Tutela dell’ambiente: dal 1 gennaio 2011 addio ai sacchetti di plastica. I tradizionali, infatti, con i quali abbiamo sempre fatto la spesa, non potranno più essere commercializzati. Al loro posto, i sacchetti biodegradabili, come già se ne vedono in giro. Bene anche tela o iuta o carta.
La richiesta viene dal direttore del Programma per l’Ambiente delle Nazioni Unite (Unep) e l’Italia, con un po’ di ritardo rispetto agli altri paesi europei, si sta adeguando. I sacchetti di plastica tradizionali sono in grado di rimanere nell’ambiente per centinaia di anni, soprattutto se vengono abbandonati e creano danni irreparabili all’ambiente e agli animali.
I nuovi sacchetti biodegradabili hanno un codice identificativo stampato che sarà bene individuare per verificare se il sacchetto che stiamo usando sia effettivamente a norma. Il codice di riferimento è EN13432 e corrisponde alla normativa europea in materia di “Requisiti per imballaggi recuperabili mediante compostaggio e biodegradazione”. L’attenzione all’ambiente, oggi, diventa primaria. Da poco, è online l’ultimo rapporto di Greenpeace sulle marche hi-tech virtuose: un elenco di case produttrici di tecnologia che siano anche rispettose dell’ambiente.
Non solo, con il 1 gennaio 2011 arrivano anche le nuove norme per lo smaltimento dei rifiuti urbani. In attesa che anche in Italia (soprattutto quella centro-meridionale) arrivino i nuovi cassonetti, si sappia già checeramica e alluminio vanno gettati separatamente, così come il vetro bianco da quello colorato. L’umido – poi – non dovrà più essere convogliato in discarica, ma in zone di compostaggio.
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