Nasce, dalle radici della Cisl internazionale e della Cmt, un nuovo e più grande soggetto sindacale internazionale: la Csi
«Datemi una leva e vi solleverò il mondo», affermava il geniale Archimede. Non avrebbe certo immaginato che molti secoli dopo questa immagine sarebbe stata scelta dal sindacalismo internazionale quale logo della nuova Confederazione unitaria (Ituc/Csi), che è stata fondata a Vienna nei giorni 1-3 novembre 2006.
Una data storica: la nuova struttura mondiale nasce, dopo tre anni di intenso e appassionato lavoro, dalla riunificazione delle due storiche centrali sindacali mondiali del secolo trascorso: la Cisl internazionale (fondata 57 anni or sono) e la Ctm (nata 86 anni fa con il nome originario di Confederazione internazionale dei sindacati cristiani – Cisc, cui hanno aderito le Acli sin dalla loro fondazione). Con l’aggiunta di alcune Unioni nazionali che non erano sinora membre di alcuna struttura internazionale, la nuova Confederazione raggruppa ora oltre 310 organizzazioni, di 157 paesi e territori, con oltre 166 milioni di membri associati. Altre si stanno già preparando ad aderire nei prossimi mesi.
«È un fatto storico», ha affermato Emilio Gabaglio, che ha presieduto per due anni la Commissione preparatoria, incaricata di predisporre la Dichiarazione di principi e lo Statuto della Csi. «Non era mai accaduto prima – ha aggiunto – nella soria del movimento sindacale un Congresso di questa ampiezza (1.800 delegati, una vera babele di lingue, ma tutte convergenti verso il comune obiettivo) e di questa rappresentatività».
Per la prima volta, le organizzazioni sindacali democratiche e indipendenti sono riunite in un movimento unito nella diversità, che si pone l’ambizioso obiettivo di rifondare il movimento sindacale internazionale, per dare un volto più umano alla globalizzazione e, in stretta alleanza con l’Organizzazione internazionale del lavoro, lottare per permettere ad ogni uomo e donna di poter avere avere accesso ad un lavoro decente, per vivere una vita degna.
La nuova struttura, della quale è stato eletto Segretario generale il britannico Guy Ryder, stabilirà organizzazioni regionali nei diversi continenti e rileverà la maggior parte delle strutture e degli impegni internazionali derivanti dalle due organizzazioni storiche – la Cisl e la Cmt – che tra molta commozione e un po’ di comprensibile tristezza, hanno celebrato il giorno 31 ottobre i rispettivi Congressi di scioglimento.
È sulle note di Mozart, alla presenza delle massime autorità internazionali – tra gli altri Juan Somavia e Pascal Lamy – che la nuova centrale internazionale ha infine approvato un ambizioso quanto impegnativo programma di lavoro. «Vi sono immensamente grato – ha affermato tra gli applausi prolungati il direttore generale dell’Ilo, Somavia – perchè senza il movimento sindacale internazionale non sarebbe nata l’Agenda per un lavoro decente, che ha cambiato le priorità della politica delle organizzazioni internazionali. Oggi voi avete avuto il coraggio di fare una cosa nuova ed unica, abbandonare strutture gloriose e storiche del movimento dei lavoratori per dare vita ad un’organizzazione all’altezza del secolo XXI. Io sento che qui nasce una forza capace di rilanciare la difesa di valori centrali nei quali tutti noi crediamo, la dignità di ogni uomo e la dignità dei lavoratori, che sono il cuore della tenuta di ogni società e che oggi dobbiamo sapere riaffermare di fronte al rischio che vinca un capitalismo liberista e globalizzato senza regole».
La Csi nasce dunque, secondo gli interventi di tutti i principali leader sindacali del mondo intero che si susseguono al podio – con interventi di 4 minuti ciascuno – con la coscienza condivisa di voler dare nuova rappresentatività e forza negoziale più forte ai lavoratori e alle lavoratrici di tutto il mondo, per essere soggetto di sviluppo, di giustizia e di democrazia. È il programma quantomai ambizioso che si legge sin dalle prime battute del sintetico ma denso documento programmatico varato dal Congresso (10 pagine). Dove con grande semplicità di parole si afferma che “Il Congresso impegna la Csi a cambiare in modo strutturale la mondializzazione affinché essa funzioni a favore dei lavoratori e delle lavoratici, dei disoccupati e dei poveri”, con un articolato piano di azioni e di campagne mondiali, anche in collaborazione con le principali forze della società civile e delle forze politiche.
Tra i molti punti che toccano i temi cari da sempre alle organizzazioni dei lavoratori, risalta il capitolo molto chiaro dell’impegno per la pace, sin dalla Dichiarazione di principi, per rafforzarne le ragioni e le condizioni, impegnare la Confederazione a favore di un mondo senza armi di distruzioni di massa e per un disarmo generalizzato. Parole che fanno dire al presidente federale della Repubblica dell’Austria Fischer, in un applauditissimo intervento: «Sono membro da 47 anni del sindacato e sono emozionato per il ruolo centrale che affidate alla pace: la guerra e tutto cio che ad essa è collegato sono dei veri flagelli per l’umanità, la guerra non risolve mai i problemi, anzi spesso ne crea di nuovi. Per il nostro futuro dobbiamo essere contro la guerra, lottare per la giustizia sociale e per la democrazia, per i diritti umani e per una buona vita per tutti».
Con la coscienza che quanto è avvenuto a Vienna è un segno di grande speranza per molti, che attende ora la messa in opera della capacità organizzativa dei suoi dirigenti in tutto il mondo, per corrispondere ad una attesa e ad una domanda di nuove iniziative globali che diano corpo alla forza del comune sentire di così tanti uomini e donne.
