In Italia non esiste un quadro giuridico adeguato per combattere la discriminazione di chi si trova, per motivi di età, o per altri motivi, senza un lavoro: in particolare sono vulnerabili le donne, gli anziani, le persone non autosufficienti, i bambini e i giovani, gli immigrati, i senzatetto, i rom e le minoranze etniche.
Queste, in sintesi le conclusioni del report presentato negli ultimi giorni dello scorso mese di gennaio, dal “Comitato europeo dei diritti sociali”, istituito all’interno del Consiglio d’Europa (da non confondersi con il Parlamento europeo).
Il report ha analizzato la situazione italiana in tema di condizioni di lavoro, assistenza medica e tutela del reddito, soprattutto per le persone anziane, in un quadro volto a verificare la conformità ai principi della “Carta sociale europea” della normativa italiana, in relazione alla lotta alla povertà e all'esclusione sociale.
L'importo della pensione minima erogata in Italia – osserva tra l’altro il report – è inferiore al 40% del reddito mediano equivalente Eurostat, esprimendo inoltre perplessità in merito alle prestazioni monetarie corrisposte ad integrazione delle pensioni minime.
È inoltre significativo che il Comitato chieda informazioni al Governo italiano sulle azioni da intraprendere per garantire un reddito minimo ai pensionati che avranno la pensione interamente calcolata con il sistema contributivo: è noto, infatti, che la normativa italiana, non prevede per tali pensioni l’integrazione al trattamento minimo.
Report 2013 del Comitato europeo dei diritti sociali
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