Non piace a Eleonora Cavallaro, presidente delle Acli della Campania, quello che sta succedendo intorno allo stabilimento della Fiat di Pomigliano d’Arco. È di ieri l’accordo separato, siglato da Fiat e quattro sindacati (Fim, Uilm, Fismic e Ugl), sullo stabilimento di Pomigliano, mentre la Fiom ha confermato il suo no. Intanto oggi Cgil Campania e Napoli hanno invitato i lavoratori Fiat a votare sì all’accordo raggiunto ieri. “È una brutta storia da tutti i punti di vista – secondo Cavallaro – perché conferma l’assoluta mancanza di un quadro di riferimento certo e soprattutto di una strategia ben delineata, chiara, riguardo allo sviluppo del Mezzogiorno e del Paese. Non è una questione che tocca solo Pomigliano o la Campania, ma l’intero Paese”. È una “storia brutta” anche perché “serve solo per dividere i lavoratori, mette l’un contro l’altro”. Le Acli, ricorda la presidente delle Acli campane, “stanno portando avanti una petizione per chiedere un nuovo Statuto dei lavoratori, che ampli le tutele”.
A giudizio della presidente delle Acli campane, “nel caso di Pomigliano è giusto fare il referendum tra i lavoratori sull’accordo, nella misura in cui siano effettivamente informati di tutte le argomentazioni in gioco”. È previsto, infatti, per martedì 22 giugno un referendum sull’accordo a cui saranno chiamati a votare tutti i lavoratori dello stabilimento. Di qui l’appello da parte di Cavallaro a tutto il mondo sindacale affinché “aiuti i lavoratori a essere edotti su tutti i pro e i contro dell’accordo” e alla Fiat e a tutto il mondo imprenditoriale affinché “tutti insieme possiamo elaborare un vero piano industriale di sviluppo”. Nel nuovo Statuto dei lavoratori chiesto dalle Acli, prosegue la presidente campana, “noi chiediamo nuove forme di democrazia interna alle imprese per rendere i lavoratori partecipi delle sorti aziendali. Non è possibile che all’improvviso si decida la chiusura di uno stabilimento dall’alto”. “Chiediamo anche nella nostra petizione per il nuovo Statuto – ricorda la presidente delle Acli campane - che ci sia anche un vero diritto alla formazione per cui il lavoratore acquisisca delle competenze durante la vita lavorativa, che possa utilizzare anche fuori dall’azienda, se ci fossero momenti di difficoltà”.
Per Cavallaro, inoltre, “non dobbiamo dimenticare che la Fiat per tanti anni ha chiesto e accettato dei contributi statali, in base a piani che la stessa azienda ha presentato. Quindi, se le cose non hanno funzionato, è stata sbagliata la strategia aziendale” ed ora “non è giusto che paghino le conseguenze i lavoratori”. Di certo, denuncia la presidente delle Acli campane, adesso “Pomigliano non può chiudere: lo stabilimento va mantenuto non attraverso il semplice assistenzialismo statale, ma attraverso un piano strategico serio”. Come se non bastasse, “avendo ricevuto la Fiat i contributi statali, l’azienda dovrebbe ragionare anche in termini di una strategia di solidarietà rispetto alla realtà nella quale opera”. Insomma, conclude Cavallaro, “al tavolo della contrattazione per lo stabilimento di Pomigliano d’Arco si devono sedere il Governo, la Regione, i sindacati, l’azienda, avendo come obiettivo lo sviluppo solidale”.
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