NAPOLI — «Fai la cosa giusta», gli aveva detto Walter Veltroni. E lui a ripetere: «Resto per cambiare ». Ed era stranoto il pressing di Massimo D'Alema affinché il governatore, prima del 9 aprile e della chiusura della campagna elettorale, facesse un gesto eclatante. Eccolo il gesto eclatante di Antonio Bassolino: «L'anno prossimo si può andare al voto». Al termine della sua missione, non della scadenza naturale. Elezioni anticipate, dunque. La discontinuità veltroniana tramutata in opportunità bassoliniana. Guarda la poltrona su cui siede ormai da otto anni. «Non devo tirare a campare, non ci tengo a questa» e si alza di scatto, Bassolino.
Presidente, come ha maturato questa decisione? Perché annuncia ora che si deve andare ad elezioni anticipate?
«Dico che l'anno prossimo si può andare al voto, quindi ben prima della scadenza naturale, solo nell'interesse dei cittadini. Un ciclo politico si è chiuso qui in Campania ma anche a Roma: l'Udeur non c'è più, De Mita ha lasciato il Partito democratico, ci sono forti discussioni all'interno delle forze che hanno dato vita all'Unione. Questa è una fase di transizione, ma mi sembra di essere stato chiaro. Lo sto dicendo da tempo, mica oggi».
Bassolino annuncia l'addio. Tra un anno
Lei che ruolo si vuole ritagliare in questa transizione?
«Da un lato ci sono le elezioni del 2000, dall'altro una giunta del presidente, quella attuale rinnovata. La transizione prepara ad una nuova stagione politica che non si sarebbe aperta e non si aprirebbe se me ne andassi. Ma la questione non tocca solo la Campania. È chiaro che qui governiamo da più tempo e sarà forse più difficile vincere. Ma in altre parti d'Italia si è perso con o senza rifiuti. Quindi il rinnovamento è tutto da costruire dopo il voto a cominciare da Roma».
Lei ha detto che se si fosse dimesso in campagna elettorale sarebbe stato un disastro. Ma qual è la differenza? Perché si dà un anno di tempo? Pensa alle elezioni europee del 2009?
«La mia testa è concentrata solo su questo: andare verso una giusta conclusione di una vicenda politica. Per anni e anni siamo stati il punto di riferimento anche rispetto a Milano e Roma. Se lo siamo stati possiamo ritornare ad esserlo. Questo mi interessa. Poi si vedrà. Io ho fatto tante cose: il presidente due volte, il ministro e poi il lavoro più bello, il sindaco di Napoli. E l'ho fatto a modo mio. Altre decisioni sono premature: lo deciderà il partito e lo deciderò io. Tra le altre cose potrei anche candidarmi senza dimettermi».
Poteva anche candidarsi ora no?
«Non lo avrei mai fatto perché non ci sono né collegi né preferenze ed io sono abituato ad essere eletto direttamente dai cittadini. Ma non è il mio futuro il problema».
E qual è il problema?
«Il problema è non lasciare Napoli e la Campania a barbariche contrapposizioni. Non ce lo meritiamo. Ci sono diversi animali predatori che girano intorno alla preda. Devo lasciare questa terra in mano a persone che si contendano la partita nel migliore dei modi. Intendo dare un contributo a un necessario rinnovamento che abbia lo sguardo, il cuore e la testa rivolti avanti, correggendo, cambiando, portando avanti tutti i contributi, le cose positive che abbiamo messo in moto in tutti questi anni. Con questo spirito partecipo a questi ultimi giorni di campagna elettorale».
Quando ha maturato questa decisione? Questo annuncio è rivolto a Veltroni che invoca discontinuità?
«Ci ho pensato a lungo, ma potevo dirlo solo alla mia gatta. Allora stamattina (ieri per chi legge, ndr) ho deciso di lanciare un messaggio. Spero sia utile per i miei concittadini. Credo che si sia capito che interrompere ora un percorso sarebbe un suicidio. Io non voglio lasciare a nessuno quello che ho trovato io. Quindi mi auguro che capiscano quelli della mia parte politica, ma anche gli alleati. Spero persino il centrodestra che sta strumentalizzando qualsiasi cosa: bisogna avere un clima giusto per consentire che le elezioni anticipate si svolgano nell'interesse della Campania e non di una parte sola».
Cosa mal sopporta di questa fase critica?
«Certo ho dovuto sopportare volgarità, miserie umane e politiche da ogni parte. Ma in queste settimane tutti hanno potuto vedere il lavoro svolto dalla nuova giunta. La terapia d'urto e una visione di medio-lungo periodo che va al di là di noi. La nostra missione è chiara: al di là della gestione ordinaria dei rifiuti, dobbiamo impostare, non gestire, i nuovi fondi europei. Entro fine anno presentare i grandi progetti e rendicontare l'ultima tranche del Por precedente. Poi dobbiamo approvare il bilancio 2009, il Ptr (piano territoriale regionale), la riforma della macchina amministrativa e le deleghe agli enti locali. Questo dobbiamo riuscire a fare, poi l'orizzonte è di un anno, a quel punto possiamo andare via».
