Oscar Luigi Scàlfaro
E' nato a Novara il 9 settembre 1918.
Vedovo di Maria Inzitari dalla quale ha avuto una figlia Marianna.
Si laurea in Giurisprudenza nel 1941 ed è chiamato alle armi e assegnato al 38° Reggimento di Fanteria a Tortona.
Sottotenente di Commissariato in Sicilia è congedato, in quanto magistrato, nell'ottobre del 1942.
Presidente dell'Azione Cattolica della Diocesi di Novara e Delegato Regionale per il Piemonte.
Viene eletto Deputato all'Assemblea Costituente il 2 giugno 1946 nelle liste della Democrazia Cristiana risultando capolista della circoscrizione Torino-Novara-Vercelli.
E' eletto Deputato al Parlamento in tutte le legislature dal 1948 al 1992.
Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri dal 1954 al 1955 (Governo Scelba) si adopera attivamente per il rientro di Trieste all'Italia, per l'accoglienza dei profughi giuliano-dalmati e per l'attuazione degli accordi De Gasperi-Gruber riguardanti l'Alto Adige.
Sottosegretario di Stato al Ministero della Giustizia dal 1955 al 1958 (1° Governo Segni -Governo Zoli) promuove e porta all’approvazione la legge che consente alle donne l’accesso alla carriera di magistrato.
Sottosegretario di Stato al Ministero dell'Interno dal 1959 al 1962 (2° Governo Segni -Governo Tambroni - 3° Governo Fanfani) promuove e porta all'approvazione la legge che istituisce la Polizia femminile.
Vice Segretario Politico della Democrazia Cristiana nel 1965 e nel 1966.
Ministro dei Trasporti e dell'Aviazione Civile dal 1966 al 1968 (3° Governo Moro - 2° Governo Leone) e successivamente nel 1972 (1° Governo Andreotti) affronta per la prima volta nella storia delle Ferrovie il tema dell'Alta Velocità avviando la costruzione della "direttissima" Roma-Firenze, sopprime alcuni enti inutili dipendenti dal Ministero e attua il riordino della Motorizzazione Civile abolendo riscossioni non dovute. In questa veste conclude con i sindacati delle Ferrovie anche il primo accordo riguardante l'esercizio del diritto di sciopero.
Ministro della Pubblica Istruzione nel 1972 (2° Governo Andreotti).
Vice Presidente della Camera dei Deputati dal 1975 al 1983, durante la presidenza dell'On. Pietro Ingrao e dell'On. Nilde Jotti.
Ministro dell’Interno dal 1983 al 1987 (1° Governo Craxi – 6° Governo Fanfani) promuove e stipula i primi accordi internazionali con i Paesi della Comunità europea, con Israele e con i governi africani dell’area mediterranea per la lotta al terrorismo e alla criminalità organizzata, affermando che in questo campo “nessuno vince da solo e nessuno perde da solo”.
Nell’aprile del 1987, dopo le dimissioni del Governo presieduto dall’on. Craxi, il Presidente della Repubblica Cossiga gli conferisce l’incarico di formare il nuovo Governo ma, constatata l’impossibilità di comporre un Gabinetto di coalizione, rinunzia all’incarico dichiarandosi indisponibile a formare un governo monocolore democratico-cristiano.
E' eletto Presidente della Camera dei Deputati il 24 aprile 1992 e Presidente della Repubblica il 25 maggio dello stesso anno.
Sin dall'inizio del suo mandato Scàlfaro è chiamato ad affrontare la più grave crisi della storia repubblicana con preoccupanti manifestazioni sul piano politico ed economico.
Esplode il fenomeno di "Tangentopoli" che provoca un serio affievolimento della rappresentatività della politica e nel contempo si verifica anche una inquietante perdita della capacità di acquisto della moneta, con evidenti ripercussioni di carattere generale. Si sforza in ogni circostanza di rincuorare il Paese e di rassicurare gli osservatori internazionali sulla saldezza delle istituzioni italiane. E' anche frutto di questa azione se la lira, nonostante le previsioni negative di molti, giunge all'approdo nell'Euro.
