Cento famiglie sfrattate da Melito in preda alla disperazione «Nessuno ci vuole. Siamo al sicuro solo nella casa di Dio».
NAPOLI – C’è una donna anziana distesa su uno scanno della chiesa; ha la testa poggiata sulle gambe di una ragazzina che le accarezza lentamente i capelli; nel frattempo, un uomo prende una sedia e si accomoda poco distante: quando entri nella basilica del Carmine di Napoli per un attimo credi di entrare in un altro mondo. Appena alzi il capo da quella «passione del Cristo», versione partenopea, un grido rompe il silenzio assordante: «Vulim na’ casa!».
Sono quattro i giorni di occupazione della chiesa del Carmine da parte degli sfollati di Melito. Secondo i vigili urbani ogni giorno aumentano sempre di più; proprio come le loro precarie condizioni di vita. Acqua e cibo pare non siano sufficienti. Sono 91 i nuclei familiari e 348 le persone che vivono tra navate, scanni, lumini, candele, statue e cristi in croce: quasi la metà di loro sono bambini e una decina sono le donne in stato di gravidanza. Chiedono una casa, un alloggio, ma c’è chi teme che qualcuno approfitti di questa situazione per fare speculazioni. Intanto la situazione è drammatica: «I bambini non vanno a scuola hanno vergogna, vengono presi in giro» – afferma una mamma che, di una navata della chiesa, ha fatto il suo mini appartamento.
«Mia figlia fra tre settimana deve partorire: come dobbiamo fare?» si affretta a dire un’altra donna. Melito, Arzano, Giugliano e soprattutto Napoli: ecco i loro paesi di origine. Le istituzioni sembra che stiano giocando ad uno scarica barile. «Non sono di Napoli queste persone, ma di Melito» sostiene qualcuno da Palazzo San Giacomo, anche se il sindaco Rosa Russo Iervolino non ha nascosto che la vicenda, per ragioni di solidarietà, merita la massima attenzione. Ma questo potrebbe non bastare per risolvere il problema. Attualmente i tecnici del Comune di Napoli stanno valutando l’ipotesi di trasferire gli sfollati in un altro stabile. «Non ce ne andremo finché non ci sistemeranno - ribatte Luisa Perfetto in rappresentanza del gruppo di occupanti - siamo stanchi ma continueremo ad occupare la chiesa». Intanto gli abitanti e i commercianti di piazza del Carmine dichiarano che non hanno problemi in questa convivenza forzata. Qualche vecchietta sostiene che si sente solo la mancanza dei riti religiosi sospesi forzatamente dal parroco, anche se poi corregge il tiro: «il vero peccato è che ci sia qualcuno che non sa dove dormire».
Francesco Perotta
NAPOLI – C’è una donna anziana distesa su uno scanno della chiesa; ha la testa poggiata sulle gambe di una ragazzina che le accarezza lentamente i capelli; nel frattempo, un uomo prende una sedia e si accomoda poco distante: quando entri nella basilica del Carmine di Napoli per un attimo credi di entrare in un altro mondo. Appena alzi il capo da quella «passione del Cristo», versione partenopea, un grido rompe il silenzio assordante: «Vulim na’ casa!».
Sono quattro i giorni di occupazione della chiesa del Carmine da parte degli sfollati di Melito. Secondo i vigili urbani ogni giorno aumentano sempre di più; proprio come le loro precarie condizioni di vita. Acqua e cibo pare non siano sufficienti. Sono 91 i nuclei familiari e 348 le persone che vivono tra navate, scanni, lumini, candele, statue e cristi in croce: quasi la metà di loro sono bambini e una decina sono le donne in stato di gravidanza. Chiedono una casa, un alloggio, ma c’è chi teme che qualcuno approfitti di questa situazione per fare speculazioni. Intanto la situazione è drammatica: «I bambini non vanno a scuola hanno vergogna, vengono presi in giro» – afferma una mamma che, di una navata della chiesa, ha fatto il suo mini appartamento.
«Mia figlia fra tre settimana deve partorire: come dobbiamo fare?» si affretta a dire un’altra donna. Melito, Arzano, Giugliano e soprattutto Napoli: ecco i loro paesi di origine. Le istituzioni sembra che stiano giocando ad uno scarica barile. «Non sono di Napoli queste persone, ma di Melito» sostiene qualcuno da Palazzo San Giacomo, anche se il sindaco Rosa Russo Iervolino non ha nascosto che la vicenda, per ragioni di solidarietà, merita la massima attenzione. Ma questo potrebbe non bastare per risolvere il problema. Attualmente i tecnici del Comune di Napoli stanno valutando l’ipotesi di trasferire gli sfollati in un altro stabile. «Non ce ne andremo finché non ci sistemeranno - ribatte Luisa Perfetto in rappresentanza del gruppo di occupanti - siamo stanchi ma continueremo ad occupare la chiesa». Intanto gli abitanti e i commercianti di piazza del Carmine dichiarano che non hanno problemi in questa convivenza forzata. Qualche vecchietta sostiene che si sente solo la mancanza dei riti religiosi sospesi forzatamente dal parroco, anche se poi corregge il tiro: «il vero peccato è che ci sia qualcuno che non sa dove dormire».
Francesco Perotta
2 commenti:
pasquale sei un grande! Candidati almeno alle Europee dell'anno prossimo.
Giulio Zollo
Anche io ho postato su questa vicenda. E' un modo per aiutare questa povera gente.
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