Via libera definitivo del Senato. Anche Di Pietro vota sì: il Paese va rinnovato
ROMA
Più autonomia per Regioni, Province e Comuni, un tetto alla pressione fiscale; "bicameralina" per il parere sui decreti attuativi, maggiore trasparenza nei meccanismi finanziari; istituzione di 10 città metropolitane. Questi i punti cardine del provvedimento sul federalismo fiscale che oggi ha ottenuto il via libera definitivo dall’assemblea di palazzo Madama.
Il ddl è stato approvato con 154 voti favorevoli, 6 contrari, e 87 astensioni. A favore hanno votato il Pdl, la Lega e l’Idv. Astenuto il Pd. Contraria l’Udc e i senatori del Pd Marco Follini e Franco Bruno. La Lega non ha perso tempo e ha dato subito il via ai festeggiamenti. Negli uffici senatoriali al terzo piano di Palazzo Madama della vicepresidente leghista Rosi Mauro, Bossi Zaia, Maroni, Calderoli, il poker di ministri del Carroccio, più Tremonti, e i sottosegretari lumbard ed in blocco i senatori, si è brindato con spumante per una «giornata storica». In tribuna per il grande evento c'era Renzo Bossi, figlio del Senatur.
Non appena il presidente del Senato Schifani ha letto i risultati della votazione i senatori del Carroccio si sono alzati in piedi tutti insieme e hanno sventolato i fazzolettoni verdi con il simbolo della Lega. I senatori si sono rivolti verso la tribuna della stampa sfoggiando sorrisi per la gioia dei fotografi presenti in modo massiccio per immortalare il momento del voto. Tra i banchi del governo ci sono stati abbracci e strette di mano verso il leader del Carroccio Umberto Bossi e gli altri ministri leghisti. Strette di mano anche con il ministro dell’Economia Giulio Tremonti e gli altri ministri della maggioranza: Matteoli, Sacconi, Fitto, Vito che sono arrivati durante le dichiarazioni di voto.
Secondo le nuove norme, le autonomie locali per finanziare i servizi erogati potranno avvalersi di un fondo perequativo e della compartecipazione a tributi erariali e a tributi propri. Per i Comuni è previsto un sistema misto di compartecipazione a Iva e Irpef. Con questa riforma si punta a dare autonomia tributaria agli enti territoriali evitando di aumentare la pressione fiscale. Fissati criteri di quantificazione dei fondi perequativi nella fase transitoria che garantiscono agli enti locali di ricevere, nel complesso, lo stesso ammontare di risorse di cui dispongono attualmente. Attraverso i decreti attuativi, quindi, dovrà essere garantita l’individuazione di un tetto limite massimo della pressione fiscale e del suo riparto tra i vari livelli di governo.
In arrivo norme specifiche per la Capitale: il Consiglio comunale di Roma infatti sarà chiamato «assemblea capitolina» e il suo status sarà regolato da una apposita legge dello Stato. Per il via libera definitivo di Roma città metropolitana, a differenza di quanto accade per le altre, servirà l’accordo tra il Comune e la Provincia. Oltre a quelle attualmente spettanti al comune di Roma, sono attribuite alla Capitale nuove funzioni amministrative: concorso alla valorizzazione dei beni storici, artistici, ambientali e fluviali, previo accordo con il ministero per i Beni e le attività culturali; sviluppo economico e sociale di Roma capitale con particolare riferimento al settore produttivo e turistico; sviluppo urbano e pianificazione territoriale; edilizia pubblica e privata; organizzazione e funzionamento dei servizi urbani, con particolare riferimento al trasporto pubblico e alla mobilità; protezione civile, in collaborazione con la presidenza del Consiglio dei ministri e la regione Lazio.
Con la riforma viene definito il percorso per l’istituzione di 10 città metropolitane: Roma, Torino, Milano, Venezia, Genova, Bologna, Firenze, Bari, Napoli e Reggio Calabria. L’iter, che prevede anche un referendum consultivo della popolazione, potrebbe anche portare alla cancellazione delle corrispondenti Province. Con la riforma viene istituita una Commissione bicamerale per l’attuazione del federalismo fiscale. Sarà composta da trenta membri tra deputati e senatori e sarà affiancata da un Comitato delle autonomie locali. Il Comitato è composto da dodici membri dei quali sei in rappresentanza delle regioni, due in rappresentanza delle province e quattro in rappresentanza dei comuni. Al via anche una commissione tecnica paritetica per l’attuazione del federalismo fiscale, con il compito di acquisire ed elaborare elementi conoscitivi per consentire all’esecutivo di predisporre gli schemi dei decreti legislativi di attuazione. Ne fanno parte 30 componenti, dei quali 15 rappresentanti tecnici dello Stato e 15 rappresentanti tecnici degli enti territoriali.
Partecipano inoltre alle riunioni un rappresentante tecnico della Camera e uno del Senato e un rappresentante tecnico delle Assemblee legislative regionali e delle Province autonome. Con la nuova legge Viene cancellata la riserva di aliquota Irpef tra le fonti che le Regioni utilizzano per finanziare le spese essenziali, sostituita da compartecipazioni ai tributi erariali e, in via prioritaria, al gettito Iva. Sì al Patto di stabilità in sostituzione del precedente Patto di convergenza e via libera all’ istituzione di un tavolo confronto nell’ambito della Conferenza Stato-Regioni tra Governo e singole Regioni a Statuto speciale. Entro due anni saranno emanati i decreti legislativi attuativi. La fase transitoria durerà 5 anni.
Più autonomia per Regioni, Province e Comuni, un tetto alla pressione fiscale; "bicameralina" per il parere sui decreti attuativi, maggiore trasparenza nei meccanismi finanziari; istituzione di 10 città metropolitane. Questi i punti cardine del provvedimento sul federalismo fiscale che oggi ha ottenuto il via libera definitivo dall’assemblea di palazzo Madama.
Il ddl è stato approvato con 154 voti favorevoli, 6 contrari, e 87 astensioni. A favore hanno votato il Pdl, la Lega e l’Idv. Astenuto il Pd. Contraria l’Udc e i senatori del Pd Marco Follini e Franco Bruno. La Lega non ha perso tempo e ha dato subito il via ai festeggiamenti. Negli uffici senatoriali al terzo piano di Palazzo Madama della vicepresidente leghista Rosi Mauro, Bossi Zaia, Maroni, Calderoli, il poker di ministri del Carroccio, più Tremonti, e i sottosegretari lumbard ed in blocco i senatori, si è brindato con spumante per una «giornata storica». In tribuna per il grande evento c'era Renzo Bossi, figlio del Senatur.
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Secondo le nuove norme, le autonomie locali per finanziare i servizi erogati potranno avvalersi di un fondo perequativo e della compartecipazione a tributi erariali e a tributi propri. Per i Comuni è previsto un sistema misto di compartecipazione a Iva e Irpef. Con questa riforma si punta a dare autonomia tributaria agli enti territoriali evitando di aumentare la pressione fiscale. Fissati criteri di quantificazione dei fondi perequativi nella fase transitoria che garantiscono agli enti locali di ricevere, nel complesso, lo stesso ammontare di risorse di cui dispongono attualmente. Attraverso i decreti attuativi, quindi, dovrà essere garantita l’individuazione di un tetto limite massimo della pressione fiscale e del suo riparto tra i vari livelli di governo.
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2 commenti:
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