giovedì, aprile 23, 2020

Bonus, centri estivi e Family Act: col Terzo settore al centro.


Bonus, centri estivi e Family Act: col Terzo settore al centro. La Fase 2 secondo la ministra Bonetti

La ministra per le Pari opportunità e la Famiglia indica le priorità per una “nuova conciliazione”, con le scuole ancora chiuse e la ripresa di molte attività lavorative. “Dal volontariato e il Terzo settore, una poderosa rete dell'educazione che può supportare le famiglie in questa fase. Bandi in arrivo a maggio. Poi serviranno bonus per le famiglie. E presto il Family Act”
Bonus, centri estivi e Family Act: col Terzo settore al centro. La Fase 2 secondo la ministra Bonetti
La “Fase 2” è alle porte, le attività produttive, in un modo o nell'altro, con più o meno gradualità, riprenderanno. Il Paese e il mondo hanno bisogno di ripartire . E' una buona notizia, che apre però scenari preoccupanti, non solo per le possibili “ricadute” in termini sanitari, ma anche per le problematiche sociali che si apriranno: prima fra tutte, la gestione familiare. Con le scuole che – ormai è chiaro – resteranno chiuse (almeno) fino a settembre, la prospettiva della “ripartenza” mette in allarme le famiglie, che in questi giorni manifestano le loro preoccupazioni attraverso petizioni e lettere aperte, chiedendo attenzione e risposte concrete. A raccogliere l'appello, c'è la ministra Bonetti, che nei giorni scorsi ha anticipato alcune ipotesi di sostegno: dai bonus economici ai centri estivi gestiti da volontariato e Terzo settore. Redattore Sociale l'ha intervistata, per esplorare più da vicino queste idee.
La "ripartenza" di alcune attività produttive, con le scuole chiuse già da tempo e i nonni "protetti" in casa, imporrà alle famiglie di inventare nuova forme di "conciliazione". Quali soggetti e strutture potranno essere attivati?
Centri e campi estivi, oratori, università, associazioni, enti del terzo settore. C'è una poderosa rete dell'educazione che può supportare le famiglie in questa fase e abbiamo bisogno di mettere in campo tutte le risorse di cui disponiamo. Risorse non solo economiche, ma di creatività, di competenza e di servizio.
Nel rivolgere attenzione a questo problema, specialmente in vista del periodo estivo, Lei ha chiamato in causa il volontariato e il terzo settore: in che modo crede che potranno rispondere a questo nuovo bisogno?
Insieme a molti sindaci e a tanti amministratori locali, che hanno risposto all’appello che ho lanciato nei giorni scorsi, stiamo studiando i modi per costruire occasioni educative e ricreative, per poter far vivere ai bambini e ai ragazzi i mesi estivi, ma anche per sostenere i genitori che presto dovranno tornare al lavoro. Per questo ho pensato a quella rete straordinaria del terzo settore, del volontariato e del mondo delle associazioni, che tanto fa e ha fatto in questa emergenza, perché anche nella fase 2 possa dare, insieme ai comuni, il suo contributo decisivo per riorganizzare la vita sociale e consentire alle nostre comunità di ripartire. Sperimentando tempi e modi nuovi di vita, con spazi pubblici attrezzati, ingressi contingentati per i nuclei familiari, per permettere percorsi di gioco e mantenendo il distanziamento sociale, con il supporto di educatrici ed educatori, con volontari e personale comunale del sociale.
Lei ha dichiarato che sono in preparazione bandi volti proprio all'allestimento di strutture e attività destinate all'estate dei bambini e dei ragazzi. Può dirci qualcosa di più sui progetti che potranno essere presentati?
Si tratta di 35 milioni di euro che saranno erogati attraverso i bandi “Educhiamo e Giochiamo”, in partenza per la metà di maggio. Avevamo già annunciato nei mesi scorsi questi bandi per il sostegno della rete educativa e ludico-sportiva. Li stiamo ora destinando specificamente al sostegno delle spese che associazioni, enti del terzo settore, comuni, sosterranno per realizzare attività per la custodia e l'educazione non formale dei bambini e dei ragazzi: attività che dovranno essere progettate in sicurezza, insegnando modalità di gioco diverse e il rispetto del distanziamento sociale. Questo significherà, ad esempio, una maggiore presenza di personale per poter lavorare in piccoli gruppi. L’obiettivo è sostenere le famiglie nella ripartenza e, contemporaneamente, tutelare lo sviluppo e la salute integrale dei nostri bambini.
Come immagina si possa conciliare la formula "tradizionale" del centro estivo (peraltro spesso ospitato all'interno delle scuole) con le nuove accortezze che la situazione imporrà?
