Riprendo da La Stampa un interessante articolo di Franco Garelli sull'attuale fase della Chiesa italiana. (link cliccando il titolo) po
FRANCO GARELLI
Da qualche mese sembra essersi attenuata la voce dei vertici della Chiesa italiana sui temi di rilevanza pubblica. Non mancano ovviamente i richiami di fondo, come sulla centralità della famiglia o sulla questione - che si profila all’orizzonte - del testamento biologico, ma essi vengono formulati con maggior cautela rispetto al recente passato, quando la Chiesa non perdeva occasione per affermare con forza le proprie posizioni, quasi a porsi come un nuovo soggetto «cultural-politico nella società italiana.
Questo mutamento di strategia può avere molte spiegazioni. Le più contingenti chiamano in causa le numerose e scomposte reazioni che si sono innescate nella società a seguito del nuovo protagonismo della Chiesa cattolica, che avrebbero indotto i vescovi ad agire con maggior prudenza nel farsi portavoce dei valori cattolici e del bene comune sulla scena pubblica. Il riferimento in questo caso non è soltanto alla campagna d’intimidazioni che ha colpito monsignor Bagnasco all’inizio del mandato da capo dei vescovi italiani; ma anche alla recente prova di muscoli che si è consumata nella piazza più famosa d’Italia, quando una folla mai vista ai Gay Pride ha invaso S. Giovanni a Roma proprio per contrapporsi al Family Day cattolico celebrato nello stesso luogo pochi giorni prima; o ancora, al montare dell’anticlericalismo di cui emergono vari segni sia nella produzione di pamphlet che scalano le classifiche dei libri più venduti sia in trasmissioni televisive (come quella di Santoro sulla pedofilia dei preti) che vanno a fare le pulci in casa ecclesiale.
Altri motivi sembrano indurre i vescovi italiani a un atteggiamento di maggior prudenza pubblica. La Chiesa sta vivendo una nuova fase, dopo il cambio di chi la dirige. Monsignor Bagnasco non ha una linea diversa da quella del cardinal Ruini, ma l’interpreta più in termini pastorali che con l’idea d’incidere sugli equilibri del Paese. Oltre a ciò, il cattolicesimo più impegnato è alle prese con tensioni e riflessioni interne, per il peso di alcune scelte ecclesiali maturate nel tempo.
Negli ultimi anni la Chiesa ha promosso una serie di grandi eventi pubblici, sia per meglio far sentire le sue proposte nella società della comunicazione, sia per far emergere il consenso sociale attorno ai valori che promuove. In parallelo, sui temi caldi del dibattito pubblico sono sorti vari Comitati (Forum delle famiglie, delle associazioni, Scienza e vita, ecc.), con lo scopo di rappresentare un punto di riferimento organizzativo e culturale per la battaglia sui valori. Queste nuove formule organizzative hanno creato non pochi problemi alla vita delle grandi associazioni cattoliche da tempo radicate nel Paese. Realtà come Azione cattolica, Acli, Cl, scout, movimenti spirituali, Comunità di Sant’Egidio sono state chiamate a mobilitarsi su campagne particolari e temi emergenti, a farsi carico di compiti impropri o non previsti, ad aderire a iniziative che non rientravano nei loro progetti; tutti aspetti che hanno creato disagio nel mondo della militanza cattolica, che si è sentita esposta alla dispersione dell’impegno e fors’anche a un ruolo di cinghia di trasmissione di progetti pensati altrove. Inoltre, i forum e le strutture nati dai grandi eventi ecclesiali, o per sostenere le diverse battaglie sui valori promosse dalla Chiesa, possono entrare in concorrenza con i movimenti e le associazioni che da sempre rappresentano l’asse portante del cattolicesimo impegnato. Talvolta, infine, i grandi eventi consacrano leader (come nel caso di Savino Pezzotta per il Family Day) che possono sentirsi investiti di un ruolo pubblico che scompagina gli equilibri già precari che si riscontrano nell’associazionismo cattolico organizzato.
Non mancano dunque le ragioni interne al mondo cattolico che orientano i piani alti della Chiesa a una presenza più cauta nella società italiana. Il cattolicesimo impegnato corre il rischio della frammentazione, proprio in un momento storico in cui più si avverte l’esigenza di gruppi e associazioni che s’impegnino dal basso a testimoniare i grandi valori e a costruire positive condizioni di convivenza.
