lunedì, ottobre 08, 2007

WELFARE, EPIFANI:BUONI SEGNO AFFLUENZA REFERENDUM,BELLA GIORNATA


Roma, 8 ott. (Apcom) - Al referendum sul protocollo del Welfare ci sono "buoni segnali di affluenza". Lo ha detto il segretario generale della Cgil, Guglielmo Epifani, a margine di un'audizione sulla Finanziaria in Senato, sottolineando che quella di oggi è "una bella giornata per il sindacato, i lavoratori e il Paese". L'importante - ha aggiunto il leader della Cgil - è che ci sia una partecipazione alta e convinta. Quando dai la parola ai lavoratori e ai pensionati li fai protagonisti, li fai sentire parte delle scelte che li riguardano. In questo modo i problemi possono essere superati". Secondo Epifani "la partecipazione al voto è segno che una gran parte del Paese non si rassegna e lotta e si batte perché il mondo del lavoro torni a essere centrale".

2 commenti:

Anonimo ha detto...

"La politica stia lontana dal mondo del lavoro, perché in questo modo si compromettono solo gli interessi dei lavoratori". Il segretario della Cisl Raffaele Bonanni, nel giorno in cui migliaia di lavoratori sono chiamati ad esprimersi nel referendum sul protocollo per il Welfare siglato dalle parti sociali con il governo, rivendica il ruolo del sindacato e lancia un altolà alle forze politiche che chiedono a gran voce la modifica di quellìaccordo.

"E' ovvio - prosegue - che ogni accordo deve essere modificato solo dalle parti che lo hanno firmato. Non capisco tanta insistenza da parte di alcuni ambienti che vogliono travalicare le loro funzioni e occuparsi di quelle altrui, quella sindacale, e questo è un male per i lavoratori. Non è così che si rispetta l'autonomia delle parti sociali e per quel che ci riguarda, l'autonomia del sindacato".

Per Guglielmo Epifani, invece, la giornata di opggi invia un chiaro messaggio al governo: "Quando ridai la parola ai lavoratori e ai pensionati li fai sentire partecipi dei problemi che li riguardano e che riguardano il Paese". La partecipazione al voto, ha agiunto il numero uno della Cgil, "è segno che una gran parte del Paese non si rassegna e si batte perché il mondo del lavoro torni a essere centrale".

La questione delle eventuali modifiche al protocollo Welfare, a prescindere dall'esito del referendum fra i lavoratori, resta centrale nel confronto politico. "Sul pacchetto welfare sono necessarie delle modifiche. La parte sul lavoro, così com'è, non la voto", ripete il ministro dell'Universita' e ricerca, Fabio Mussi, a margine della IX conferenza europea interparlamentare sullo spazio, apertasi oggi alla Camera dei deputati.

Secondo il ministro è necessario trattare. Per la parte sulle pensioni, ha detto Mussi, "penso che bisogna risolvere il tema degli usuranti, il che significa che non si può mettere un tetto; inoltre per le pensioni, penso che bisognerebbe accelerare perche' c'è una scadenza e la legge Maroni entra in vigore il 1 gennaio". Invece, "sulla parte che riguarda il mercato del lavoro non è necessario accelerare". In sostanza, per Mussi, ci sono diverse cose che ancora "vanno riviste", come lo staff-leasing o la norma sul contratto a tempo determinato. Quanto al primo, secondo il ministro va abolito perché non è previsto neanche nel programma dell'Unione, per i secondo, "è impensabile l'idea che si possa prolungare se si e' accompagnati dal sindacalista di fiducia allo scadere dei 36 mesi".

Anonimo ha detto...

Welfare, referendum al via Diritto di voto per 15 milioni
Epifani: «Politica ascolti lavoratori»


Da oggi a mercoledì sono circa 15 milioni tra lavoratori dipendenti e autonomi, pensionati, co.co.pro e disoccupati gli italiani chiamati a votare sul protocollo del welfare. Quasi 30 mila seggi aperti con il turno della mattina nelle fabbriche più le sedi dei sindacati.

