venerdì, aprile 10, 2009

ERMETE REALACCI: "DETASSIAMO L'ANTISISMICO".


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Ora è il tempo dell’emergenza, della solidarietà e dell’unità nazionale. La priorità è portare i soccorsi e gli aiuti materiali alle popolazioni gravemente colpite dal sisma e il sistema di protezione civile del nostro paese, tra i migliori del mondo grazie anche alla collaborazione tra istituzioni e mondo del volontariato, si sta ancora una volta dimostrando all’altezza della situazione.
Quando sarà superata l’emergenza e avviato il processo di ricostruzione, però, la priorità sarà un’altra. Sarà non dimenticare, come purtroppo è sempre accaduto in passato, che il nostro è un paese fragile, costantemente a grave rischio sismico e con gran parte del patrimonio edilizio di qualità scadente. Una condizione che richiederebbe la massima attenzione quando si costruisce e che invece viene costantemente disattesa quando si da il via libera alla deregulation edilizia, alla cementificazione senza qualità, a costruzioni lontane dagli standard antisismici indispensabili in un paese dove la terra trema. Voglio ricordare che dal mese di dicembre giace senza risposta un’interrogazione parlamentare da me presentata in occasione del centenario del terremoto di Messina in cui, prendendo il caso di quell’area, che fra l’altro è la zona a maggior rischio sismico del Mediterraneo, si fa presente che se oggi si verificasse un nuovo evento sismico di magnitudo pari a quello del 1908, gran parte del patrimonio edilizio esistente nelle città di Messina e Reggio Calabria, perlopiù di qualità scadente e non rispondente ai necessari requisiti antisismici, risulterebbe gravemente danneggiato.
Le conseguenze sarebbero perciò drammatiche sia per il presumibile alto numero di vittime, sia per le moltissime persone che rimarrebbero senza casa, senza contare i danni economici alla popolazione, al territorio e allo stato. Purtroppo una situazione analoga è riscontrabile in molte altre aree del paese.
Se si avviasse immediatamente un piano straordinario di consolidamento e miglioramento sismico degli edifici pubblici e privati, non solo si potrebbe mettere in sicurezza gran parte della popolazione, ma si potrebbe rilanciare un’economia legata all’edilizia di qualità, in grado di produrre anche un rilevante effetto sul terreno occupazionale.
È proprio in questa tragica occasione che avanziamo la richiesta di una misura concreta attivabile da subito; quella di stendere il beneficio fiscale del 55%, non solo a chi ristruttura la proprio abitazione nel segno dell’efficienza energetica, ma anche a chi vuole intervenire con requisiti antisismici. E in questa direzione può essere utile la proposta di buon senso avanzata nei giorni scorsi dal ministro dello sviluppo economico Scajola di adeguare il nuovo piano per l’edilizia varato dal governo anche a misure per il miglioramento sismico degli edifici. Per inciso, tra ieri e l’altro ieri, sono da registrare due fatti positivi. Il primo riguarda il tanto discusso piano per l’edilizia di Berlusconi che è stato ulteriormente modificato in corso d’opera, introducendo un articolo “misure urgenti in materia antisismica” in sostituzione di precedente articolo “semplificazioni in materia antisismica”.
Il secondo riguarda l’approvazione all’unanimità in Commissione ambiente, territorio e lavori pubblici della camera della risoluzione per l’entrata in vigore delle nuove norme tecniche in materia di costruzione per rendere obbligatoria l’applicazione del decreto ministriale del 14 gennaio 2008 e abrogare le successive proroghe.
Convince molto meno, invece, l’idea del presidente del consiglio Berlusconi di costruire a l’Aquila delle “new town”, perché un conto è ricostruire la città con criteri di sicurezza, efficienza, qualità, un’altra immaginare insediamenti senza anima e identità che contrastano con le caratteristiche di quel territorio e con la sua storia. E non credo che neanche l’orgoglio e la dignità degli abruzzesi apprezzerebbe una “L’Aquila due”.

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