Immagino, per esempio, l’utilizzo di spazi aperti, parchi e giardini, vicino casa, riadattati e attrezzati per l’emergenza, con uno sforzo ulteriore non solo da parte degli amministratori ma anche di tutto il personale del volontariato e degli studiosi e dei professionisti dell'educazione, perché attraverso attività educative e ricreative all'aperto riusciamo ad essere al fianco di bambine e bambini, ragazze e ragazzi, custodendoli e dando loro luoghi e occasioni fondamentali per una crescita sana. Non dimentichiamolo: bambini e ragazzi hanno dato prova di grande maturità in questi giorni.
Oltre ai centri estivi, quali altre attività pensa che potranno essere finanziate, per offrire un sostegno alle famiglie con figli durante il periodo estivo?
I centri e i campi estivi, larga parte dell'associazionismo, gli oratori, si inseriscono in un tema cruciale, che è l'educazione. E’ innegabile come in questi giorni siano emerse diseguaglianze sociali anche negli strumenti per l'apprendimento. Per questo ho chiesto di rafforzare, nel Fondo delle politiche familiari, la voce di spesa per il contrasto alla povertà educativa. Occorre dotare le famiglie degli strumenti tecnologici di cui hanno bisogno e bisogna aiutarle anche nella gestione della didattica a distanza. Anche in questo il mondo del volontariato può dare il suo contributo, così come l'Università. E con il ministro Manfredi siamo al lavoro.
In merito alle altre forme di sostegno alle famiglie (bonus ecc.) può indicarci quali sarebbero, per Lei, le priorità?
Innanzitutto bisogna riconoscere alle famiglie gli sforzi compiuti in queste settimane complesse e, quindi, è necessario un sostegno economico che deve necessariamente accompagnarsi ad una progettualità chiara. In tale direzione va la proposta che ho presentato nelle scorse settimane e che prevede l’inserimento nel dl di aprile di un assegno universale per ciascun figlio, almeno fino ai 14 anni, da aprile a dicembre, secondo il reddito Isee: 160 euro per redditi inferiori ai 7000 euro, 120 euro per redditi tra i 7 e i 40 mila euro, 80 euro per redditi superiori. Questo, nell’attesa che la misura dell’assegno universale, che mette al centro bambini e minori, diventi strutturale come previsto dal Family Act. Perché è di stabilità e garanzie che le famiglie hanno bisogno.
C'è grande attesa da parte delle famiglie, che invocano provvedimenti immediati, specialmente se le prime attività produttive riprenderanno già dalle prossime settimane. Quali pensa che saranno le tempistiche della risposta?
Dobbiamo fare prontamente e bene. Per questo ho posto già settimane fa il tema della programmazione del "come" ripartire. Bisogna riconoscere subito altri congedi parentali per sanare i giorni di permesso dal lavoro già utilizzati. Erogare liquidità alle famiglie con l'assegno, e soprattutto sostenerle nella custodia e nell'educazione dei figli. In queste ore i genitori - più spesso le madri - si ritrovano a scegliere se mettere a rischio il proprio posto di lavoro oppure abbandonare il proprio figlio minore a casa incustodito. È una situazione inaccettabile, che con i congedi in piccola misura e con le attività del terzo settore in misura preponderante, siamo chiamati a sanare subito.
In generale e in conclusione, ritiene che, nella gestione di questa difficile emergenza, si stia prestando la giusta attenzione alle famiglie? In che modo si può offrire loro un maggiore sostegno, perché non si dica che questa crisi è pesata soprattutto sulle loro spalle?
Sin dall'inizio dell'emergenza tutto il mio ministero ha lavorato senza sosta per dare il massimo sostegno alle famiglie. Abbiamo vissuto un’emergenza straordinaria che ha richiesto di mettere in campo risorse e strumenti straordinari. Abbiamo compiuto dei primi passi, è evidente che non bastano, ma stiamo lavorando molto anche per le tante situazioni di fragilità che potrebbero non emergere con evidenza in questi frangenti, perché nessuno sia lasciato indietro. Penso in particolare al contrasto della violenza domestica sulle donne e sui bambini. Oltre l'emergenza c'è la stabilità di un progetto di politiche familiari per il Paese, che proprio questi giorni hanno dimostrato essere non più rimandabile. Prima dell'epidemia ci accingevamo ad approvare il Family Act. Dovremo ritornarci, per dare finalmente al Paese un progetto integrato e organico che investe sulle famiglie e porta loro la stabilità che serve per riattivare speranza e fiducia.

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