Durante questi "sette anni drammatici", come li definisce la stampa, Scàlfaro difende costantemente i valori fondanti della Repubblica contenuti nella prima parte della Carta Costituzionale, auspicando che ogni possibile modifica della seconda parte della Costituzione avvenga a larga maggioranza con il concorso delle forze politiche sia di governo che di opposizione. Così per la legge elettorale.
Anche sul piano internazionale è intensa la sua attività. Numerose sono le visite di Stato da lui compiute sia in Paesi ove mai in precedenza erano state effettuate sia in quelli ove è consistente la presenza italiana in termini di comunità e di relazioni economiche.
Un altro tema da lui ritenuto "doloroso", sul quale si è incentrata costantemente l'azione di stimolo di Scàlfaro, durante il suo settennato, è stato quello dell'emergenza-lavoro con particolare riguardo all'occupazione giovanile e al Mezzogiorno.
Per favorire il giuramento e l'insediamento del suo successore Scàlfaro, in anticipo sulla scadenza del mandato, si dimette il 15 maggio 1999.
2 commenti:
nessun riscontro dalle agenzie di stampa ma ho ripreso la notizia da persone serie. con rispetto pubblico il suo curriculum per ricordare una storia politica e istituzionale importante e significativa.
Il presidente emerito della Repubblica, Oscar Luigi Scalfaro
MILANO - Il presidente emerito della Repubblica, Oscar Luigi Scalfaro, è morto in mattinata. Aveva 93 anni. Magistrato, è stato capo dello Stato dal 1992 al 1999 e prima della nomina al Quirinale è stato ininterrottamente deputato per l'intera stora repubblicana, a partire dal primo Parlamento repubblicano eletto nel 1948 e, prima ancora, dall'assemblea Costituente del 1946. Più volte ministro, da senatore a vita ha aderito al Partito democratico. Così come era successo a due altri suoi predecessori, Pertini e De Nicola, ha ricoperto anche le altre due principali cariche dello Stato, ovvero la presidenza del Senato, seppure in via provvisoria all'inizio della XV legislatura, e quella della Camera.
E UN GIORNO DISSE: «NON CI STO» - La sua presidenza è stata particolarmente significativa: eletto due giorni dopo la strage di Capaci, in cui persero la vita il giudice Giovanni Falcone, la moglie e gli uomini della scorta. Nel corso del settennato dovette gestire il passaggio dalla prima alla seconda Repubblica e la transizione dagli anni di Tangentopoli. Celebre la sua frase «non ci sto», pronunciata la sera del 3 novembre 1993 a reti unificate, per difendersi dalle accuse di avere gestito fondi neri ad uso personale nell'epoca in cui era stato ministro dell'Interno. In quell'occasione Scalfaro parlò di «gioco al massacro» e imputò l'esplosione dello scandalo Sisde ad un tentativo di infangare la presidenza della Repubblica come ritorsione della vecchia classe politica che le inchieste di «Mani Pulite» avevano decimato.
LA BIOGRAFIA - Nato a Novara il 9 settembre 1918, vedovo di Maria Inzitari dalla quale ha avuto una figlia, Marianna, si era laureato in Giurisprudenza nel 1941. Chiamato alle armi e assegnato al 38° Reggimento di Fanteria a Tortona, venne congedato, in quanto magistrato, nell'ottobre del 1942. Il 2 giugno 1946 venne eletto per la prima volta alla Costituente nelle liste della Dc. Poi, dal 1948 al 1992 è stato eletto ininterrottamente alla Camera sempre nelle fila della Dc. Non è mai stato presidente del Consiglio: nell’aprile del 1987, dopo le dimissioni del Governo presieduto da Bettino Craxi, l'allora Presidente della Repubblica Francesco Cossiga gli conferì l’incarico di formare il nuovo governo ma, constatata l’impossibilità di comporre un gabinetto di coalizione, rinunciò all’incarico dichiarandosi indisponibile a formare un governo monocolore democratico-cristiano. E' stato per poco più di un mese, dal 24 aprile 1992 al 25 maggio dello stesso anno, quando venne appunto eletto presidente.
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