A pochi giorni dal Family Day chiesta la nascita di un laboratorio che coinvolga tutte le parti sociali, civili, economiche e religiose
Napoli, 17 maggio 2007 - A pochi giorni dal Family Day, a cui hanno partecipato recandosi a Roma con ben 135 pullman, le Acli della Campania ribadiscono le ragioni di una manifestazione non di protesta ma di promozione e lanciano una sfida: che la Campania diventi laboratorio di una nuova politica di sostegno alla famiglia come soggetto sociale e attore di sviluppo. Un laboratorio di analisi e studio delle buone pratiche esistenti a livello locale, nazionale ed internazionale non solo con riferimento alle politiche sociali ma a tutte le politiche e pratiche che producono conseguenze sulla promozione della famiglia.
“Chiediamo la nascita di un laboratorio che coinvolga tutte le parti, Istituzioni civili e religiose, società civile, sindacati, parti economiche e partiti, per arrivare ad un Patto Campano per la Famiglia – afferma la presidente regionale Eleonora Cavallaro - che attui un approccio sistemico e preveda una rete articolata di misure capaci di incidere finalmente su problemi che riguardano tutta la società campana.”
“Un Patto – continua la Cavallaro - che declini soluzioni per una povertà al 27% che nega l’esigibilità di diritti elementari, per favorire il lavoro delle donne e la conciliazione con il desiderio di maternità, per fermare la denatalità che ormai comincia ad interessare anche la Campania (se è vero come dice l’Istat che si fanno meno bambini che a Bolzano!). Un Patto che disinneschi una sorta di scontro tra generazioni e che torni a valorizzare gli anziani come risorsa sociale anche fornendo loro i servizi e le cure di cui necessitano e torni a parlare di età lavorativa non solo di età pensionabile. E’ necessario che si investa per creare più opportunità di lavoro per i giovani anziché pretendere che i padri e le madri continuino a lavorare (forse nella sadica speranza che non arrivino a godere della loro pensione!). Un Patto che risponda ai nuovi bisogni, di assistenza, di formazione di casa di lavoro di un’immigrazione caratterizzata sempre di più dalla presenza di donne e bambini.”
“Dal momento che i problemi sono tanti non è forse ora di mettere da parte le ideologie e le polemiche e iniziare a lavorare tutti insieme, ciascuno per il suo ruolo, per costruire un futuro di coesione sociale per la nostra regione? Le ACLI sono pronte a fare le loro parte.”
Per comunicazioni: Michele M. Ippolito (Portavoce Acli Campania) - 3403008340
Napoli, 17 maggio 2007 - A pochi giorni dal Family Day, a cui hanno partecipato recandosi a Roma con ben 135 pullman, le Acli della Campania ribadiscono le ragioni di una manifestazione non di protesta ma di promozione e lanciano una sfida: che la Campania diventi laboratorio di una nuova politica di sostegno alla famiglia come soggetto sociale e attore di sviluppo. Un laboratorio di analisi e studio delle buone pratiche esistenti a livello locale, nazionale ed internazionale non solo con riferimento alle politiche sociali ma a tutte le politiche e pratiche che producono conseguenze sulla promozione della famiglia.
“Chiediamo la nascita di un laboratorio che coinvolga tutte le parti, Istituzioni civili e religiose, società civile, sindacati, parti economiche e partiti, per arrivare ad un Patto Campano per la Famiglia – afferma la presidente regionale Eleonora Cavallaro - che attui un approccio sistemico e preveda una rete articolata di misure capaci di incidere finalmente su problemi che riguardano tutta la società campana.”
“Un Patto – continua la Cavallaro - che declini soluzioni per una povertà al 27% che nega l’esigibilità di diritti elementari, per favorire il lavoro delle donne e la conciliazione con il desiderio di maternità, per fermare la denatalità che ormai comincia ad interessare anche la Campania (se è vero come dice l’Istat che si fanno meno bambini che a Bolzano!). Un Patto che disinneschi una sorta di scontro tra generazioni e che torni a valorizzare gli anziani come risorsa sociale anche fornendo loro i servizi e le cure di cui necessitano e torni a parlare di età lavorativa non solo di età pensionabile. E’ necessario che si investa per creare più opportunità di lavoro per i giovani anziché pretendere che i padri e le madri continuino a lavorare (forse nella sadica speranza che non arrivino a godere della loro pensione!). Un Patto che risponda ai nuovi bisogni, di assistenza, di formazione di casa di lavoro di un’immigrazione caratterizzata sempre di più dalla presenza di donne e bambini.”
“Dal momento che i problemi sono tanti non è forse ora di mettere da parte le ideologie e le polemiche e iniziare a lavorare tutti insieme, ciascuno per il suo ruolo, per costruire un futuro di coesione sociale per la nostra regione? Le ACLI sono pronte a fare le loro parte.”
Per comunicazioni: Michele M. Ippolito (Portavoce Acli Campania) - 3403008340
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