domenica, settembre 04, 2011

Dc, addio a Mino Martinazzoli "Senza di lui non sarebbe nato il Pd"

http://www3.lastampa.it/politica/sezioni/articolo/lstp/418570/

Più volte ministro, aveva 80 anni

MILANO
«Viviamo una fase crepuscolare della democrazia. C’è una situazione di marasma tale da non riuscire a capire in che modo la politica possa ritrovare la sua nobiltà». Con queste parole ad Avvenire, lo scorso aprile, Mino Martinazzoli dava il suo giudizio sulle condizioni della politica attuale. Un giudizio ruvido e severo. Nel suo stile. Martinazzoli, 80 anni a novembre, si è spento oggi a Brescia dopo una lunga malattia.

Esponente dell’area Zaccagnini, esponente Dc di lungo corso ma, sempre, un democristiano sui generis. Anzi "Uno strano democristiano", come si intitola il saggio pubblicato nel 2009, nel quale racconta sè stesso e il suo impegno in politica. Martinazzoli è stato l’ultimo segretario Dc - nei primi anni '90 fu affidato a lui il difficile compito di guidare un partito travolto dagli scandali di tangentopoli - fondatore del Ppi, ministro di Grazia e Giustizia, della Difesa e delle Riforme Istituzionali. Iniziò la sua attività politica nel suo paese natale, Orzinuovi, nella bassa bresciana, come assessore alla Cultura, fino ad essere eletto segretario della Dc nel 1992, in piena Tangentopoli.

Con lo scioglimento della Dc, Martinazzoli è artifice della nascita del Ppi che, nelle politiche del 1994, colloca al centro, alternativo alla sinistra dei Progressisti e a Silvio Berlusconi. Il Ppi perde per strada diversi esponenti da Pierferdinando Casini a Clemente Mastella che scelsero l’alleanza con il Polo delle Libertà. Martinazzoli venne eletto nell’autunno successivo alle politiche del ’94 primo cittadino di Brescia. Guidò il comune fino al novembre del 1998. Nel 2000 la sfida, perdente, con Roberto Formigoni per la presidenza della Regione Lombardia. A livello parlamentare fu presidente della Commissione di indagine sul caso Locked.

«Sono profondamente rattristato per la scomparsa di Mino Martinazzoli, con cui ho collaborato da giovane parlamentare nella vita della Democrazia Cristiana» dichiara Pier Ferdinando Casini. «Da lui - aggiunge il leader Udc - mi hanno diviso non pochi giudizi politici, ma non è mai venuta meno la stima e il rispetto per la persona e per le sue qualità intellettuali e morali. Mi unisco con profondo cordoglio ai familiari e agli amici che ne piangono la scomparsa». «Con Mino Martinazzoli se ne va un uomo che ha messo passione, competenza e cultura in ogni passo della sua vita professionale e politica - lo ricorda Dario Franceschini - Senza la sua scelta coraggiosa di traghettare i cattolici democratici dalla Dc nella nuova stagione politica degli anni '90, non sarebbero nati l'Ulivo e il Pd. Un'intera generazione - conclude il presidente dei deputati Pd - gli è poi debitrice di indimenticabili momenti di entusiasmo e speranze. Alla sua famiglia le condoglianze di tutti i deputati del gruppo del Pd e mie personali, con affetto e dolore».

Profondo cordoglio per la morte di Mino Martinazzoli è stato espresso, in un messaggio alla famiglia, dal presidente della Regione Lombardia, Roberto Formigoni. «Uomo politico, studioso e statista di rilievo - sottolinea Formigoni - abbiamo prima militato insieme nella Democrazia cristiana; poi siamo stati avversari fino alla competizione regionale del 2000 che ci vide candidati alla presidenza per due schieramenti contrapposti: ma lo abbiamo fatto rispetto reciproco e nella comune difesa dei valori di democrazia e di partecipazione popolare».

Per l'ex segretario Dc arrivano anche le condoglianze dei due rami del Parlamento. Il Presidente del Senato, Renato Schifani, anche a nome dell’Assemblea di Palazzo Madama, esprime ai familiari dell’ex segretario della Democrazia Cristiana e del Partito Popolare il più sincero e profondo cordoglio» recita una nota di palazzo Madama. Anche il presidente della Camera dei deputati, Gianfranco Fini, esprime il lutto suo personale e dell’Aula di Montecitorio per la scomparsa di Mino Martinazzoli, «uomo politico che ha onorato le Istituzioni ed ha interpretato gli ideali del cattolicesimo democratico negli incarichi di governo ricoperti e nella guida del partito della Democrazia Cristiana, in fasi intense della storia politica nazionale».





