da la Repubblica
Ratzinger è stato accolto dal ministro Severino, che ha letto la lettera consegnatale a Cagliari da un detenuto, e dagli esponenti dell'amministrazione carceraria. Dopo i saluti, le domande dei carcerati. Il pontefice ha denunciato il sovraffollamento e auspicato che il governo "migliori la situazione": e si è detto "commosso dall'amicizia che sento da voi"
Il Papa è arrivato al carcere di Rebibbia. E' stato accolto dal ministro della Giustizia Paola Severino, dal capo del dipartimento della polizia penitenziaria Franco Ionta, dal direttore del penitenziario Carmelo Conte e dai cappellani del carcere, don Sandro Spriano e don Roberto Guarnieri. Entrato nella Chiesa del nuovo complesso della casa circondariale, il Papa ha ricevuto il saluto del ministro: "Se aiuteremo la barca di nostro fratello ad attraversare il fiume, anche la nostra barca avrà raggiunto la riva", ha detto Paola Severino, leggendo la lettera che un detenuto le ha consegnato nel penitenziario di Cagliari. "C'è qui un mondo di sofferenza, solitudine, umiliazione che chiede ascolto, comprensione, rispetto e soprattutto spirito fraterno, ma senza pregiudizi o falsi moralismi, per non perdere la forza di vivere", ha detto il ministro.
Un lungo applauso aveva accolto Benedetto XVI al suo ingresso nella cappella del carcere romano. Il Papa aveva salutato i detenuti lungo il percorso, molti gli hanno baciato l'anello. Una seconda ovazione si è alzata non appena Ratzinger è seduto. A salutarlo, oltre a Severino, il cappellano di Rebibbia, don Sandro Spriano: "Tanti uomini qui si vogliono bene e lavorano sodo insieme - ha ricordato -Padre Santo non ci dimentichi, anche noi vogliamo salire in cielo". Poi ha sottolineato che anche coloro che hanno commesso azioni orribili "restano figli di Dio, e chiedono di "poter tornare nella società senza il marchio di 'mostri del male'".
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