Se questo è il gesto eclatante, vuol dire che domani sarà in piazza del Plebiscito con Veltroni?
«Domani è mercoledì. Sono stato in campagna elettorale, io mi muovo a fin di bene, in ogni mio atto e in ogni mia cosa. Ma una cosa al giorno, per favore».
Simona Brandolini
Presidente, come ha maturato questa decisione? Perché annuncia ora che si deve andare ad elezioni anticipate?
«Dico che l'anno prossimo si può andare al voto, quindi ben prima della scadenza naturale, solo nell'interesse dei cittadini. Un ciclo politico si è chiuso qui in Campania ma anche a Roma: l'Udeur non c'è più, De Mita ha lasciato il Partito democratico, ci sono forti discussioni all'interno delle forze che hanno dato vita all'Unione. Questa è una fase di transizione, ma mi sembra di essere stato chiaro. Lo sto dicendo da tempo, mica oggi».
Bassolino annuncia l'addio. Tra un anno
Lei che ruolo si vuole ritagliare in questa transizione?
«Da un lato ci sono le elezioni del 2000, dall'altro una giunta del presidente, quella attuale rinnovata. La transizione prepara ad una nuova stagione politica che non si sarebbe aperta e non si aprirebbe se me ne andassi. Ma la questione non tocca solo la Campania. È chiaro che qui governiamo da più tempo e sarà forse più difficile vincere. Ma in altre parti d'Italia si è perso con o senza rifiuti. Quindi il rinnovamento è tutto da costruire dopo il voto a cominciare da Roma».
Lei ha detto che se si fosse dimesso in campagna elettorale sarebbe stato un disastro. Ma qual è la differenza? Perché si dà un anno di tempo? Pensa alle elezioni europee del 2009?
«La mia testa è concentrata solo su questo: andare verso una giusta conclusione di una vicenda politica. Per anni e anni siamo stati il punto di riferimento anche rispetto a Milano e Roma. Se lo siamo stati possiamo ritornare ad esserlo. Questo mi interessa. Poi si vedrà. Io ho fatto tante cose: il presidente due volte, il ministro e poi il lavoro più bello, il sindaco di Napoli. E l'ho fatto a modo mio. Altre decisioni sono premature: lo deciderà il partito e lo deciderò io. Tra le altre cose potrei anche candidarmi senza dimettermi».
Poteva anche candidarsi ora no?
«Non lo avrei mai fatto perché non ci sono né collegi né preferenze ed io sono abituato ad essere eletto direttamente dai cittadini. Ma non è il mio futuro il problema».
E qual è il problema?
«Il problema è non lasciare Napoli e la Campania a barbariche contrapposizioni. Non ce lo meritiamo. Ci sono diversi animali predatori che girano intorno alla preda. Devo lasciare questa terra in mano a persone che si contendano la partita nel migliore dei modi. Intendo dare un contributo a un necessario rinnovamento che abbia lo sguardo, il cuore e la testa rivolti avanti, correggendo, cambiando, portando avanti tutti i contributi, le cose positive che abbiamo messo in moto in tutti questi anni. Con questo spirito partecipo a questi ultimi giorni di campagna elettorale».
Quando ha maturato questa decisione? Questo annuncio è rivolto a Veltroni che invoca discontinuità?
«Ci ho pensato a lungo, ma potevo dirlo solo alla mia gatta. Allora stamattina (ieri per chi legge, ndr) ho deciso di lanciare un messaggio. Spero sia utile per i miei concittadini. Credo che si sia capito che interrompere ora un percorso sarebbe un suicidio. Io non voglio lasciare a nessuno quello che ho trovato io. Quindi mi auguro che capiscano quelli della mia parte politica, ma anche gli alleati. Spero persino il centrodestra che sta strumentalizzando qualsiasi cosa: bisogna avere un clima giusto per consentire che le elezioni anticipate si svolgano nell'interesse della Campania e non di una parte sola».
Cosa mal sopporta di questa fase critica?
«Certo ho dovuto sopportare volgarità, miserie umane e politiche da ogni parte. Ma in queste settimane tutti hanno potuto vedere il lavoro svolto dalla nuova giunta. La terapia d'urto e una visione di medio-lungo periodo che va al di là di noi. La nostra missione è chiara: al di là della gestione ordinaria dei rifiuti, dobbiamo impostare, non gestire, i nuovi fondi europei. Entro fine anno presentare i grandi progetti e rendicontare l'ultima tranche del Por precedente. Poi dobbiamo approvare il bilancio 2009, il Ptr (piano territoriale regionale), la riforma della macchina amministrativa e le deleghe agli enti locali. Questo dobbiamo riuscire a fare, poi l'orizzonte è di un anno, a quel punto possiamo andare via».
Se questo è il gesto eclatante, vuol dire che domani sarà in piazza del Plebiscito con Veltroni?
«Domani è mercoledì. Sono stato in campagna elettorale, io mi muovo a fin di bene, in ogni mio atto e in ogni mia cosa. Ma una cosa al giorno, per favore».
Simona Brandolini
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