lunedì, agosto 29, 2011

Manovra iniqua: a Napoli aumento Irpef 1,22 punti, a Milano 0,28

di Marco Esposito* da Facebook)

La manifestazione di protesta dell’Anci si tiene lunedì 29 agosto 2011 a Milano. I più agguerriti sono i sindaci dei piccoli Comuni del Piemonte che temono di essere declassati a frazione. Ma ad avere motivi per arrabbiarsi sono soprattutto i meridionali. E’ al Sud infatti che si concentrano i tagli del governo ai Comuni decisi con la manovra di Ferragosto.
Rinvio i numeri alla fine per non appesantire l’articolo. Per il 2012 a Milano il decreto prevede un colpo di forbici per abitante che è la metà di quello di Napoli. Perché? Non c’entra nulla l’efficienza, il rispetto del patto di stabilità e così via. E nella Costituzione non c’è traccia per giustificare un trattamento diseguale, visto che gli enti locali devono ricevere le risorse per coprire “integralmente” le funzioni loro assegnate. L’unica spiegazione plausibile è che il governo colpisce con mano più pesante chi è debole, perché immagina che la protesta dei deboli sarà flebile.
Ci sono argomenti quindi per aprire l’ennesimo scontro Nord-Sud; tuttavia a Milano i Comuni devono essere compatti e solidali perché unitario è l’interesse a far valere un articolo chiave della Costituzione, il 114, riformato esattamente dieci anni fa con il sì degli italiani al referendum del 7 ottobre 2001: “La Repubblica è costituita dai Comuni, dalle Province, dalle Regioni e dallo Stato”. E quindi lo Stato non può arrogarsi il diritto di decidere in solitudine.
I conti della manovra di Ferragosto permettono però di raccogliere altre informazioni interessanti. Il governo infatti concede ai Comuni la possibilità di aumentare l’addizionale Irpef in modo da coprire i tagli. Per pareggiare il taglio del 2012 a Milano serve una piccola addizionale sulle diverse aliquote Irpef. A Napoli invece l’aliquota addizionale dovrebbe crescere oltre il massimo di legge e quindi sarà impossibile fronteggiare i tagli senza intaccare i servizi.
La prima battaglia è quindi tutta politica: non è possibile che il governo costringa alcuni Comuni a mozzare i servizi sociali (chi aprirà le scuole?) mentre il federalismo fiscale prevede almeno sulla carta la lotta gli sprechi, non la fine in una sola parte del Paese dei servizi sociali fondamentali.
Ma la battaglia non può essere solo politica. Come mai se a Napoli si introduce una tassa il gettito, e quindi il beneficio collettivo, è così basso? Per due ragioni: a Napoli c’è più evasione e a Napoli c’è meno ricchezza. Per uscire dal pantano occorre affrontare entrambi i temi. Sul fronte del contrasto al nero il progetto annunciato dal Comune di combattere l’evasione è due volte meritevole: per far cassa e per ragioni di equità visto che quando c’è da affrontare un sacrificio tutti devono fare la propria parte. Tuttavia la lotta all’evasione non permette a Napoli di pareggiare Milano, al Sud di raggiungere il Nord. I dati sul Pil comprensivi del sommerso vedono la città lombarda ricca il doppio di quella napoletana per cui con la sola lotta all’evasione e agli sprechi il Comune di Napoli non sarà mai florido come quello di Milano.
La gran parte del divario tra il Sud e il Nord va colmata con azioni che favoriscano lo sviluppo economico e quindi la crescita della base imponibile, cioè della torta. Come? In una fase di crisi l’impulso alla crescita non può essere solo locale. Occorrono iniezioni di risorse dall’esterno. Con un uso pieno e intelligente dei fondi europei, certo. Con un incremento dei flussi turistici, ovviamente. Ma soprattutto contrastando i fattori che frenano la città e mettendo in vetrina le enormi potenzialità di una comunità ricca di intelligenze e di risorse territoriali inutilizzate.
Il 29 agosto quindi Milano e Napoli, i grandi come i piccoli Comuni, faranno fronte compatto per chiedere l’azzeramento dei tagli decisi dal governo. Ma Napoli è tutto il Sud sanno che per loro le sfide sono anche altre. Primo: va tenuta alta la guardia perché il federalismo fiscale sia quello previsto dalla Costituzione del 2001 e non una sua traduzione truffaldina. Secondo: occorre contrastare i nostri mali endemici a partire dalla mediocre fedeltà fiscale. Terzo: va vinta la sfida dello sviluppo ricordando a noi stessi e al mondo che se Napoli è uno splendido posto dove vivere non c’è nessuna ragione per cui non possa essere anche un meraviglioso posto dove lavorare.
Ed ora i numeri. L’addizionale comunale Irpef per legge può salire al massimo a 0,80% e quella di Napoli è già a quota 0,50%. Milano è ferma a zero perché potendo contare su molte risorse non ha mai avuto bisogno di utilizzare questa leva fiscale e quindi potrà compensare integralmente i tagli di Ferragosto portando nel 2012 l’addizionale da zero a 0,28%, con un beneficio in cassa di 79 milioni, cioè 61 euro per abitante. Ma cosa accade a Napoli? Portando la leva fiscale al massimo di legge e cioè da 0,50% a 0,80% la città partenopea ha un beneficio di soli 27 milioni sui 110 milioni del taglio e si ferma a una copertura del 24,6% ovvero meno di un quarto del necessario. Per coprire al 100% i tagli di Ferragosto l’addizionale dovrebbe salire di 1,22 punti dall’attuale 0,50 a 1,72%.
Dove i redditi sono ridotti, anche il gettito fiscale pro capite è modesto: dalle simulazioni dell’Ifel si deduce che a Milano un punto di addizionale Irpef porta nelle casse municipali 280 milioni di euro, traducibili in 220 euro per abitante, mentre a Napoli a parità di aliquota fiscale arrivano appena 90 milioni, cioè poco più di 90 euro per residente. La lotta all’evasione può far crescere quei 90 euro a 110 o forse a 120 euro. Ma il differenziale da 110-120 euro pro capite fino a 220 euro si intacca soltanto se la città diventerà più ricca.

(l’autore è assessore allo Sviluppo del Comune di Napoli e sarà a Milano il 29 agosto come delegato del sindaco alla manifestazione dell’Anci)

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