10 gennaio 2011 - A un anno dalla rivolta degli immigrati di Rosarno “le promesse istituzionali sono rimaste inattuate”. Lo denunciano le Acli di Reggio Calabria ricordando che già nel 2010, le Associazioni cristiane lavoratori italiani "avevano evidenziato la colpevole e dolosa latitanza delle istituzioni nazionali, regionali e locali nel prevenire con interventi appropriati di natura igienica, sanitaria e sociale, prevedibili rivolte popolari e scontri sanguinosi tra poveri in un territorio palesemente controllato da forze oscure e criminali”. L’anno scorso, dopo la rivolta, le istituzioni “affermarono che l’utilizzazione della mano d’opera extracomunitaria sarebbe avvenuta nel rispetto minimo della trasparenza contrattuale, di una condizione abitativa degna di tal nome e di servizi sanitari e sociali propri di un paese civile”. Quelle parole sono rimaste lettera morta mentre “la società e il volontariato hanno continuato a fare azione sistematica di supplenza”. Contro questa situazione, le Acli di Reggio Calabra chiedono “di dare forza alla richiesta pacifica degli immigrati per il mantenimento delle promesse minime per una vita sociale, individuale e familiare degna di un paese che si dice civile”. |
A partire dall'esperienza associativa vissuta nelle ACLI e da quella amministrativa a Napoli e Castellammare di Stabia utilizzo questo spazio per affrontare i temi del dialogo tra le generazioni, del lavoro, della formazione, del welfare, della partecipazione e della loro necessaria innovazione.
lunedì, gennaio 10, 2011
Reggio Calabria: Le promesse non mantenute di Rosarno
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