FRANCO GARELLI
Da qualche mese sembra essersi attenuata la voce dei vertici della Chiesa italiana sui temi di rilevanza pubblica. Non mancano ovviamente i richiami di fondo, come sulla centralità della famiglia o sulla questione - che si profila all’orizzonte - del testamento biologico, ma essi vengono formulati con maggior cautela rispetto al recente passato, quando la Chiesa non perdeva occasione per affermare con forza le proprie posizioni, quasi a porsi come un nuovo soggetto «cultural-politico nella società italiana.
Questo mutamento di strategia può avere molte spiegazioni. Le più contingenti chiamano in causa le numerose e scomposte reazioni che si sono innescate nella società a seguito del nuovo protagonismo della Chiesa cattolica, che avrebbero indotto i vescovi ad agire con maggior prudenza nel farsi portavoce dei valori cattolici e del bene comune sulla scena pubblica. Il riferimento in questo caso non è soltanto alla campagna d’intimidazioni che ha colpito monsignor Bagnasco all’inizio del mandato da capo dei vescovi italiani; ma anche alla recente prova di muscoli che si è consumata nella piazza più famosa d’Italia, quando una folla mai vista ai Gay Pride ha invaso S. Giovanni a Roma proprio per contrapporsi al Family Day cattolico celebrato nello stesso luogo pochi giorni prima; o ancora, al montare dell’anticlericalismo di cui emergono vari segni sia nella produzione di pamphlet che scalano le classifiche dei libri più venduti sia in trasmissioni televisive (come quella di Santoro sulla pedofilia dei preti) che vanno a fare le pulci in casa ecclesiale.
Altri motivi sembrano indurre i vescovi italiani a un atteggiamento di maggior prudenza pubblica. La Chiesa sta vivendo una nuova fase, dopo il cambio di chi la dirige. Monsignor Bagnasco non ha una linea diversa da quella del cardinal Ruini, ma l’interpreta più in termini pastorali che con l’idea d’incidere sugli equilibri del Paese. Oltre a ciò, il cattolicesimo più impegnato è alle prese con tensioni e riflessioni interne, per il peso di alcune scelte ecclesiali maturate nel tempo.
Negli ultimi anni la Chiesa ha promosso una serie di grandi eventi pubblici, sia per meglio far sentire le sue proposte nella società della comunicazione, sia per far emergere il consenso sociale attorno ai valori che promuove. In parallelo, sui temi caldi del dibattito pubblico sono sorti vari Comitati (Forum delle famiglie, delle associazioni, Scienza e vita, ecc.), con lo scopo di rappresentare un punto di riferimento organizzativo e culturale per la battaglia sui valori. Queste nuove formule organizzative hanno creato non pochi problemi alla vita delle grandi associazioni cattoliche da tempo radicate nel Paese. Realtà come Azione cattolica, Acli, Cl, scout, movimenti spirituali, Comunità di Sant’Egidio sono state chiamate a mobilitarsi su campagne particolari e temi emergenti, a farsi carico di compiti impropri o non previsti, ad aderire a iniziative che non rientravano nei loro progetti; tutti aspetti che hanno creato disagio nel mondo della militanza cattolica, che si è sentita esposta alla dispersione dell’impegno e fors’anche a un ruolo di cinghia di trasmissione di progetti pensati altrove. Inoltre, i forum e le strutture nati dai grandi eventi ecclesiali, o per sostenere le diverse battaglie sui valori promosse dalla Chiesa, possono entrare in concorrenza con i movimenti e le associazioni che da sempre rappresentano l’asse portante del cattolicesimo impegnato. Talvolta, infine, i grandi eventi consacrano leader (come nel caso di Savino Pezzotta per il Family Day) che possono sentirsi investiti di un ruolo pubblico che scompagina gli equilibri già precari che si riscontrano nell’associazionismo cattolico organizzato.
Non mancano dunque le ragioni interne al mondo cattolico che orientano i piani alti della Chiesa a una presenza più cauta nella società italiana. Il cattolicesimo impegnato corre il rischio della frammentazione, proprio in un momento storico in cui più si avverte l’esigenza di gruppi e associazioni che s’impegnino dal basso a testimoniare i grandi valori e a costruire positive condizioni di convivenza.
1 commento:
PETIZIONE ON LINE
per le energie alternative idonee al paesaggio - no all'eolico selvaggio nei pressi del Parco di Porto Selvaggio www.portoselvaggio.net - Palude del Capitano
questo è l'indirizzo: http://firmiamo.it/bastaeolicoselvaggio
sulla pagina della petizione c'è anche un codice html per mettere un bannerino sul proprio sito. esponilo... farai contente tante tante persone!
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