Il governatore duro anche con i suoi: «Mi assumo le responsabilità, ma io non lascio: c'è bisogno di responsabilità»
NAPOLI – Bassolino incassa la fiducia (la mozione della Cdl viene respinta per 29 a 17, 3 sono gli astenuti di Idv e l'Udeur che non ha partecipato) e resta presidente della Regione. Nessuna sorpresa, sebbene tutti i gruppi, anche quelli che hanno votato la fiducia al governatore (ad esempio, i consiglieri Scala, Carpinelli, Vaccaro, Corace, Nocera) chiedono modifiche profonde. Tanto che, in un lungo intervento – gli servono ben 85 minuti – Bassolino replica punto su punto e chiede, egli stesso, «una svolta», una «risposta forte», e propone un «patto istituzionale su statuto e deleghe». Nel suo intervento in Consiglio regionale, replica in modo puntiglioso, prendendosi le sue responsabilità, ma ricordando che «basta cliccare su internet per vedere le immagini di coloro che hanno protestato contro i termovalorizzatori e contro qualunque impianto. In alcuni casi c’è stata una grave mala fede per lucrare voti dai cittadini. Ogni due mesi in Consiglio regionale si votava per fermare i lavori del termovalorizzatore di Acerra ci sono stati conflitti politici nella maggioranza, tanto che ci sono state crisi di giunta, ma sono sempre andato avanti».
E poi l’affondo rivolto a Verdi e sinistra radicale: «Fino a poco tempo fa discariche, termovalorizzatori e anche i siti di compostaggio erano il Male». Da qui la necessità di non farsi “processare” politicamente in aula sui rifiuti, oltre che nell’aula giudiziaria («Andrò a rispondere con serenità davanti agli organi dello stato», dice) . «Mi assumo le mie responsabilità politiche, ma non quelle che non mi appartengono, perché io, come altri commissari, non siamo riusciti a far coincidere i tempi del piano rifiuti, ma siamo andati avanti con limiti e problemi, tentando sempre di togliere i rifiuti dalle strade. Mandavo i rifiuti in Germania, dovunque potevo, ma non lasciavo i rifiuti per strada, soprattutto in momenti particolari in cui la città aveva gli occhi dei media puntati addosso».
Poi la prospettiva politica, replicando alla richiesta di lasciare il posto che gli arriva anche da qualche settore ed esponente della maggioranza . Forse è questo il punto più atteso, il più delicato. Bassolino usa parole sferzante: «Posso lasciare questo posto in qualunque momento, ma non possiamo venire meno alla responsabilità con la quale dobbiamo affrontare i prossimi cento giorni di De Gennaro». «Non è responsabile - aggiunge rivolto a chi sollecita il ricorso agli elettori - invocare il ricorso alle urne in questo momento. Non perché voglio un ruolo e un posto. Questo posto e la responsabilità posso lasciarli in un secondo. L’ho già fatto nel 1972 quando andai a fare il segretario provinciale ad Avellino, lasciando il posto in consiglio regionale, mentre potecvo anche non farlo».
Il suo futuro è lontano dalla regione, conferma: «Io mi fermo a quattro volte, a quattro mandati, non faccio come Berlusconi che punta su cinque. L’ho già detto a San Giovanni a Teduccio, dopo l’elezione del sindaco di Napoli: “Ora avanti altri, alla Regione e al Comune. E’ aperta una fase di rinnovamento”. E mi rendevo conto di dare un piccolo colpo alla situazione». Ma in questi anni, in questi mesi che restano alla fine della legislatura? «Facciamo un patto dell’istituzione consiliare su statuto e deleghe agli enti locali, nella limpida distinzione di ruoli. Andiamo avanti, ma non a tutti i costi . Non stiamo qui a tirare a campare».
Nino Femiani
NAPOLI – Bassolino incassa la fiducia (la mozione della Cdl viene respinta per 29 a 17, 3 sono gli astenuti di Idv e l'Udeur che non ha partecipato) e resta presidente della Regione. Nessuna sorpresa, sebbene tutti i gruppi, anche quelli che hanno votato la fiducia al governatore (ad esempio, i consiglieri Scala, Carpinelli, Vaccaro, Corace, Nocera) chiedono modifiche profonde. Tanto che, in un lungo intervento – gli servono ben 85 minuti – Bassolino replica punto su punto e chiede, egli stesso, «una svolta», una «risposta forte», e propone un «patto istituzionale su statuto e deleghe». Nel suo intervento in Consiglio regionale, replica in modo puntiglioso, prendendosi le sue responsabilità, ma ricordando che «basta cliccare su internet per vedere le immagini di coloro che hanno protestato contro i termovalorizzatori e contro qualunque impianto. In alcuni casi c’è stata una grave mala fede per lucrare voti dai cittadini. Ogni due mesi in Consiglio regionale si votava per fermare i lavori del termovalorizzatore di Acerra ci sono stati conflitti politici nella maggioranza, tanto che ci sono state crisi di giunta, ma sono sempre andato avanti».
E poi l’affondo rivolto a Verdi e sinistra radicale: «Fino a poco tempo fa discariche, termovalorizzatori e anche i siti di compostaggio erano il Male». Da qui la necessità di non farsi “processare” politicamente in aula sui rifiuti, oltre che nell’aula giudiziaria («Andrò a rispondere con serenità davanti agli organi dello stato», dice) . «Mi assumo le mie responsabilità politiche, ma non quelle che non mi appartengono, perché io, come altri commissari, non siamo riusciti a far coincidere i tempi del piano rifiuti, ma siamo andati avanti con limiti e problemi, tentando sempre di togliere i rifiuti dalle strade. Mandavo i rifiuti in Germania, dovunque potevo, ma non lasciavo i rifiuti per strada, soprattutto in momenti particolari in cui la città aveva gli occhi dei media puntati addosso».
Poi la prospettiva politica, replicando alla richiesta di lasciare il posto che gli arriva anche da qualche settore ed esponente della maggioranza . Forse è questo il punto più atteso, il più delicato. Bassolino usa parole sferzante: «Posso lasciare questo posto in qualunque momento, ma non possiamo venire meno alla responsabilità con la quale dobbiamo affrontare i prossimi cento giorni di De Gennaro». «Non è responsabile - aggiunge rivolto a chi sollecita il ricorso agli elettori - invocare il ricorso alle urne in questo momento. Non perché voglio un ruolo e un posto. Questo posto e la responsabilità posso lasciarli in un secondo. L’ho già fatto nel 1972 quando andai a fare il segretario provinciale ad Avellino, lasciando il posto in consiglio regionale, mentre potecvo anche non farlo».
Il suo futuro è lontano dalla regione, conferma: «Io mi fermo a quattro volte, a quattro mandati, non faccio come Berlusconi che punta su cinque. L’ho già detto a San Giovanni a Teduccio, dopo l’elezione del sindaco di Napoli: “Ora avanti altri, alla Regione e al Comune. E’ aperta una fase di rinnovamento”. E mi rendevo conto di dare un piccolo colpo alla situazione». Ma in questi anni, in questi mesi che restano alla fine della legislatura? «Facciamo un patto dell’istituzione consiliare su statuto e deleghe agli enti locali, nella limpida distinzione di ruoli. Andiamo avanti, ma non a tutti i costi . Non stiamo qui a tirare a campare».
Nino Femiani
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