L’8 agosto 1956, a Marcinelle, in Belgio,ebbe luogo uno dei più terribili incidenti minerari della storia recente. Nel rogo della miniera del Bois du Cazier morirono 262 uomini, 136 dei quali erano lavoratori italiani reclutati per quella che passerà alla storia come la guerra del carbone.
Rievocare oggi, a quasi mezzo secolo di distanza,questo episodio non permette soltanto di rappresentare le condizioni di vita e di lavoro degli emigranti italiani durante il secondo dopoguerra, ma offre anche alcuni spunti di riflessione sull’esercizio della memoria in questo paese, sul fenomeno dell’immigrazione in Italia, e dei conflitti sociali che qui esso produce.
La tragedia di Marcinelle, come molte altri catastrofi della nostra storia, presenta dei lati oscuri che rendono più difficili sia la ricostruzione storica sia l’accettazione dell’avvenimento in sé.
L’imprecisione dei dati e talune ricostruzioni sono più utili a confondere che chiarire una pagina di storia già molto trascurata e che, forse, di preferirebbe far dimenticare. I protagonisti del disastro del Bois du Cazier non hanno subito soltanto le vessazioni cui spesso sono sottoposti i lavoratori stranieri in qualsiasi paese: costretti ai lavori più umili e, talvolta, vittime di episodi di razzismo: in questo caso sono stati soggetti a qualcosa che rende ancora più odiosa questa vicenda, qualcosa che getta un’ombra inquietante su quegli accordi bilaterali tra nazioni che spesso ci vengono presentati come esempio del progredire della civiltà e della collaborazione tra i popoli. In pratica, ciò che si cerca di nascondere quasi con accanimento,è la compravendita di esseri umani, di uomini trattati come merce, da un governo che aveva, il compito semmai di proteggerli. Tutto questo è accaduto, non in un remoto passato durante il quale la schiavitù non era vissuta come un crimine nei confronti dell’umanità, ma nella seconda metà del secolo appena conclusosi,mentre era ancora forte il trauma dell’olocausto e mentre si andava al perfezionamento della Carta dei Diritti dell’Uomo.
Vi è poi la reale necessità di restituire dignità e visibilità a quei lavoratori che ci hanno permesso di diventare uno dei paesi più industrializzati dell’Occidente.
" Per tutto ciò- afferma Pasquale Orlando segretario nazionale della FAP ACLI (federazione anziani e pensionati) insieme al Centro Turistico ACLI organizza i viaggi della memoria per non dimenticare, capire e cercare di non ricadere negli errori del passato e purtroppo del nostro difficile presente.
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