Robert Kennedy si costruisce un nome entrando tra i principali consulenti legale del senato che lavorano per le udienze del "Comitato anti-rackets", nel 1956. Lascia il comitato nel 1959 per guidare e sostenere la campagna presidenziale del fratello.
Durante la presidenza di John Fitzgerald Kennedy, Robert svolge un ruolo di consigliere chiave nelle questioni cubane dell'invasione della baia dei porci del 1961 e la crisi dei missili 18 mesi più tardi, nell'escalation dell'azione militare del Vietnam e la diffusione e l'allargamento del Movimento per i Diritti Civili e della relativa violenza di rappresaglia.
Robert Kennedy si costruisce un nome entrando tra i principali consulenti legale del senato che lavorano per le udienze del "Comitato anti-rackets", nel 1956. Lascia il comitato nel 1959 per guidare e sostenere la campagna presidenziale del fratello.
Durante la presidenza di John Fitzgerald Kennedy, Robert svolge un ruolo di consigliere chiave nelle questioni cubane dell'invasione della baia dei porci del 1961 e la crisi dei missili 18 mesi più tardi, nell'escalation dell'azione militare del Vietnam e la diffusione e l'allargamento del Movimento per i Diritti Civili e della relativa violenza di rappresaglia.
Robert Kennedy lascia il governo per un posto al Senato degli Stati Uniti, rappresentando New York. Viene eletto nel novembre del 1964 e quattro anni più tardi annuncia la sua candidatura per la presidenza.
Il 4 aprile, durante un viaggio promozionale ad Indianapolis, viene a conoscenza dell'assassinio di Martin Luther King. Durante il suo discorso Bob Kennedy chiede e sottolinea fortemente quanto sia necessaria una riconciliazione fra le razze.
Kennedy vince le primarie in Indiana e nel Nebraska, perde in Oregon e il 4 giugno 1968, la sua candidatura riceve una grande spinta con la vittoria in South Dakota e California. Ma dopo aver incontrato i suoi sostenitori quella stessa sera all'Ambassador Hotel di Los Angeles, Robert Kennedy viene assassinato con un colpo di pistola.
Robert Kennedy muore all'alba del 6 giugno 1968, a soli 42 anni. La sua salma riposa vicino a quella del fratello nell'"Arlington National Cemetery".
Il 18 Marzo del 1968 Robert Kennedy pronunciava, presso l'università del Kansas, un discorso nel quale evidenziava l'inadeguatezza del PIL come indicatore del benessere delle nazioni economicamente sviluppate.
Tre mesi dopo veniva ucciso durante la sua campagna elettorale che lo avrebbe probabilmente portato a divenire Presidente degli Stati Uniti d'America.
Quarant'anni fa, Robert Kennedy tenne un discorso sulla reale ricchezza delle Nazioni che metteva in discussione il PIL come misuratore del benessere di una nazione. Tre mesi dopo fu assassinato... Oggi l'economia è ancora incentrata sulla crescita del PIL.
Discorso sul PIL di Robert Kennedy del 18 Marzo 1968:
Non troveremo mai un fine per la nazione né una nostra personale soddisfazione nel mero perseguimento del benessere economico, nell'ammassare senza fine beni terreni.
Non possiamo misurare lo spirito nazionale sulla base dell'indice Dow-Jpnes, nè i successi del paese sulla base del Prodotto Interno Lordo.
Il PIL comprende anche l'inquinamento dell'aria e la pubblicità delle sigarette, e le ambulanze per sgombrare le nostre autostrade dalle carneficine dei fine-settimana.
Il PIL mette nel conto le serrature speciali per le nostre porte di casa, e le prigioni per coloro che cercano di forzarle. Comprende programmi televisivi che valorizzano la violenza per vendere prodotti violenti ai nostri bambini. Cresce con la produzione di napalm, missili e testate nucleari, comprende anche la ricerca per migliorare la disseminazione della peste bubbonica, si accresce con gli equipaggiamenti che la polizia usa per sedare le rivolte, e non fa che aumentare quando sulle loro ceneri si ricostruiscono i bassifondi popolari.
Il PIL non tiene conto della salute delle nostre famiglie, della qualità della loro educazione o della gioia dei loro momenti di svago. Non comprende la bellezza della nostra poesia o la solidità dei valori familiari, l'intelligenza del nostro dibattere o l'onestà dei nostri pubblici dipendenti. Non tiene conto né della giustizia nei nostri tribunali, né dell'equità nei rapporti fra di noi.
Il PIL non misura né la nostra arguzia né il nostro coraggio, né la nostra saggezza né la nostra conoscenza, né la nostra compassione né la devozione al nostro paese. Misura tutto, in breve, eccetto ciò che rende la vita veramente degna di essere vissuta.
Può dirci tutto sull'America, ma non se possiamo essere orgogliosi di essere americani.
https://studiandosulweb.jimdofree.com/classe-3-1/storia/kennedy-discorso-sul-pil/
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