sabato, ottobre 26, 2019

La lectio magistralis di Enrico Letta affronta il tema della mancata tutela della nostra seconda identita' lasciata nei telefonini

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I grandi Paesi dove essi si producono, non hanno al centro della loro attenzione la personalita' dell'uomo come invece fa l'Europa che pero' la momento e' stata sconfitta nella partita di andata. Si confida in quella del ritorno...Nostro servizio
  

Con la formula solenne, pronunciata in piedi, dell'apertura dell'Anno Accademico dell'Istituto Superiore Scienze Religiose "San Giuseppe Moscati" e dello Studio teologico “Madonna delle Grazie”, l'arcivescovo Felice Accrocca ha concluso la cerimonia svoltasi nell'Auditorium "Giovanni Paolo II" del Seminario Arcivescovile.
Ad aprire i lavori sono stati i saluti di Leonardo Lepore, direttore dell'Istituto Superiore di Scienze Religiose e di Giovanni Liccardo, prefetto dello Studio teologico "Madonna delle Grazie".
Quindi ha avuto inizio la lectio magistralis di Enrico Letta, direttore della Scuola di affari internazionali dell'Istituto di studi politici di Parigi, sul tema: "Clima da difendere, migrazioni da gestire, tecnologie a misura d'uomo".
Letta, già presidente del Consiglio dei Ministri e noto in politica anche per essere stato il destinatario della famosa frase di Matteo Renzi, "Stai sereno", riferita alla prosecuzione del suo incarico di premier a Palazzo Chigi, e che ne fu invece niente altro che la segnatura dell'inizio della imminente fine, Letta, dicevamo, ha affermato che l'evoluzione tecnologica cui assistiamo, tanto è grande ed incisiva che può essere messa in relazione solo con la nascita, nel XV secolo, della macchina a stampa inventata da Gutenberg.
All'epoca il sapere era ad appannaggio di pochissimi. Con l'arrivo della stampa di libri, cartine geografiche, leggi e quanto altro, la divulgazione è stata praticamente planetaria e veloce.
Venendo ai tempi nostri, ha proseguito Letta, il raffronto della evoluzione tecnologica va fatto con il telefoninio che non è più l'elettrodomestico che abbiamo conosciuto anni fa.
Fino ad una decina di anni addietro, esso era una macchina che faceva una sola cosa, una telefonata.
Oggi il cambiamento, simile alla nascita della macchina a stampa che rivoluzionò il mondo, è dato dal fatto che il telefonino che portiamo appresso è in pratica un computer che è addirittura mille volte più potente di quello che mandò l'uomo sulla luna.
Al suo interno egli ha però l'identità di ciascuno di noi. Non ci sono solo i numeri di telefono.
Se si agisce da remoto, cioè da lontano, si riesce ad entrare anche nella nostra identità e questo non è mai accaduto prima, non è mai successo che la nostra personalità uscisse dal nostro corpo.
La civiltà giuridica ha consentito la protezione del corpo di ciascuino di noi, inteso in senso fisico.
Mai però ha pensato che si potesse entrare nel telefonino per rubarci l'identità o manipolarci.
Le guerre del futuro, ha detto ancora Letta, saranno sul controllo dei dati e non delle frontiere che appaiono essere, a quel punto, come un dato trascurabile.
Noi europei abbiamo perso, in questo campo, il primo tempo della partita (un po' come il Pisa, nel calcio, ha fatto con il Benevento ha detto scherzosamente Letta riferendosi alla sconfitta patita dalla squadra della sua città) circa 10 anni fa.
Quindi ha chiesto alla platea dei presenti di alzare la mano indicando la marca del proprio telefonino: coreano, cinese, americano, europeo?
Non c'è stata partita, hanno vinto i coreani con buona ptresenza degli altri.
Questo vuol dire che, ha detto ancora Letta, la nostra identità che sta nel telefonino è stoccata per un terzo in Cina, per un altro terzo in America ed per un altro terzo ancora in Corea.
Nessuno di questi Stati, però, segue la filosofia europea che è quella della tutela della reputazione umana.
La logica americana è, infatti, che i dati contenuti nel telefonino o nel tablet siano di proprietà della società che lo ha realizzato; quella cinese è opposto e cioè che i dati siano di proprietà dello Stato che può dunque entrare nella mia seconda identità.
Tutte interpretazioni, queste, che non ci devono tranquillizzare.
La partita è sulla seconda identità e sull'umanesimo tecnologico. E qui chiediamo che scenda in campo l'Europa che invece pone correttamente al centro la persona.
Noi europei veniamo tutti dalla stessa filosofia culturale.
Per quanto riguarda la mia seconda identità, ha proseguito Letta, non è concepibile che essa non possa essere legata alla persona.
Della terza identità, invece, parleremo forse tra qualche anno perché sarà la stessa macchina che ho accanto che la produrrà al posto mio.
Ed allora, la politica deve necessariamente affrontare questi temi non per frenare il progresso tecnologico, ma mettendo in campo l'intelligenza necessaria per far sì che le regole siano tutte improntate ed impostate sulla centralità della persona.
In conclusione, ha detto Letta, il mio vuole essere un inno all'idea di Europa, anche se non certamente all'Europa di oggi, che non ci piace.
Tuttavia fare a meno di essa oggi non è possibile. Se fossero 28 singoli Stati e non una sola Unione, ciascuno sarebbe costretto a scegliere se essere una colonia americana o cinese.
Il più grande sforzo da fare non può che essere dunque quello di scegliere tra i valori europei e quelli italiani.
A concludere l'evento, come dicevamo, è stato l'arcivescovo Accrocca che ha parlato di pace e prosperità che sono ammantate oggi da un grande pessimismo mentre manca il presentismo.
Siamo poveri di memoria ed un impoverimento culturale ci pervade ai massimi livelli.
Gli Stati sono guidati da gente incolta e la politica è pramai sottoposta ai sondaggi. Una cosa si fa se sono alti i numeri dei sondaggi.
Occorre invece ragionare con la mente e con il cuore, ha concluso mons. Accrocca, lì dove, invece, si tende oramai a ragionare con la pancia.
Anche da qui l'importanza educativa dei nostri Istituti di Scienze Religiose.

Le foto sono di "Gazzetta di Benevento". Riproduzione vietata.

  

  

  

  

  

  

  

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