venerdì, marzo 16, 2007

Il viaggio che porta un cattolico nel Partito Democratico

Per Bobba “è tempo di andare oltre il cattolicesimo democratico se non si vuole essere travolti dalla montante cultura teocon”
Qual è il posto dei cattolici oggi? In particolare, di quelli impegnati in politica. Che significa per i cattolici costruire il Partito democratico? Dopo il centro degasperiano che guardava a sinistra, dopo il centrosinistra di Fanfani, dopo la solidarietà nazionale di Moro, esiste oggi una quarta fase del cattolicesimo democratico? Sono queste le domande cruciali che si pone Luigi Bobba nel suo ultimo libro, Il posto dei cattolici (Einaudi editori).
E’ il viaggio di un cattolico, cominciato più di 30 anni fa , quando giovane adolescente con il lavoro di cameriere in un albergo di montagna si pagava le vacanze nella comunità ecumenica di Taizè e cominciava a riflettere nei Carrefour (i gruppi di lavoro) attraverso il metodo della ricerca, del confronto, del lavorare insieme. E’ il viaggio del pellegrino che approda alla comunità di Bose e che si forma politicamente alla redazione della rivista Sette Giorni di Ruggero Orfei e Piero Pratesi. È il viaggio del dirigente ac1ista che «per quegli itinerari imprevisti della vita» si ritrova a Roma nel momento più delicato e conflittuale dell'organizzazione, individuando nel ritrovato fondamento della spiritualità il cardine dell'impegno sociale.
È un viaggio pieno di suggestioni.
La prima: la sfida dell'identità, che interpella i cattolici e che da memoria deve farsi «progetto culturale». Poi: la sfida della laicità, non più a partire dallo stato, ma a partire dai cittadini che si riconoscono i valori radicati, popolari, della tradizione cristiana. Infine: la sfida dell'etica pubblica, dove c'è spazio per i valori identitari del cattolicesimo italiano, purché si rifugga dalle «derive insidiose» del liberismo e della religione civile.
Dentro la cornice di queste tre grandi sfide c'è l’impegno del cattolico in politica, c'è il "posto"' che deve ricoprire. La coscienza del politico cattolico non può fare a meno di interrogarsi del perché la politica sia così screditata, del perché esista uno «scollamento» tra struttura partito e cittadino.
Non è stato sempre così, pensiamo alla straordinaria stagione della Costituente che era una grande agorà «dove si piantarono le fondamenta della nostra comunità». Oggi occorre ripartire da un grande manifesto di valori, non astratto, ma concreto, come concretissime sono le quattro direttrici, «i quattro punti cardinali» indicati da Giovanni Paolo II rivolgendosi al corpo diplomatico il 7 gennaio 2005 nella sala Clementina: la vita, la libertà, il pane e la pace.
Sono i quattro valori chiave dell'agire sociale e politico. Centrale spartiacque è oggi, in un mondo dominato dalla tecnica, la biopolitica, cioè «l’intervento del potere politico nelle questioni che riguardano la vita biologica delle persone». È tema laico e lo dimostrano le riflessioni di Habermas e Hanna Arendt.
È tema che chiede di prendere posizione.
A partire da questo è urgente una analisi seria della cultura cattolica democratica. Dice Bobba: «Viene il tempo di andare oltre il cattolicesimo democratico, se non si vuole dissolversi in un anacronistico moderatismo o essere travolti dalla montante cultura teocon».
I valori di riferimento non vanno nascosti; vanno proposti secondo il «metodo della ragionevolezza civica, ovvero argomentando e convincendo gli altri della bontà di una scelta». Di questa sfida se ne rende conto anche Baraci Obama che Bobba cita più volte.
Su queste basi, ma anche sulle straordinarie testimonianze di Caterina da Siena e di Tommaso Moro può nascere il Partito democratico, partito pluralista che deve assumere come principio regolativo della_ «l’autonomia della società civile organizzata».
Dentro questa organizzazione sociale c’è infatti in Italia la presenza sociale, educativa e caritativa della Chiesa che è rimasta più che mai vitale anche dopo «l’improvviso cedimento» della Democrazia cristiana.
Infatti conclude Bobba: «Un partito che si propone di diventare il baricentro politico di uno dei due schieramenti, non potrà non essere un "partito nazionale" (come lo furono la Dc e il Pci) e dunque non potrà non alimentarsi anche della cultura, dei valori e della presenza sociale che dal cattolicesimo traggono origine».
Il libro di Bobba ha anche il merito di ricordare due grandi virtù che il cattolico impegnato in politica non deve mai dimenticare: la prudenza, nel senso di «accortezza», capacità di comprendere la complessità del reale; e la speranza, che in politica significa «responsabilità del rischio», che in Luigi Bobba si esemplifica nella lezione datagli da Oscar Luigi Scalfaro dinnanzi alle sue titubanze nell'affrontare la battaglia referendaria dello scorso giugno: «Se nella mia vita politica avessi combattuto solo le battaglie che sulla carta apparivano vincenti, probabilmente sarei rimasto i poltrona ad aspettare quasi sempre!».
di ALBERTO GAMBINO da Europa.

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