Emergenza doping. Oltre 500 mila persone in Italia fanno uso di sostanze dopanti. Anabolizzanti, ormoni ed epo sono diffusi dalla palestra allo stadio e muovono un giro d'affari di circa 600 milioni di euro.
6 milioni di dosi sono state sequestrate nel biennio 2003-2005 per un valore di oltre 8 milioni di euro, ma le forze dell’ordine pensano che sia solo il 15% del traffico in circolazione nel nostro Paese. I dati emergono dalla ricerca 'I traffici mondiali delle sostanze dopanti', presentata oggi a Roma dalle associazioni Libera, Csi, Uisp e UsAcli.
Il fenomeno, che il presidente dell’Unione sportiva Acli Alfredo Cucciniello giudica «allarmante e sbalorditivo per la sua diffusione», non è certo confinato all’Italia ma globalizzato: in tutto il mondo gli assuntori di doping sarebbero infatti 15 milioni e mezzo; il traffico di queste sostanze, tutto in mano alle mafie, viaggia su almeno sette rotte internazionali e si aggira su centinaia di milioni di euro.
«Per contrastare quest’emergenza – ha spiegato Cucciniello – oltre che una decisa azione investigativa e repressiva, che riguarda l’Interpol sul piano internazionale e le nostre Forze dell’ordine in Italia, occorrono leggi che costituiscano un sicuro deterrente proponendo sanzioni severe». «Ma tutto ciò non basta – ha aggiunto – perché oltre alla severità delle pene è necessaria un’azione preventiva di educazione da parte di tutti quelli che hanno a cuore le sorti dello sport, ma soprattutto la salute delle persone. Occorre puntualizzare che chi si ‘dopa’ viola i principi dello sport, danneggia chi pratica lo sport senza “aiuti” e contribuisce a generare traffici illeciti di dimensioni ancora più ampie».
Non esiste del resto solo il doping di tipo farmacologico. C’è un doping amministrativo che consiste nella continua violazione dei regolamenti sportivi. «Dovremo concentrarci – conclude Cucciniello – in un’azione formativa e informativa tesa a restituire allo sport la sua dimensione educativa, la sua efficacia quale strumento di tutela della salute, la sua utilità nella costruzione di percorsi di legalità, pace e democrazia, il suo ruolo per l’inclusione e la coesione sociale, sottraendolo, per quanto possibile, alle logiche dello show business e del successo ad ogni costo che, a mio avviso, costituiscono la ragione primaria della pratica del doping».
Ricerca presentata da Libera, Cis, Uisp e Unione sportiva Acli
6 milioni di dosi sono state sequestrate nel biennio 2003-2005 per un valore di oltre 8 milioni di euro, ma le forze dell’ordine pensano che sia solo il 15% del traffico in circolazione nel nostro Paese. I dati emergono dalla ricerca 'I traffici mondiali delle sostanze dopanti', presentata oggi a Roma dalle associazioni Libera, Csi, Uisp e UsAcli.
Il fenomeno, che il presidente dell’Unione sportiva Acli Alfredo Cucciniello giudica «allarmante e sbalorditivo per la sua diffusione», non è certo confinato all’Italia ma globalizzato: in tutto il mondo gli assuntori di doping sarebbero infatti 15 milioni e mezzo; il traffico di queste sostanze, tutto in mano alle mafie, viaggia su almeno sette rotte internazionali e si aggira su centinaia di milioni di euro.
«Per contrastare quest’emergenza – ha spiegato Cucciniello – oltre che una decisa azione investigativa e repressiva, che riguarda l’Interpol sul piano internazionale e le nostre Forze dell’ordine in Italia, occorrono leggi che costituiscano un sicuro deterrente proponendo sanzioni severe». «Ma tutto ciò non basta – ha aggiunto – perché oltre alla severità delle pene è necessaria un’azione preventiva di educazione da parte di tutti quelli che hanno a cuore le sorti dello sport, ma soprattutto la salute delle persone. Occorre puntualizzare che chi si ‘dopa’ viola i principi dello sport, danneggia chi pratica lo sport senza “aiuti” e contribuisce a generare traffici illeciti di dimensioni ancora più ampie».
Non esiste del resto solo il doping di tipo farmacologico. C’è un doping amministrativo che consiste nella continua violazione dei regolamenti sportivi. «Dovremo concentrarci – conclude Cucciniello – in un’azione formativa e informativa tesa a restituire allo sport la sua dimensione educativa, la sua efficacia quale strumento di tutela della salute, la sua utilità nella costruzione di percorsi di legalità, pace e democrazia, il suo ruolo per l’inclusione e la coesione sociale, sottraendolo, per quanto possibile, alle logiche dello show business e del successo ad ogni costo che, a mio avviso, costituiscono la ragione primaria della pratica del doping».
Ricerca presentata da Libera, Cis, Uisp e Unione sportiva Acli
Nessun commento:
Posta un commento