Bene la collaborazione con la Romania, ma perplessità sul decreto del Governo. «Meglio approvare subito la nuova legge sull'immigrazione»
Roma, 8 novembre 2007- «La migliore risposta all'esigenza di sicurezza dei cittadini resta l'integrazione». Lo afferma il presidente nazionale delle Acli Andrea Olivero in riferimento al dibattito politico e mediatico seguito alla tragica vicenda di Tor di Quinto, a Roma, e al decreto legge sulla sicurezza emanato nei giorni scorsi dal governo ed ora in corso di definizione.
«Le misure straordinarie di polizia - spiega Andrea Olivero - sono e saranno sempre insufficienti o peggio inefficaci, se non precedute e accompagnate da una politica seria e responsabile di integrazione e promozione umana e sociale. Politica che è mancata da anni in Italia sul tema specifico dell'immigrazione, sempre vista come un problema da tollerare - se non da eliminare - e raramente considerata una risorsa su cui investire concretamente». «Ecco perché - ribadisce il presidente delle Acli - la prima misura da approvare per garantire davvero la sicurezza di tutti sarebbe la nuova legge sull'immigrazione, all'elaborazione della quale hanno concorso, per la prima volta, tutte le principali associazioni e organizzazioni impegnate quotidianamente sul campo. E poi una seria politica di collaborazione con l'Unione europea ed i Paesi di maggior affluenza migratoria, come si sta facendo ora bene con la Romania».
Nel merito del decreto approvato dal Governo, però, il presidente Olivero esprime «perplessità», in particolare per la scelta di affidare ai prefetti il potere di espulsione per 'esigenze di ordine pubblico': «Viene affidato ad un autorità amministrativa e non giudiziaria un potere indefinito e indefinibile, che incide profondamente sulla libertà della persona. Se ci sono dei reati da perseguire, si utilizzino gli strumenti del diritto penale vigente. Se questi sono insufficienti, si provveda a superarne i limiti. Il deficit di legalità è un problema tragicamente irrisolto nel nostro Paese da fin troppi anni. Ma attenzione a mettere a repentaglio le garanzie individuali di libertà per tener dietro ad una logica emotiva ed emergenziale».
«Il nostro non è buonismo cattolico - conclude -, come qualche politico 'cattolico' ha incredibilmente affermato, ma è realismo concreto, senz'altro ispirato al Vangelo, ma verificato dalla prassi quotidiana. Lavorare per la convivenza è l'unico modo per tenere insieme sicurezza e solidarietà, secondo quanto indicato da Papa Benedetto XVI. In altri termini, come ha scritto saggiamente Giuseppe De Rita, all'ansiosa domanda di sicurezza che proviene dall'opinione pubblica, alimentata dai media in maniera determinante, sarebbe serio rispondere con una 'progressiva responsabilizzazione comunitaria', che significa lavorare tutti per rinforzare il tessuto umano e sociale del nostro vivere insieme, dalla famiglia, al quartiere, alla città. Da Cogne a Garlasco, da Erba a Guidonia: la cronaca ci insegna che il problema della sicurezza e della convivenza non riguarda solo gli immigrati e non si risolve ottenendo qualche espulsione in più».
Roma, 8 novembre 2007- «La migliore risposta all'esigenza di sicurezza dei cittadini resta l'integrazione». Lo afferma il presidente nazionale delle Acli Andrea Olivero in riferimento al dibattito politico e mediatico seguito alla tragica vicenda di Tor di Quinto, a Roma, e al decreto legge sulla sicurezza emanato nei giorni scorsi dal governo ed ora in corso di definizione.
«Le misure straordinarie di polizia - spiega Andrea Olivero - sono e saranno sempre insufficienti o peggio inefficaci, se non precedute e accompagnate da una politica seria e responsabile di integrazione e promozione umana e sociale. Politica che è mancata da anni in Italia sul tema specifico dell'immigrazione, sempre vista come un problema da tollerare - se non da eliminare - e raramente considerata una risorsa su cui investire concretamente». «Ecco perché - ribadisce il presidente delle Acli - la prima misura da approvare per garantire davvero la sicurezza di tutti sarebbe la nuova legge sull'immigrazione, all'elaborazione della quale hanno concorso, per la prima volta, tutte le principali associazioni e organizzazioni impegnate quotidianamente sul campo. E poi una seria politica di collaborazione con l'Unione europea ed i Paesi di maggior affluenza migratoria, come si sta facendo ora bene con la Romania».
Nel merito del decreto approvato dal Governo, però, il presidente Olivero esprime «perplessità», in particolare per la scelta di affidare ai prefetti il potere di espulsione per 'esigenze di ordine pubblico': «Viene affidato ad un autorità amministrativa e non giudiziaria un potere indefinito e indefinibile, che incide profondamente sulla libertà della persona. Se ci sono dei reati da perseguire, si utilizzino gli strumenti del diritto penale vigente. Se questi sono insufficienti, si provveda a superarne i limiti. Il deficit di legalità è un problema tragicamente irrisolto nel nostro Paese da fin troppi anni. Ma attenzione a mettere a repentaglio le garanzie individuali di libertà per tener dietro ad una logica emotiva ed emergenziale».
«Il nostro non è buonismo cattolico - conclude -, come qualche politico 'cattolico' ha incredibilmente affermato, ma è realismo concreto, senz'altro ispirato al Vangelo, ma verificato dalla prassi quotidiana. Lavorare per la convivenza è l'unico modo per tenere insieme sicurezza e solidarietà, secondo quanto indicato da Papa Benedetto XVI. In altri termini, come ha scritto saggiamente Giuseppe De Rita, all'ansiosa domanda di sicurezza che proviene dall'opinione pubblica, alimentata dai media in maniera determinante, sarebbe serio rispondere con una 'progressiva responsabilizzazione comunitaria', che significa lavorare tutti per rinforzare il tessuto umano e sociale del nostro vivere insieme, dalla famiglia, al quartiere, alla città. Da Cogne a Garlasco, da Erba a Guidonia: la cronaca ci insegna che il problema della sicurezza e della convivenza non riguarda solo gli immigrati e non si risolve ottenendo qualche espulsione in più».
3 commenti:
concordo pienamente.
imparato molto
molto intiresno, grazie
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