venerdì, giugno 12, 2009

“NAPOLI SICCOME IMMOBILE”

L’associazione Zenith e l’Istituto di Cultura Meridionale hanno presentato il libro “NAPOLI SICCOME IMMOBILE” (Ed. Guida) -

Aldo Masullo intervistato da Claudio Scamardella.

di Aldo Miglietta

Un incontro importante, proficuo, quello organizzato dall’Associazione Zenith e dall’Istituto di Cultura Meridionale il 28 maggio v.s. nel Salone di via Chiatamone, 63 per la presentazione del libro “Napoli Siccome Immobile” (ed. Guida), intervista del giornalista de “Il Mattino” Claudio Scamardella ad Aldo Masullo, professore emerito di Filosofia Morale dell’Università degli Studi Federico II. Con gli autori ne hanno discusso i presidenti delle due associazione promotrici, avv. Gennaro Famiglietti e prof. Antonio Palma, il presidente dell’Ordine degli Avvocati di Napoli, avv. Francesco Caia, il prof. Gerardo Ragone ordinario Sociologia Università Federico II di Napoli, il dott. Gianni Lettieri, presidente dell’Unione degli Industriali di Napoli, il prof. Lucio D’Alessandro Pro-Rettore Università Suor Orsola Benincasa. Ha coordinato il dibattito Virman Cusenza, Vice direttore de “Il Mattino”. Folta e attenta la partecipazione del pubblico con diversi esponenti del mondo associativo, professionale ed accademico. Aprendo l’incontro Gennaro Famiglietti, salutando i presenti, esprime il suo apprezzamento per il libro i cui contenuti offrono stimoli alla riflessione sul ruolo di Napoli ed il suo degrado civile e sociale. Ciò rilevano le domande di Scamardella all’inizio ed alla fine del libro e le risposte di Masullo. Analisi delle cause e proposizione di idee per il futuro. Davanti allo scoramento imperante, nonostante tutto, ritiene sia possibile, impegnandosi, lavorare per delineare lo sviluppo possibile, abbandonando l’individualismo imperante. La collaborazione tra Zenith e l’Istituto di Cultura Meridionale va in questa direzione. Virman Cusenza, ha seguito fin dall’inizio la definizione del libro ed ha rilevato una metodologia innovativa, quella usata fra domande e risposte. Il contenuto offre tre opportunità: 1) il ritrovato ruolo del Mediterraneo nel mondo globalizzato; 2) la rivoluzione tecnologica; 3) il federalismo politico e fiscale. A Masullo pone la domanda sul senso delle responsabilità, invocata da Obama all’atto del suo insediamento. Masullo afferma che il libro nasce come indignazione che è la reazione al crollo della dignità. Occorre cercare l’indignazione perché si possa reagire con l’impegno. La nostra non è una società liquida (quella di Baumann) dove tutto scorre secondo il diritto, le regole condivise. Quella delle nostre realtà è una società grumosa, dove esistono grumi che impediscono lo scorrimento naturale; grumi costituiti da gruppi parentali, altri di interesse che contrastano altri gruppi rendendo difficile operare e concretizzare programmi e progetti, rallentando fino all’immobilità. A volte sembra regnare la separatezza e l’incomunicabilità. Claudio Scamardella parla dell’incontro con Masullo e da qui l’idea del libro, che nasce dal “Manifesto per salvare Napoli”, lanciato nel 2004 e rivolto a tutti gli uomini di buona volontà. “indignati” e invitati a reagire. Si susseguirono innumerevoli incontri / confronti, che portarono alla stesura del piano ed infine apportate le ultime correzioni la stampa. Il problema - afferma Scamardella - è la mancanza di un disegno complessivo di organizzazione della comunità, da cui nasce la difficoltà, quasi l’impossibilità all’esercizio dell’autonomia individuale e di gruppo, all’esercizio della libertà. Ciò che si è affermato e la ricerca della protezione del potente di turno. Ancora oggi mancano previsioni per il futuro, linee progettuali per lo sviluppo sociale e civile. Non c’è una borghesia che concorre a creare istituzioni solide, manca una classe imprenditoriale forte, capace di far sentire il suo peso. A volte denuncia, ma non va oltre, non propone. Non si può pretendere di comandare senza guidare. Anche per questo la politica degli ultimi 15 anni ha fallito con Bassolino e Iervolino. E’ un ciclo che ormai va chiuso. Il prof. Lucio D’Alessandro sostiene che il libro dà una risposta nelle analisi e certifica la fine del Ciclo dei governi di Bassolino e delinea una speranza di apertura alla società, la quale continua a vivere per interessi, manifestandosi per di più provinciale e periferica. Napoli è in pessime condizioni anche perché, a differenza del passato, il centro sta rischiando di diventare periferia. La grumosità impedisce di coinvolgere le forze della società civile, liberandole. E’ in questo il fallimento del progetto Bassolino. Non era un vero progetto. Il problema consiste nella mancanza di fiducia che la situazione possa essere invertita, rilanciando idee e progetti di sviluppo. Eppure bisogna provarci. Una opportunità può rappresentarla la parte del Centro Storico di Napoli tra Port’Alba, via Costantinopoli / Museo Archeologico / Università, ecc… Occorrono idee progettuali e l’impegno delle istituzioni pubbliche, civili, religiose e l’Università. Gianni Lettieri, inizia il suo intervento dicendo che gli imprenditori devono essere messi nella possibilità di fare le opere. L’ascolto delle istituzioni è fittizio, pleonastico, con risposte sterili. Certo anche gli imprenditori hanno le loro colpe, ma lo Stato e le Istituzioni locali ai vari livelli hanno operato spesso senza tenere conto delle nostre idee. Fin dall’Unità d’Italia lo Stato ha consentito il depauperamento del nostro tessuto industriale e dell’economia, drenando risorse dal Sud al Nord del Paese. Successivamente negli anni ’50 ha creato l’economia pubblica con l’intervento diretto dello Stato in economia (prima con la Cassa del Mezzogiorno, poi le Partecipazioni Statali, ecc..) che ha mortificato l’imprenditoria privata. Oggi siamo, spesso, attaccati su Bagnoli. Ma come è possibile accusarci di inerzia, di non voler rischiare. Non si tiene conto, non si sa che circa il 90% dei suoli è di proprietà del Comune di Napoli, quindi è il Comune di Napoli che deve muoversi velocemente, dato il grande ritardo ed i ripensamenti che mettono in discussione lo stesso PRG. Noi siamo pronti ad investire. Anche noi riteniamo che la classe politica, la borghesia intellettuale e imprenditoriale, la società civile in genere si devono confrontare seriamente per costruire una svolta ideale e concreta di sviluppo. Francesco Caia richiama la frase detta da Masullo, “..ciascuno faccia la sua parte..”. La borghesia e, in questa, gli avvocati di Napoli negli ultimi 15 anni non l’hanno fatta. E’ mancato il rispetto delle regole, eluso il principio della legalità. Ma è vero che tutta la Comunità non vive nel principio del rispetto del bene comune. Occorre affrontare gia da oggi i problemi economici della prospettiva. Dal 2013 non ci saranno più i Fondi Europei nella modalità e quantità precedenti. E’ un problema che va affrontato, rivedendo, accelerando i programmi per l’utilizzo, risanando, evitando gli sprechi. Ma occorre affrontare la necessità di sinergie sui diversi piani con i nostri partness mediterranei. L’Ordine degli Avvocati di Napoli ha in corso collegamenti con gli altri Ordini legali dei Paesi Mediterranei su progetti specifici. L’indignazione deve diventare politica, tramutarla in positività, creando sinergie per una seria progettualità. Antonio Palma dice che poiché vive tra Napoli e Roma, come tanti altri napoletani, quando arriva a Napoli prova, come altri, un grande sconforto. Non può sottacere che mentre Roma è già proiettata verso il futuro, specialmente da quando è stata sancito dal Parlamento “Roma Capitale”, si manifesta un positivo fervore di idee, progettazione. Napoli, invece, mostra una società porosa, città gentilizia, dove vivono ceti di interessi, ognuno chiuso nel suo gruppo, ma impermeabili a sinergie comuni con altri. Napoli ha bisogno di essere una città organizzata dove si riesca a far rispettare le regole in tutti i campi. Riscontriamo da diverso tempo azioni di inclusione ed esclusione della borghesia da parte della politica mentre il popolo cerca protezione al potente di turno. Napoli deve abbandonare idee di grandezza (Capitale del Mediterraneo, Capitale del Sud, ecc..), non proponibili ed illusorie, invece deve lavorare per il ruolo di Capitale di una delle 2 o 3 grandi regioni d’Italia, abbandonando anche la giustificazione di essere “città decaduta”. Occorre individuare una nuova classe dirigente. L’imprenditoria deve convincersi che la fase delle risorse pubbliche distribuite a larga mano è finita, oggi bisogna investire, affrontando il rischio. Quello che bisogna rivendicare è istituzioni pubbliche efficienti, rapide nelle decisioni e nella definizione, di agevolare programmi e progetti per le opere. La borghesia napoletana deve aprirsi a nuove energie, creare una nuova classe dirigente e non chiudersi come una casta. Occorre abbandonare l’idea di preservare una nobiltà. Gerardo Ragone si domanda come è possibile che da 50 anni ad oggi tutti i programmi e i progetti che si sono succeduti nel Mezzogiorno si sono rilevati fallimentari? Tutti questi fallimenti dimostrano che non è stato per casualità o per errori sporadici, ma dovuti a classi dirigenti non all’altezza. Il Mezzogiorno è un’area del Paese ricca di risorse, ma con una classe dirigente fragile. Il Mezzogiorno costituisce una grande sacca di popolazione marginale, una montagna di voti che vengono utilizzati da chi offre “favori” di vario genere. Un vero e proprio mercato elettorale. Occorre invertire questa situazione.

