UN GIUBILEO PER NAPOLI - CRESCENZIO CARDINALE SEPE
-in allegato il discorso di apertura e di chiusura dell'Arcivescovo
Cari Amici, spettabili Autorità,
cari cittadini di questa amata terra,
ringrazio di cuore voi tutti, uomini e donne di buona volontà, per essere intervenuti così numerosi a questa convocazione per aprire insieme il Giubileo per Napoli.
La ricorrenza giubilare, nella tradizione biblica, nel ricordare all’uomo la signoria di Dio sul cielo e sulla terra, aveva in sé anche una valenza sociale: restituire all’uomo la giustizia e l’uguaglianza.
Il termine giubileo comunemente richiama alla mente quello a noi più familiare di giubilo, un sentimento di gioia intensa; gioia che é conseguenza di quel condono secondo il quale ognuno riacquistava la libertà e le proprietà perdute. Nell’Antico Testamento, il Giubileo era, dunque, una istituzione che garantiva la protezione dei più deboli e dei più bisognosi. In questa linea si pose anche Gesù quando, nella sinagoga di Nazareth, aprì il primo Giubileo cristiano, leggendo il rotolo di Isaia: “annunciare ai poveri un lieto messaggio, proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; rimettere in libertà gli oppressi” (Lc 4,18). E se nell’anno di grazia il Signore ha restituito la vista ai ciechi, ha fatto sentire i sordi e parlare i muti, nessuno può rimanere inerme, cieco, sordo e muto di fronte a una città sofferente.
Ecco, allora, che l’esigenza diffusa di una stagione di rinascita della nostra terra ha ispirato l’ipotesi di un Giubileo, inteso nella sua valenza religiosa, civile e sociale, per ripristinare la giustizia e liberare Napoli, prigioniera di se stessa, dal sopruso, dal degrado, da ogni forma di oppressione e annunciare un messaggio di speranza agli abitanti di questa nostra terra.
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