venerdì, giugno 06, 2008

Incentivi al Sud, razionato il credito d’imposta






EMANUELE IMPERIALI I crediti d’imposta per nuovi investimenti nelle aree meridionali e in quelle svantaggiate del Centro Nord non saranno più come li aveva previsti l’ex viceministro delle Finanze, Vincenzo Visco. La decisione del ministro dell’Economia è contenuta nel decreto fiscale approvato dal governo, che dovrà essere esaminato dal Parlamento. Ed è frutto di un braccio di ferro con il ministro degli Affari regionali Raffaele Fitto, grazie al cui intervento è stata salvaguardata la quantità di risorse finanziarie a favore del Mezzogiorno, destinate ai crediti d’imposta dal precedente esecutivo. Giulio Tremonti, che nel 2003 bloccò l’utilizzo di tali agevolazioni, avrebbe voluto istituire una specie di «silenzio-diniego», in base al quale, se l’Agenzia delle entrate non concedeva il nulla osta entro 30 giorni, valeva come risposta negativa. Poi, però, ha deciso di limitarsi a mettere un rubinetto all’erogazione di queste risorse, attraverso una sorta di nulla osta che sarà dato dall’Agenzia delle entrate. L’Unione europea accetterà questo meccanismo, dopo che aveva dato a gennaio scorso il via libera a questa forma di incentivazione a patto che fosse automatica? Probabilmente sì, in quanto la scelta di Tremonti non entra nel merito della tipologia di investimento da effettuare al Sud ma è, invece, legata all’effettiva sussistenza delle risorse necessarie. Cosa accadrà adesso? Entro una settimana l’Agenzia delle entrate metterà a punto un formulario che nei successivi tre giorni dovrà essere compilato da ciascuna impresa che aspira a ottenere il credito. Tale azienda potrà fruire dell’agevolazione per il 30% nel primo anno e per il restante 70% nell’anno successivo. È questo un modo per evitare che un imprenditore prenoti il credito presentando tra i primi la domanda e poi non realizzi l’investimento, finendo così per penalizzare quelli che non sono in testa alla graduatoria dei richiedenti ma che fanno fino in fondo il proprio dovere. I problemi maggiori di copertura finanziaria potrebbero sorgere per i crediti d’imposta maturati nel 2007 e chiesti nel 2008, ma sembra di capire che non sarebbero molte le aziende che li avrebbero chiesti: è prevista, infatti, una copertura di appena 64 milioni e, secondo alcuni calcoli, potrebbe essere necessario almeno il doppio di questa cifra. Pur se il rischio di sforare tale «tetto» di spesa sarebbe connesso soprattutto alla possibilità di usufruire del credito d’imposta non solo per gli investimenti in macchinari e attrezzature, ma anche per gli immobili, eventualità che è stata esplicitamente esclusa. È, però, probabile che, nel corso del dibattito parlamentare, si cercherà di far lievitare questa cifra, ricorrendo o a fondi del Fas o a precedenti revoche di crediti d’imposta, sempre ammesso che Tremonti sia d’accordo. «Ci rendiamo conto - commenta Cristiana Coppola, vicepresidente di Confindustria con la delega al Mezzogiorno - che si tratta di uno strumento che dura nel tempo e ci fa piacere che non sia stata intaccata l’entità complessiva dei finanziamenti stanziati a questo scopo. Questa decisione può solo rallentare un po’ la procedura ma non lede l’acquisizione del diritto a fruire dei crediti d’imposta per nuovi investimenti vantato dalle aziende». È, infatti, noto che lo strumento dei crediti d’imposta piace molto alle aziende che investono al Sud. La misura non riguarda l’altro credito d’imposta, quello per occupazione aggiuntiva nelle aree del Mezzogiorno.

1 commento:

Anonimo ha detto...

necessita di verificare:)