Intervista sul «Corriere della Sera» al neoassessore al turismo
Velardi: Antonio non è più mister Wolf di Pulp Fiction. Ma il Pd dia 3 mesi di tregua
Al fondo, Bassolino è rimasto un comunista, con i vizi e i limiti di quella cultura. Le dimissioni sarebbero un grave errore
NAPOLI — «Walter ha ragione». Prego? «Sì, ha ragione a temere che Bassolino possa appannare l'immagine del Pd, facendo andare in fumo il suo tentativo d'innovazione».
E allora perché il governatore non s'è dimesso? «Perché sarebbe stato un grave errore politico. Non soltanto per lui, ma per l'intero partito. La soluzione è un'altra».
Quale? «Sottoscrivere una tregua di tre mesi. Se entro quella data non avremo offerto segnali di discontinuità, sarò il primo ad abbandonare. E lo stesso dovrà fare Antonio». Claudio Velardi ama le scommesse. Altrimenti non si spiegherebbe perché, dopo essersi lasciato la politica alle spalle per una carriera da «spin doctor», abbia bussato alla porta di Bassolino quando tutti, invece, premevano per uscire. «Parliamoci chiaro: ciò che sta accadendo in Campania è il frutto tardivo del comunismo».
Addirittura? «Certo, Antonio è stato il primo in Italia a intuire le potenzialità della leadership personale e della comunicazione politica. Ha anticipato perfino Berlusconi. Ma, al fondo, è rimasto un comunista, con tutti i vizi e i limiti di quella cultura. Oggi ne paga le conseguenze».
Quali errori ha commesso? «I soliti due della sinistra italiana. Il primo: l'incapacità di far crescere una nuova classe dirigente. Il secondo: la scarsa considerazione per i meccanismi di governo. D'altronde, chi è stato allevato nel mito della rivoluzione finisce per considerare le leggi e gli ingranaggi burocratici al pari d'intralci».
Niente male, o no? «Attenzione, questo è l'imprinting della sinistra italiana al completo, mica soltanto di Bassolino. Confondono l'amministrazione con il potere, il tessuto normativo gli va stretto. Regnano, non governano. E quando un re cade, lo fa rovinosamente. Gli unici ad essersi scrollati di dosso questa "maledizione" sono Veltroni e D'Alema».
E allora come mai, per anni, Bassolino è stato il simbolo del buongoverno nel centrosinistra? «Perché è stato comunque un innovatore. Molti hanno dimenticato che, pochi anni fa, si parlava di Antonio come di un possibile leader dell'Ulivo. Per questo l'hanno confinato in Campania, costringendolo a ricandidarsi nel 2005: faceva ombra. Lui, d'altro canto, non ha avuto il coraggio di ribellarsi».
Risultato: l'emergenza rifiuti e il rinvio a giudizio. «Bassolino ha le mani pulite, nel Pd ne sono convinti tutti: giusto Di Pietro può far polemica. Gli errori sono stati di natura politica. Quando era commissario di governo, pur di tenere le strade pulite Antonio faceva portare la monnezza in Germania. Affrontava la questione giorno dopo giorno senza risolverla alla radice. Perché era un comunista e si affidava al volontarismo giacobino».
E dovrebbe cambiare adesso? «Non è più il mister Wolf del centrosinistra, quello che in "Pulp Fiction" risolveva i problemi. Per anni, la Campania è stata la discarica in cui si sversavano i problemi del governo centrale. Telefonavano da Roma e dicevano: "Antonio, tieni buono Mastella, tranquillizza Pecoraro Scanio, altrimenti questi ci fanno cadere". E lui eseguiva. Ora lo scenario è mutato, siamo liberi da quei vincoli. Ci servono pochi mesi per dimostrarlo: basta che Veltroni accetti la tregua».
Enzo d'Errico
2 commenti:
necessita di verificare:)
Si, probabilmente lo e
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