Avrebbe compiuto 80 anni a novembre. Più volte ministro, parlamentare per 22 anni, fu l'ultimo segretario politico, cui toccò il compito di "salvare" l'eredità del partito dopo Tangentopoli. Bersani: "Una figura irripetibile". Rotondi: "Un politico immenso"
Mino Martinazzoli
eRoma - Mino Martinazzoli, esponente storico della Democrazia Cristiana e ultimo segretario politico del partito, è morto oggi nella sua casa di Brescia dopo una lunga malattia. Avrebbe compiuto 80 anni il prossimo 30 novembre. Nato a Orzinuovi nel 1931, avvocato, uomo di grande rigore morale, Martinazzoli è stato uno dei principali esponenti della corrente della sinistra interna e del cattolicesimo progressista. Da segretario ha guidato la difficile fase post-Tangentopoli e del traghettamento del partito fino alla nascita del Ppi.

Ministro della Difesa, ministro della Giustizia, ministro delle Riforme Istituzionali, Martinazzoli è stato ininterrottamente in Parlamento dal 1972 al 1994, prima come senatore poi come deputato fino agli ultimi due anni di attività trascorsi nuovamente da Palazzo Madama. Quando nel 1994 tornò a Brescia per diventarne sindaco, il suo fu un tentativo di ritiro dalla vita politica e da un mondo uscito stravolto dall'uragano Tangentopoli. Nel 2000, però, fu "richiamato" dal centrosinistra e accettò di correre per la presidenza della Regione Lombardia, ma fu sconfitto da Roberto Formigoni. Restò in consiglio regionale per tutta la legislatura, mentre nel 2004 venne eletto presidente di Alleanza Popolare-Udeur.

Nel corso della lunga esperienza parlamentare, Martinazzoli fu anche presidente della commissione bicamerale d'inchiesta sul caso Lockeed. Nel partito fu, con Giovanni Galloni, Luigi Gramelli, Leopoldo Elia e Guido Bodrato, uno degli esponenti più significativi dell'area Zaccagnini che innescò il processo di rinnovamento della Democrazia Cristiana alla fine degli anni '70.

Le reazioni della politica - "Apprendo la notizia della scomparsa di Martinazzoli con profondo dolore", commenta il vicesegretario Pd, Enrico Letta. "Perdiamo e piangiamo un grande maestro e un insostituibile punto di riferimento politico e culturale. Da oggi siamo più soli". "Profondamente rattristato" si dice il leader Udc, Pier Ferdinando Casini: "Da lui - commenta l'ex presidente della Camera - mi hanno diviso non pochi giudizi politici, ma non è mai venuta meno la stima e il rispetto per la persona e per le sue qualità intellettuali e morali".

Il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani, parla di "una figura singolare e irripetibile nella vita politica e civile del Paese". "A lui - dice Bersani - dobbiamo una concezione assolutamente esigente della politica, nella sua coerenza con profonde radici culturali ed etiche". Walter Veltroni (Pd) lo ricorda come "un politico e un uomo di grande serietà e rigore, colto, riservato e sempre attento alle esigenze dei più deboli, dei cittadini, del suo territorio". Dario Franceschini, capogruppo Pd alla Camera, ricorda che "senza la sua scelta coraggiosa di traghettare i cattolici democratici dalla Dc nella nuova stagione politica degli anni 90, non sarebbero nati l'Ulivo e il Pd".

Cordoglio anche dal ministro dell'Istruzione Mariastella Gelmini, bresciana come Martinazzoli, che parla di "figura che ha sinceramente e profondamente connotato la vita politica nazionale". "E' stato una grande personalità dotata di equilibrio - ha detto il ministro -, un uomo profondamente colto e anche con un grande senso dell'ironia per chi lo conosceva bene. E' davvero una grande perdita per Brescia, ma direi per il Paese".

Secondo il senatore Luigi Zanda (Pd), con Martinazzoli "se ne va un altro pezzo di quell'Italia nella quale far politica voleva dire lottare per gli interessi generali del Paese" e non per il proprio personale arricchimento. "Martinazzoli - commenta Marco Follini (Pd) - era un uomo di grandi meriti e di grandissima sensibilità. E' stato impropriamente raccontato come il Celestino V della storia del cattolicesimo democratico. In realtà ne è stato il Giovanni XXIII". Secondo Massimo D'Alema, "resterà assai profonda la traccia della sua passione civile, del suo impegno politico e culturale, che ne fanno una delle personalità più significative del cattolicesimo democratico".

Secondo il ministro Gianfranco Rotondi, Martinazzoli è "stata una figura immensa della vita pubblica italiana, la cifra della sua presenza politica è stata una sorta di metafora tragica nel senso che ha scelto di incarnare senza ipocrisie il tramonto della Dc". Gianfranco Fini, presidente della Camera, lo ricorda come "un uomo politico che ha onorato le istituzioni ed ha interpretato gli ideali del cattolicesimo democratico negli incarichi di governo ricoperti e nella guida del partito della Dc". Roberto Formigoni ricorda "l'uomo politico, studioso e statista di rilievo".

Leoluca Orlando, portavoce dell'Italia dei valori, cita di Martinazzoli "l'impegno per la legalità costituzionale e per i valori della migliore tradizione laica del cattolicesimo democratico, in tempi difficili di declino della cosiddetta prima Repubblica" "Sincero e profondo cordoglio" è stato espresso dal presidente del Senato, Renato Schifani.

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