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venerdì, aprile 24, 2009

Doping: 3,9% di positivi nello sport amatoriale


Al convegno dell'Unione sportiva Acli anticipati i dati 2008 della Commissione ministeriale di vigilanza e controllo antidoping. Cucciniello Us Acli: 'Emergenza educativa'



Roma, 24 aprile 2009 – Lo spettro del doping sugli sport amatoriali. Anticipati al convegno dell'Unione sportiva Acli sulla prevenzione antidoping i dati preliminari del 2008 della Commissione ministeriale per la vigilanza e il controllo del doping e per la tutela della salute nelle attività sportive. Su circa 860 controlli effettuati nel 2008, il numero di atleti ‘dilettanti’ positivi è pari al 3,9%. Un dato particolarmente allarmante si si pensa che tra gli atleti professionisti la percentuale di positività è intorno all'1%. Ciclismo, body building e box gli sport più ‘positivi’. Ormoni, steroidi e anabolizzanti le sostanze più rintracciate, ma anche cannabis.

A fornire i dati il direttore dell'Osservatorio Fumo, alcol e droga dell'Istituto superiore della Sanità Piergiorgio Zuccaro, che ha presentato contestualmente il ‘Kit formativo-informativo per gli sportivi e per le scuole”, realizzato in collaborazione con il Ministero del Lavoro e della Salute e delle politiche sociali.

I dati definitivi sui controlli del 2008, suddivisi per sport e sostanze dopanti, verranno resi noti a breve dalla Commissione ministeriale. Sandro Donati, membro della Commissione, commenta: ‘Il dato finora riscontrato, 3,9%, è preoccupante se messo a confronto con la percentuale di positività dell'1% che viene registrata nei controlli del sistema sportivo professionistico. Certo i professionisti sono più ‘abili’ ad evitare la positività, potendo contare su strutture mediche e laboratoristiche che consentono di assumere farmici senza risultare positivi ai controlli. Ma questo in parte è possibile anche agli atleti dilettanti. Anche per gli sport amatoriali le analisi antidoping sono poco efficaci. La percentuale realistica di positività al doping è senz'altro più alta, forse anche doppia

Per il presidente dell'Unione sportiva Acli, Alfredo Cucciniello: ‘Siamo di fronte ad autentica emergenza sociale, educativa e sanitaria. Il problema è l'approccio culturale con cui c si avvicina allo sport, soprattutto da parte dei giovani. Se la cultura dominante è quella del successo, è evidente che anche lo sport di base non è esente da rischi. Deve essere incentivata l'azione preventiva e formativa soprattutto di quelle organizzazioni che promuovono lo sport come valore sociale, aggregativo, di promozione umana’.

venerdì, marzo 16, 2007

Doping: in Italia 500mila assuntori tra palestre e stadi


Emergenza doping. Oltre 500 mila persone in Italia fanno uso di sostanze dopanti. Anabolizzanti, ormoni ed epo sono diffusi dalla palestra allo stadio e muovono un giro d'affari di circa 600 milioni di euro.

6 milioni di dosi sono state sequestrate nel biennio 2003-2005 per un valore di oltre 8 milioni di euro, ma le forze dell’ordine pensano che sia solo il 15% del traffico in circolazione nel nostro Paese. I dati emergono dalla ricerca 'I traffici mondiali delle sostanze dopanti', presentata oggi a Roma dalle associazioni Libera, Csi, Uisp e UsAcli.

Il fenomeno, che il presidente dell’Unione sportiva Acli Alfredo Cucciniello giudica «allarmante e sbalorditivo per la sua diffusione», non è certo confinato all’Italia ma globalizzato: in tutto il mondo gli assuntori di doping sarebbero infatti 15 milioni e mezzo; il traffico di queste sostanze, tutto in mano alle mafie, viaggia su almeno sette rotte internazionali e si aggira su centinaia di milioni di euro.

«Per contrastare quest’emergenza – ha spiegato Cucciniello – oltre che una decisa azione investigativa e repressiva, che riguarda l’Interpol sul piano internazionale e le nostre Forze dell’ordine in Italia, occorrono leggi che costituiscano un sicuro deterrente proponendo sanzioni severe». «Ma tutto ciò non basta – ha aggiunto – perché oltre alla severità delle pene è necessaria un’azione preventiva di educazione da parte di tutti quelli che hanno a cuore le sorti dello sport, ma soprattutto la salute delle persone. Occorre puntualizzare che chi si ‘dopa’ viola i principi dello sport, danneggia chi pratica lo sport senza “aiuti” e contribuisce a generare traffici illeciti di dimensioni ancora più ampie».

Non esiste del resto solo il doping di tipo farmacologico. C’è un doping amministrativo che consiste nella continua violazione dei regolamenti sportivi. «Dovremo concentrarci – conclude Cucciniello – in un’azione formativa e informativa tesa a restituire allo sport la sua dimensione educativa, la sua efficacia quale strumento di tutela della salute, la sua utilità nella costruzione di percorsi di legalità, pace e democrazia, il suo ruolo per l’inclusione e la coesione sociale, sottraendolo, per quanto possibile, alle logiche dello show business e del successo ad ogni costo che, a mio avviso, costituiscono la ragione primaria della pratica del doping».
Ricerca presentata da Libera, Cis, Uisp e Unione sportiva Acli