Si sono tenute più di 50 mila assemblee su tutto il territorio nazionale con un incremento di oltre il 20 per cento rispetto alla consultazione del 1995 sulla riforma Dini.

I sindacati si aspettano almeno 5 milioni di voto con l'obiettivo di superare il 64 per cento di "sì" ottenuti nel 1995.

«Come in tutti gli accordi, ci sono dei compromessi, ma gli accordi si rispettano e se si cambiano, si cambiano tra i contraenti dell'accordo», ha affermato il segretario della Cgil Guglielmo Epifani, tornando a invitare le forze politiche a fare un passo indietro nella discussione sul protocollo sul welfare e invitando ad ascoltare la posizione che i lavoratori esprimeranno con il referendum dell'8-10 ottobre.

«Avevo chiesto alle forze politiche mezzo passo indietro -ricorda Epifani - perché quando votano lavoratori e pensionati è giusto che loro autonomamente decidano. Bisogna aspettare l'esito del voto, dopo si potrà vedere cosa fare. In ogni caso è un accordo fatto tra governo, sindacati e parti sociali».

«Sul referendum credo che la maggioranza dei lavoratori sarà favorevole», ha previsto il ministro dell'Economia, Tommaso Padoa Schioppa.

«Il tempo è scaduto, l'accordo è fatto. Non vedo ragioni per ricominciare da capo su questa storia»: così il segretario della Cisl, Raffaele Bonanni, riferendosi al protocollo sul welfare. «In questa storia - ha sostenuto Bonanni - ci sono più che altro interessi di coesione partitiche. È stucchevole che si continuino ancora ad accampare questioni che nulla hanno a che fare con le vicende del lavoro e sindacali». Secondo il segretario della Cisl «se si vogliono rispettare i lavoratori si stia lontani da questo». «Se si vuole sostenere - ha aggiunto - il movimento dei lavoratori lo si faccia ascoltando le realtà più rappresentative del sindacato e la stragrande maggioranza degli orientamenti che ci sono dentro. Attestarsi su posizioni minoritarie significa non rispettare la volontà generale, dei lavoratori e dei sindacati».

«I diritti dei lavoratori si difendono meglio votando "no" al referendum. E noi ci batteremo per questo»: così il segretario del Pdci, Oliviero Di liberto.

Non è certo dietro l'angolo, ma l'accordo nel centrosinistra sul protocollo sul welfare sembra più vicino. Alla vigilia del referendum tra i lavoratori, con le urne aperte da domani fino al 10 ottobre, un certo ottimismo ha cominciato a trapelare nella coalizione. La sinistra radicale continua a chiedere cambiamenti, ma il segretario di Rifondazione Comunista Franco Giordano ha detto che «ci sono tutte le condizioni per modificare l'accordo di luglio». Gli ha fatto eco, dall'altro estremo della coalizione, Lamberti Dini, che, senza rinunciare alla polemica con la sinistra radicale, si è pronunciato in favore di un «maquillage» dell'accordo.

Il clima favorevole nasce dalla disponibilità del ministro del Lavoro Damiano ad alcune modifiche sui lavori usuranti e sui contratti a termine, venendo incontro alla richiesta della sinistra.

Il nodo dovrà essere sciolto venerdì prossimo, nella riunione del consiglio dei ministri. La posizione di Rifondazione Comunista, illustrata dal ministro Paolo Ferrero, si basa sulla necessità di «andare avanti» rispetto all'accordo siglato. «Non è che bisogna cambiare il protocollo, ma nella sua attuazione in legge dobbiamo cercare una mediazione tra quello che è scritto lì e il programma dell'unione» . I Verdi riprendono l'apertura di Damiano e sostengono, con Pecoraro Scanio , che sul precariato e i lavori usuranti il protocollo può essere modificato. Sulle barricate , almeno per ora, resta il Pdci: Diliberto non solo chiede di votare no al referendum, ma sostiene che il protocollo «attenta ai diritti dei lavoratori».