenzione anche alle istanze di quanti vivono in unioni differenti da quelle familiari, che pure sono spesso oggetto delle cure delle organizzazioni promotrici, ma si ribadisce la necessità di non fare confusione. Lasciando poi al legislatore, come è giusto che sia, opera. re le scelte più coerenti con il dettato della Costituzione e con i valori che vengono enunciati. Possiamo sperare che da oggi al 12 maggio si affievoliscano le polemiche e crescano le proposte concrete? I segnali di queste ore, la richiesta di molte forze politiche di investire l’intero gettito aggiuntivo sul sostegno alla famiglia, ci fanno ben sperare. L’importante è che sia chiaro a tutti che la famiglia è il vero tesoro di questo paese.
Andrea OLIVERO - Presidente Nazionale delle Acli
Una manifestazione per mettere finalmente al centro dell’attenzione della politica, e della società, il valore e la realtà concreta della famiglia. C’è un ministro della famiglia che risponde positivamente: «Il mio cuore è con voi». C’è infine un governo che ammette di ritrovarsi nel cassetto un “tesoretto”. Quale migliore occasione per dimostrare a tutti — dico a tutti — che davvero la famiglia è al centro dei pensieri e nel cuore di questo esecutivo? Se il bonus fiscale derivante dalle maggiori entrate tributarie, l’ormai noto tesoretto, sarà destinato effettivamente alla famiglia — ad esempio nella forma dell’abolizione Ici per la prima casa — non avremo ottenuto forse il primo importante risultato del tanto temuto family day? Non avremo dato la prima vera risposta a quella maggioranza silenziosa di famiglie “tradizionali” che da troppo tempo ormai attendono di essere riconosciute e aiutate nella loro “ordinaria” eppure eccezionale quotidianità? Perché allora tanta preoccupazione e agitazione per questo fatidico 12 maggio in piazza San Giovanni? Perché se i cattolici si mobilitano non si guarda all’oggetto delle loro preoccupazioni, ma si valuta strumentalmente quale può essere l’obiettivo politico-partitico che sta dietro alle loro scelte?
Nei mesi passati abbiamo assistito a scioperi e a manifestazioni per tutelare salari e orari di lavoro, anche imponenti, organizzate dalle confederazioni sindacali, alcune delle quali non certo politicamente neutre, eppure nessuno si è sognato di parlare di spallata o di iniziativa antigovernativa. Invece, quando al centro si è collocata la tutela della famiglia e come promotrici sono comparse le più importanti organizzazioni del laicato cattolico italiano, subito s’è destata la paura ed è emerso il sospetto.
Proviamo capirne il motivo. Innanzitutto la famiglia: un tema assai desueto per il politichese, almeno fino alle ultime elezioni, quando tutti i programmi elettorali sono stati infiocchettati con proposte, più o meno demagogiche, a suo sostegno e fino a che, non senza coraggio, il governo Prodi ha fatto nascere un apposito ministero con il compito di promuovere questo straordinario soggetto sociale. Da allora in avanti, però, pur con qualche tentativo di dare concretezza ai programmi, comparso in Finanziaria — con risultati invero ancora assai modesti — si è parlato principalmente di famiglia solo per darne definizioni e per chiarirne i limiti. E il dibattito, invece di portare a una mobilitazione per sostenere un valore dimenticato da tanti governi, anche cattolicissimi, che si sono susseguiti negli anni passati, è rimasto imprigionato nelle sabbie mobili della sterile contrapposizione ideologica. La politica, la buona politica, come tutti ben sappiamo, comporta la scelta coraggiosa delle priorità: in questi mesi, invece, ci si è accontentati di seguire l’onda del dibattito mediatico, spesso lontano dalla realtà e manipolato da minoranze organizzate. Allora perchè stupirsi se alcuni soggetti, che da sempre lottano per i diritti della famiglia, che si spendono in mille modi diversi per darle concreto aiuto, decidono anche di scendere un piazza? L’attenzione mediatica, una volta tanto, oggi c’è, le proposte concrete queste organizzazioni le hanno predisposte da tempo e tra loro affinate, l’entusiasmo e il desiderio di fare dei propri associati è palese. La politica sembra aver bisogno di una piccola spinta, per poter andare finalmente nella giusta direzione, rimettendosi in sintonia con il sentire dei più. Il family day, quindi, può divenire un vivace e partecipato momento di rilancio, uno sprone perché la conferenza sulla famiglia, che il governo ha indetto per la fine di maggio, non sia un incontro rituale, ma davvero l’avvio di una grande stagione di riforme e di investimenti coraggiosi. Quanto agli organizzatori, diversi nella loro storia, per sensibilità e interessi specifici, credo non debba stupire nessuno il fatto che abbiano trovato su questo tema un convinto motivo di unità. Sono infatti, ciascuno a proprio modo, associazioni e movimenti che vivono la loro ecclesialità nel servizio, di annuncio, testimonianza e carità, alle persone concrete, in carne ed ossa, con tutti i problemi che il mondo oggi ci pone innanzi. Parlare di famiglia per queste organizzazioni non può essere astratta elucubrazione sui massimi principi, ma nemmeno riduttivistica elencazione di problemi. Come emerge dal manifesto “Più famiglia”, al cuore vi è il desiderio che si affermi la bellezza di questo bene umano fondamentale, che se ne riconosca il ruolo sociale, la soggettività, la capacità di produrre coesione sociale e, ancor più, dì dare significato alla vita.
Non si nega l’attenzione anche alle istanze di quanti vivono in unioni differenti da quelle familiari, che pure sono spesso oggetto delle cure delle organizzazioni promotrici, ma si ribadisce la necessità di non fare confusione. Lasciando poi al legislatore, come è giusto che sia, opera. re le scelte più coerenti con il dettato della Costituzione e con i valori che vengono enunciati. Possiamo sperare che da oggi al 12 maggio si affievoliscano le polemiche e crescano le proposte concrete? I segnali di queste ore, la richiesta di molte forze politiche di investire l’intero gettito aggiuntivo sul sostegno alla famiglia, ci fanno ben sperare. L’importante è che sia chiaro a tutti che la famiglia è il vero tesoro di questo paese.
Andrea OLIVERO - Presidente Nazionale delle Acli
2 commenti:
certo che il problema del mezzogiorno è una cosa molto grave anche colpa dello stato o di noi stessi
Complimenti per il vostro blog, tornerò spesso a leggervi, buona giornata da Tiziano
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