In conclusione Claudio Scamardella dice di riscontrare dagli interventi quasi la convinzione della difficoltà della soluzione della questione napoletana. L’Unione Industriale ha dato uno stimolo forte alla politica. Ma si domanda chi deve incominciare a lavorare per invertire l’attuale ordine? E’ convinto che ormai la soluzione del problema del Mezzogiorno sia la riforma fiscale. Aldo Masullo chiudendo il dibattito afferma che il libro si manifesta positivo perché consente di parlare, confrontarsi come si è rilevato nei 15/16 incontri di presentazione. Rileva, e ringrazia gli interlocutori, di aver manifestato di averlo letto, di aver espresso passione per l’impegno, insieme all’attenzione degli uditori in sala, numerosi e rimasti fino alla fine. Occorre ora operare una selezione dei temi, in particolare quelli che consentono di essere concreti e utili al cambiamento. E’ paradossale e deprimente per le regioni del Sud Italia, riscontrare dai dati che le regioni di altri Stati che al loro ingresso in UE erano ai livelli più bassi, sono riuscite a migliorare decisamente la loro posizione economica e sociale, utilizzando al meglio le risorse messe a disposizione dall’Unione, mentre le nostre regioni meridionali sono al punto di partenza. Non c’è sviluppo economico senza quello culturale, ma anche viceversa. Non si può essere “immobili nella contemplazione del passato”. Napoli rimarrà immobile se non si cambia il processo reale, convertire la propria mentalità. Occorre una trasformazione culturale.

1 commento:

Anonimo ha detto...

imparato molto