Era nato a Milano il 3 giugno 1935, ed è morto nella sua città a 77 anni, dopo aver lottato con la malattia che lo opprimeva da anni.
Era ricoverato da alcuni giorni presso la clinica Columbus di Milano, dove era tornato perché le sue condizioni di salute, legate al cancro, erano peggiorate.
“Enzo Jannacci era un genio. Le sue parole che non riuscivano a star dietro ai suoi pensieri. La sua poesia ha inventato un mondo bellissimo“, ha scritto Fabio Fazio su Twitter. Anche il Milan,la sua squadra, per la quale aveva scritto nel 1984 anche l’inno, partecipa al cordoglio per la sua scomparsa, “Il grande cantautore milanese era un grandissimo tifoso milanista” si legge nella nota pubblicata sul sito.
E sui social networks in tanti hanno voluto ricordare la “voce degli ultimi”, come è stato definito da Claudio Cecchetto. I Negramaro lo ricordano con una citazione da “Messico e nuvole”: “Che voglia di piangere ho… addio Enzo!”.
Syria, che ha salutato Jannacci con un “ciao signor Enzo”, a cui si accompagnano twitt più personali come quello di Paola Turci: “Rimangono tutte le tue canzoni e un pezzo di strada fatta insieme”. Ironico Frankie Hi Nrg: “Ciao Enzo non ti scapicollare”. Triste Luca Bizzarri: “Cristo come mi dispiace. Addio, signor pur talento”. “Enzo Jannacci, rimpiango un genio che se ne va insieme alla Milano meravigliosa delle sue canzoni”, scrive Gad Lerner. Tanti e accorati i messaggi di Dalia Gaber, figlia di Giorgio: “Ciao Enzo, ti voglio bene” scrive postando una foto da giovani dei due celebri artisti. “Lo ricordo bene: intelligente spiritoso, surreale, geniale. Ha raccontato la poesia di Milano”, ha scritto invece Enrico Ruggeri, “Al suo funerale Enzo Jannacci vedrà che tutti piangono davvero, non solo le suore”, ha scritto su Twitter Red Ronnie citando la celebre “Vengo anch’io. No tu no.
Jannacci è stato un cantautore, cabarettista, attore e cardiologo italiano. Cinquant’anni di carriera senza schemi fissi, oltre i confini. Dopo aver registrato quasi trenta album, alcuni dei quali indimenticabili, è ricordato come uno dei pionieri del rock and roll italiano, insieme a Celentano, Tenco, Little Tony e Gaber, con il quale formò un sodalizio durato più di quarant’anni. Basta dire Gaber e Jannacci per evocare una Milano che non c’è più, quella della nebbia, già grande città ma non ancora metropoli, una Milano romantica, popolata di personaggi bizzarri e poetici. Di madre pugliese e padre lombardo, Jannacci la sua Milano l’ha sempre portata addosso. Come Gaber, che aveva conosciuto a scuola, all’Istituto classico Alessandro Manzoni. Alla sua morte, il dottore cantautore, riuscì a dire soltanto “ho perso un fratello”.
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