domenica, novembre 04, 2007

Pena di morte, presentata la moratoria alle Nazioni Unite

La battaglia per la moratoria universale della pena di morte entra nel vivo: al termine di una maratona negoziale al Palazzo di Vetro, Brasile e Nuova Zelanda a nome di altri 70 co-sponsor hanno depositato il testo che fa appello a tutti gli stati che ancora mantengono la pena di morte a «stabilire una moratoria sulle esecuzioni in vista della loro abolizione».

Il testo fa anche appello agli stati che hanno la pena di morte a «ridurne progressivamente» l'uso e «il numero di delitti per i quali può essere imposta», mentre chiede alle nazioni che hanno mandato in pensione il boia a non reintrodurre il regime della morte di stato.

L'Assemblea Generale - «guidata» dagli obiettivi e dai principi della carta delle Nazioni Unite e «richiamando» la Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo - chiede al segretario generale dell'Onu Ban Ki-moon di far rapporto sulla sua attuazione alla 63esima Assemblea Generale che si aprirà a New York nel settembre 2008.

«Con oggi speriamo di aver compiuto un passo definitivo e irreversibile verso l'approvazione della moratoria sulla pena di morte», ha detto il presidente del Consiglio Romano Prodi sottolineando la «grande soddisfazione non solo per il governo italiano, che ha speso grandi energie per ottenere questo risultato, ma anche per il Parlamento che con un voto unanime, aveva dato forte impulso e convinto appoggio all'azione dell'esecutivo».

La moratoria sulla pena di morte è rimbalzata al Congresso dei radicali italiani a Padova e Emma Bonino, che fino a giovedì scorso a New York aveva febbrilmente negoziato sul testo, è scoppiata in un pianto di gioia. Venerdì intanto una delegazione della Comunità di Sant'Egidio guidata dal portavoce Mario Marazziti e la Coalizione Mondiale contro la Pena di Morte presenteranno al presidente dell'Assemblea Generale Srgian Kerim cinque milioni di firme a favore della moratoria.

A questo punto comincia la vera battaglia da affrontare, ha detto l'ambasciatore italiano all'Onu Marcello Spatafora con «determinazione» ma anche «massima flessibilita». La risoluzione non è un documento vincolante, ma come tutti i testi varati dall'Assemblea Generale ha forte peso morale, tant'è che per due volte, nel 1994 e nel 1999 i paesi del partito della pena di morte sono riusciti a far deragliare iniziative analoghe spaccando la coesione europea.

Un accordo tra i 27 dell'Ue è stato invece stavolta raggiunto, anche se con qualche difficoltà: alcuni paesi - tra cui Olanda e Belgio - volevano fino all'ultimo un testo più forte, puntato sulla richiesta dell'abolizione della pena capitale.

Alla fine ha prevalso la linea dell'Italia: moratoria e nulla di più. Il fronte pro-moratoria non può comunque riposare sugli allori: il testo dovrà affrontare l'ostracismo di Paesi come Egitto, Singapore e alcuni caraibici, determinati ad affondarla con «emendamenti killer» o mozioni di non luogo a procedere.

Rispetto a otto anni fa ci sono motivi di cauto ottimismo: negli Stati Uniti, dove gli umori forcaioli del 1999 hanno lasciato spazio a un dibattito pieno di interrogativi sulla opportunità di fermare il boia, l'ambasciatore all'Onu Zalmay Khalilzad ha lasciato intendere che Washington terrà un basso profilo sulla questione. Lo stesso atteggiamento potrebbe tenere la Cina dove il numero delle esecuzioni è in calo a causa di più severe misure giuridiche rispetto al passato.
Se tutto andrà come previsto, il testo della risoluzione verrà discusso e votato in commissione tra il 14 ed il 29 novembre, per poi approdare in Assemblea Generale a metà dicembre, in coincidenza con la presidenza di turno italiana del Consiglio di Sicurezza.

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