di Paolo Cuozzo da il Corriere del Mezzogiorno)
Saranno 40.000 le famiglie napoletane che dalla prossima estate non pagheranno più l’acqua. O, comunque, che potranno contare su 250 litri giornalieri di acqua gratis. E non sono pochi. E’ quanto prevede la delibera che oggi arriva in giunta, anticipata domenica scorsa dal Corriere del Mezzogiorno, che avrà la cosiddetta «esecuzione immediata». Una delibera che, dai calcoli che stanno effettuando gli uffici comunali, determinerà in sostanza che circa 12 napoletani su 100 non pagheranno più l’acqua. Il valore dell’operazione economica per il Comune è di unmilione e mezzo di euro. Soldi a cui il Comune rinuncerà, creando sostanzialmente un fondo; soldi che, in ogni caso, il Comune incassa— o avrebbe incassato — col contagocce, visto che le morosità nel pagamento della bolletta dell’acqua sono, nel caso delle famiglie incapienti, sono abbastanza elevate. Il calcolo di chi non pagherà più l’acqua viene fatto materialmente sul contatore: se infatti l’intestatario di un contratto di fornitura idrica gestito dall’Arin — la partecipata comunale che gestisce le risorse idriche — potrà dimostrare di avere un Isee (indicatore del reddito familiare, che non equivale necessariamente alla dichiarazione) non superiore ai 7.500 euro annui, beneficerà dello sgravio. A palazzo San Giacomo ragionano su una media di tre persone per nucleo familiare per un provvedimento che perciò avrà una ricaduta su 120 mila persone. Dell’intervento beneficeranno soprattutto le famiglie più povere, quelle definite in situazione di «esclusione sociale», molte delle quali possono fare affidamento soltanto sulla pensione— minima— di uno dei componenti il nucleo. In ogni caso, farà fede solo l’Isee. La delibera porta la firma degli assessori alle Politiche sociali, Giulio Riccio, e di quello al Bilancio, Michele Saggese. L’iniziativa, comunque, è frutto non solo del lavoro dei componenti della giunta ma anche dei movimenti a favore dell’acqua pubblica che a Napoli non numerosi e ben radicati. In tutta la regione, infatti, si moltiplicano i banchetti per la raccolta firme in vista del referendum popolare sulla questione: a Napoli, le sedi fisse dove è possibile firmare per la campagna referendaria «L’acqua non si vende», sono allestite presso la Federconsumatori, al corso Umberto 387; nella sede di Manitese, in piazza Cavour 190; in quella dell’associazione Masaniello, a Salita Tarsia 134; in quella dei Cobas, in vico Quercia 22; in piazzetta Nilo numero 7 e nella sede della Municipalità di Pianura. Fino a ieri le firme raccolte erano 420 mila (fonte www.acquabenecomune.
A sorpresa, potrebbe essere anche la sindaca Iervolino a firmare, come assessore proponente, la delibera per l’acqua gratis ai poveri. Perché— spiegano da palazzo San Giacomo — la prima cittadina ne farebbe una bandiera nell’ultimo anno di mandato che comincia il 30 maggio prossimo. E pure per controbilanciare l’aumento del 4 per cento delle tariffe dell’acqua previsto dal Cipe (ma non ancora attuato dal Comune) per riparametrarlo al costo della vita, addirittura retroattivo dal primo luglio del 2009. Un provvedimento che, quando entrerà in vigore, dai calcoli effettuati dai tecnici comunali, comporterà un aumento medio della bolletta di 2,40 euro a trimestre, quindi di circa 80 centesimi di euro al mese. Anche se la linea che prevale a palazzo San Giacomo e di non richiedere gli arretrati previsti dalla delibera Cipe. E non solo ai più poveri.
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