il caso finisce in Parlamento
L'allarme dell'esponente del Pd: mafia e camorra utilizzano il sito per farsi propaganda e creare proseliti
Raffaele Cutolo
NAPOLI — Se pure fosse una goliardata, il presidente della commissione antimafia l'ha presa piuttosto male. L'ex ministro dell'Interno Giuseppe Pisanu, dopo aver ricevuto nella casella email del senato diverse comunicazioni riguardanti i gruppi di Facebook che inneggiano a noti camorristi, ha deciso di parlarne col ministro Maroni reputando «indispensabile che la polizia postale si occupi della questione». Lo riferisce la parlamentare del Pd Luisa Bossa, ex sindaca di Ercolano ed oggi componente della commissione antimafia, la quale ha scritto un'interrogazione a Maroni chiedendo «se siano previste unità specializzate all'interno della Direzione Investigativa Antimafia che si occupano specificatamente di infiltrazioni mafiose su internet». «Appare ormai evidente — scrive la parlamentare — che la mafia usa i mezzi moderni della comunicazione per scopi propagandistici e per crearsi le basi per i suoi affari criminali. Ne sono un esempio eclatante i numerosi gruppi nati su un social network diffusissimo come Facebook in onore di boss come Raffaele Cutolo, Totò Riina e Bernardo Provenzano. Questo fenomeno, denunciato anche dal Procuratore nazionale antimafia Piero Grasso, non va sottovalutato. Si tratta di una vera e propria infiltrazione mafiosa». L'ex sindaca di Ercolano, più volte impegnata nella difficile lotta ai clan già durante il suo mandato, ha parlato col presidente Pisanu della questione Facebook. Pisanu ha risposto: «Incontrerò Maroni per decidere su cosa fare nell'immediato futuro. Credo che occorra attivare la polizia postale. Al ministro ho consegnato personalmente la lista dei siti antimafia che mi hanno inviato comunicazioni relative di gruppi filo-camorristici ». «Ho fatto il sindaco in una zona di camorra per diversi anni — commenta Luisa Bossa — E' mortificante, dopo tutto il lavoro fatto sulla legalità, dopo tutto l'impegno profuso per far crescere una generazione più sana insieme con le scuole, le parrocchie e le agenzie educative, vedere questi siti internet aperti a tutti in cui, per scherzo o per serietà, si inneggia ai capi della criminalità organizzata».
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