Nelle ultime tre settimane i grandi quotidiani, soprattutto quelli con partecipazioni rilevanti della Fiat, ci hanno bombardato di articoli sugli aiuti statali all´industria dell´auto. La Stampa ha dedicato nove titoli agli auto-aiuti, otto il Sole24ore, sei il Corriere della Sera e cinque la Repubblica.
Un totale di 28 titoli contro solo 5 destinati agli ammortizzatori sociali, anch´essi nell´agenda del Consiglio dei Ministri di ieri e di ripetuti incontri dell´esecutivo con le Regioni, di fronte all´aggravarsi della crisi occupazionale. Puntuali, ieri, gli incentivi all´auto sono arrivati assieme alla certificazione del fatto che la riforma degli ammortizzatori sociali non ci sarà. Questione di priorità.
Silvio Berlusconi, che nei giorni scorsi si era vantato di avere salvato l´economia mondiale con piani poi ripresi da tutti (stranamente senza mai citarlo), si è ieri affrettato a precisare che questo pacchetto darà un forte impulso al prodotto interno lordo, riducendone la caduta di almeno un punto percentuale. Come dire che un pacchetto di due miliardi di euro fa crescere il Pil di più di 15 miliardi!
È un´elasticità del Pil alla spesa pubblica del tutto inverosimile. Il Centro Studi Promotor, emanazione della società che gestisce il Lingotto e il Motor Show di Bologna, sostiene che le misure si autofinanziano. Ma ignora il fatto che ogni acquisto indotto dalla rottamazione andrà a scapito di consumi futuri e ridurrà l´acquisto di altri beni durevoli. Come mostrato su www.lavoce.info, pur prendendo buona la stima di Promotor di 300.000 nuove autovetture da 15 milioni vendute, non più di un sesto del sussidio potrebbe realisticamente essere finanziato dalle entrate Iva originate da queste vendite. Caleranno, infatti, le entrate per i minori consumi di altri beni, forse ancora più ecologici di quelli che si dice di voler sostenere.
E´ da più di dieci anni che lo Stato concede aiuti all´industria dell´auto. Nel 1997 si chiamavano "incentivi alla rottamazione", dal 1998 al 2002 "contributi statali per l´acquisto di un´auto nuova". Col nuovo millennio si è passati agli "eco-incentivi" e, infine, agli "euro incentivi" del 2006-8. Gli aiuti di ieri passeranno probabilmente alle cronache come bonus per i consumi durevoli, dato che riguardano in minima parte anche mobili ed elettrodomestici (ma ci sono tanti altri beni durevoli più ecologici, a partire dalle biciclette). Questi aiuti di stato sono stati concessi così a lungo senza condizionarli ad alcuna ristrutturazione, mentre dovrebbero essere forniti solo come misure temporanee subordinate a impegni verificabili da parte di chi li riceve a rendersi autosufficiente. Gli aiuti per sempre e incondizionati generano mostri come Alitalia.
Durante una crisi globale, generalizzata a tutti i comparti, come quella che stiamo vivendo, gli aiuti all´auto sottraggono risorse a famiglie e ad altre imprese, ugualmente in cerca di aiuto. Dare un euro a un settore significa togliere un euro a un altro settore. Le recessioni sono anche un´occasione per cambiare specializzazione produttiva, puntando su nuove iniziative imprenditoriali. Per questi motivi bisognerebbe procedere con interventi orizzontali, accessibili anche da chi ha idee nuove e vuole sfruttare la recessione per metterle in pratica. Le scelte di ieri del governo sono, invece, tutte a favore dello status quo. Gli aiuti hanno un nome e cognome come molte leggi dello Stato in questa legislatura. Qualche settimana fa si era scritto della Gheddafi tax definita in modo tale da escludere tutti tranne l´Eni. Oggi abbiamo invece incentivi fiscali targati Fiat multipla bipower. Ed è la Fiat che ha investito di più nelle auto a metano, definita "tecnologia di particolare interesse" dal prospetto governativo. Non a caso ieri i titoli dell´azienda torinese sono cresciuti del 6 per cento, dopo avere conosciuto incrementi a due cifre nei giorni precedenti, nell´attesa dei provvedimenti.
Nella nota di aggiornamento al programma di stabilità che il Ministro Tremonti ha ieri presentato al Governo e che verrà nei prossimi giorni notificata a Bruxelles c´è scritto chiaramente che quella di ieri sarà l´ultima misura anticrisi varata dal Governo. Basta guardare le previsioni sul disavanzo 2009: -3,7 per cento a fronte di una stimata riduzione del prodotto interno lordo del 2 per cento. Ogni punto di Pil in meno significa almeno mezzo punto di disavanzo in più. Oggi il deficit è al 2,8 per cento, quindi secondo il Governo salirà quest´anno meno di un punto. Questo significa che il deficit programmato per il 2009 sconta solo la recessione, mentre esclude la riforma degli ammortizzatori sociali o altre misure che, ad esempio, sblocchino il credito alle imprese, anche a quelle che non hanno santi in paradiso. Il nostro premier apparentemente è stato così impegnato nel "vendere" agli altri paesi i suoi piani da dimenticarsi che gli interventi sul credito in Italia sono in ancora in attesa dei decreti attuativi.