Luca Jahier
«Datemi una leva e vi solleverò il mondo», affermava il geniale Archimede. Non avrebbe certo immaginato che molti secoli dopo questa immagine sarebbe stata scelta dal sindacalismo internazionale quale logo della nuova Confederazione unitaria (Ituc/Csi), che è stata fondata a Vienna nei giorni 1-3 novembre 2006.
Una data storica: la nuova struttura mondiale nasce, dopo tre anni di intenso e appassionato lavoro, dalla riunificazione delle due storiche centrali sindacali mondiali del secolo trascorso: la Cisl internazionale (fondata 57 anni or sono) e la Ctm (nata 86 anni fa con il nome originario di Confederazione internazionale dei sindacati cristiani – Cisc, cui hanno aderito le Acli sin dalla loro fondazione). Con l’aggiunta di alcune Unioni nazionali che non erano sinora membre di alcuna struttura internazionale, la nuova Confederazione raggruppa ora oltre 310 organizzazioni, di 157 paesi e territori, con oltre 166 milioni di membri associati. Altre si stanno già preparando ad aderire nei prossimi mesi.
«È un fatto storico», ha affermato Emilio Gabaglio, che ha presieduto per due anni la Commissione preparatoria, incaricata di predisporre la Dichiarazione di principi e lo Statuto della Csi. «Non era mai accaduto prima – ha aggiunto – nella soria del movimento sindacale un Congresso di questa ampiezza (1.800 delegati, una vera babele di lingue, ma tutte convergenti verso il comune obiettivo) e di questa rappresentatività».
Per la prima volta, le organizzazioni sindacali democratiche e indipendenti sono riunite in un movimento unito nella diversità, che si pone l’ambizioso obiettivo di rifondare il movimento sindacale internazionale, per dare un volto più umano alla globalizzazione e, in stretta alleanza con l’Organizzazione internazionale del lavoro, lottare per permettere ad ogni uomo e donna di poter avere avere accesso ad un lavoro decente, per vivere una vita degna.
La nuova struttura, della quale è stato eletto Segretario generale il britannico Guy Ryder, stabilirà organizzazioni regionali nei diversi continenti e rileverà la maggior parte delle strutture e degli impegni internazionali derivanti dalle due organizzazioni storiche – la Cisl e la Cmt – che tra molta commozione e un po’ di comprensibile tristezza, hanno celebrato il giorno 31 ottobre i rispettivi Congressi di scioglimento.
È sulle note di Mozart, alla presenza delle massime autorità internazionali – tra gli altri Juan Somavia e Pascal Lamy – che la nuova centrale internazionale ha infine approvato un ambizioso quanto impegnativo programma di lavoro. «Vi sono immensamente grato – ha affermato tra gli applausi prolungati il direttore generale dell’Ilo, Somavia – perchè senza il movimento sindacale internazionale non sarebbe nata l’Agenda per un lavoro decente, che ha cambiato le priorità della politica delle organizzazioni internazionali. Oggi voi avete avuto il coraggio di fare una cosa nuova ed unica, abbandonare strutture gloriose e storiche del movimento dei lavoratori per dare vita ad un’organizzazione all’altezza del secolo XXI. Io sento che qui nasce una forza capace di rilanciare la difesa di valori centrali nei quali tutti noi crediamo, la dignità di ogni uomo e la dignità dei lavoratori, che sono il cuore della tenuta di ogni società e che oggi dobbiamo sapere riaffermare di fronte al rischio che vinca un capitalismo liberista e globalizzato senza regole».
La Csi nasce dunque, secondo gli interventi di tutti i principali leader sindacali del mondo intero che si susseguono al podio – con interventi di 4 minuti ciascuno – con la coscienza condivisa di voler dare nuova rappresentatività e forza negoziale più forte ai lavoratori e alle lavoratrici di tutto il mondo, per essere soggetto di sviluppo, di giustizia e di democrazia. È il programma quantomai ambizioso che si legge sin dalle prime battute del sintetico ma denso documento programmatico varato dal Congresso (10 pagine). Dove con grande semplicità di parole si afferma che “Il Congresso impegna la Csi a cambiare in modo strutturale la mondializzazione affinché essa funzioni a favore dei lavoratori e delle lavoratici, dei disoccupati e dei poveri”, con un articolato piano di azioni e di campagne mondiali, anche in collaborazione con le principali forze della società civile e delle forze politiche.
Tra i molti punti che toccano i temi cari da sempre alle organizzazioni dei lavoratori, risalta il capitolo molto chiaro dell’impegno per la pace, sin dalla Dichiarazione di principi, per rafforzarne le ragioni e le condizioni, impegnare la Confederazione a favore di un mondo senza armi di distruzioni di massa e per un disarmo generalizzato. Parole che fanno dire al presidente federale della Repubblica dell’Austria Fischer, in un applauditissimo intervento: «Sono membro da 47 anni del sindacato e sono emozionato per il ruolo centrale che affidate alla pace: la guerra e tutto cio che ad essa è collegato sono dei veri flagelli per l’umanità, la guerra non risolve mai i problemi, anzi spesso ne crea di nuovi. Per il nostro futuro dobbiamo essere contro la guerra, lottare per la giustizia sociale e per la democrazia, per i diritti umani e per una buona vita per tutti».
Con la coscienza che quanto è avvenuto a Vienna è un segno di grande speranza per molti, che attende ora la messa in opera della capacità organizzativa dei suoi dirigenti in tutto il mondo, per corrispondere ad una attesa e ad una domanda di nuove iniziative globali che diano corpo alla forza del comune sentire di così tanti uomini e donne.
Luca Jahier
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