Un totale di 28 titoli contro solo 5 destinati agli ammortizzatori sociali, anch´essi nell´agenda del Consiglio dei Ministri di ieri e di ripetuti incontri dell´esecutivo con le Regioni, di fronte all´aggravarsi della crisi occupazionale. Puntuali, ieri, gli incentivi all´auto sono arrivati assieme alla certificazione del fatto che la riforma degli ammortizzatori sociali non ci sarà. Questione di priorità.
Silvio Berlusconi, che nei giorni scorsi si era vantato di avere salvato l´economia mondiale con piani poi ripresi da tutti (stranamente senza mai citarlo), si è ieri affrettato a precisare che questo pacchetto darà un forte impulso al prodotto interno lordo, riducendone la caduta di almeno un punto percentuale. Come dire che un pacchetto di due miliardi di euro fa crescere il Pil di più di 15 miliardi!
È un´elasticità del Pil alla spesa pubblica del tutto inverosimile. Il Centro Studi Promotor, emanazione della società che gestisce il Lingotto e il Motor Show di Bologna, sostiene che le misure si autofinanziano. Ma ignora il fatto che ogni acquisto indotto dalla rottamazione andrà a scapito di consumi futuri e ridurrà l´acquisto di altri beni durevoli. Come mostrato su www.lavoce.info, pur prendendo buona la stima di Promotor di 300.000 nuove autovetture da 15 milioni vendute, non più di un sesto del sussidio potrebbe realisticamente essere finanziato dalle entrate Iva originate da queste vendite. Caleranno, infatti, le entrate per i minori consumi di altri beni, forse ancora più ecologici di quelli che si dice di voler sostenere.
E´ da più di dieci anni che lo Stato concede aiuti all´industria dell´auto. Nel 1997 si chiamavano "incentivi alla rottamazione", dal 1998 al 2002 "contributi statali per l´acquisto di un´auto nuova". Col nuovo millennio si è passati agli "eco-incentivi" e, infine, agli "euro incentivi" del 2006-8. Gli aiuti di ieri passeranno probabilmente alle cronache come bonus per i consumi durevoli, dato che riguardano in minima parte anche mobili ed elettrodomestici (ma ci sono tanti altri beni durevoli più ecologici, a partire dalle biciclette). Questi aiuti di stato sono stati concessi così a lungo senza condizionarli ad alcuna ristrutturazione, mentre dovrebbero essere forniti solo come misure temporanee subordinate a impegni verificabili da parte di chi li riceve a rendersi autosufficiente. Gli aiuti per sempre e incondizionati generano mostri come Alitalia.
Durante una crisi globale, generalizzata a tutti i comparti, come quella che stiamo vivendo, gli aiuti all´auto sottraggono risorse a famiglie e ad altre imprese, ugualmente in cerca di aiuto. Dare un euro a un settore significa togliere un euro a un altro settore. Le recessioni sono anche un´occasione per cambiare specializzazione produttiva, puntando su nuove iniziative imprenditoriali. Per questi motivi bisognerebbe procedere con interventi orizzontali, accessibili anche da chi ha idee nuove e vuole sfruttare la recessione per metterle in pratica. Le scelte di ieri del governo sono, invece, tutte a favore dello status quo. Gli aiuti hanno un nome e cognome come molte leggi dello Stato in questa legislatura. Qualche settimana fa si era scritto della Gheddafi tax definita in modo tale da escludere tutti tranne l´Eni. Oggi abbiamo invece incentivi fiscali targati Fiat multipla bipower. Ed è la Fiat che ha investito di più nelle auto a metano, definita "tecnologia di particolare interesse" dal prospetto governativo. Non a caso ieri i titoli dell´azienda torinese sono cresciuti del 6 per cento, dopo avere conosciuto incrementi a due cifre nei giorni precedenti, nell´attesa dei provvedimenti.
Nella nota di aggiornamento al programma di stabilità che il Ministro Tremonti ha ieri presentato al Governo e che verrà nei prossimi giorni notificata a Bruxelles c´è scritto chiaramente che quella di ieri sarà l´ultima misura anticrisi varata dal Governo. Basta guardare le previsioni sul disavanzo 2009: -3,7 per cento a fronte di una stimata riduzione del prodotto interno lordo del 2 per cento. Ogni punto di Pil in meno significa almeno mezzo punto di disavanzo in più. Oggi il deficit è al 2,8 per cento, quindi secondo il Governo salirà quest´anno meno di un punto. Questo significa che il deficit programmato per il 2009 sconta solo la recessione, mentre esclude la riforma degli ammortizzatori sociali o altre misure che, ad esempio, sblocchino il credito alle imprese, anche a quelle che non hanno santi in paradiso. Il nostro premier apparentemente è stato così impegnato nel "vendere" agli altri paesi i suoi piani da dimenticarsi che gli interventi sul credito in Italia sono in ancora in attesa dei decreti attuativi.
2 commenti:
good start
necessita di verificare:)
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