“Sono molti i problemi da risolvere in Campania, a cominciare dall’emergenza casa: nella regione servono 100 mila alloggi in più. Per affrontare questioni di tale portata serve uno sforzo corale da parte di istituzioni regionali, parti sociali e associazioni. Non è il momento delle divisioni”. Sergio D’Angelo, presidente di Legacoop Campania, lascerà la guida dell’associazione nel corso del congresso regionale che si apre oggi. Ad attenderlo c’è un incarico di prestigio a Roma, in seno alla Presidenza nazionale di Legacoop. Carica che andrà ad aggiungersi alle numerose di cui è già titolare: D’Angelo è presidente nazionale del consorzio Drom, presidente di Gesco, consigliere di amministrazione di Banca Etica, componente del comitato tecnico della Fondazione Mezzogiorno, presidente della Fondazione Affido, componente della presidenza nazionale di Legacoopsociali e numero uno dell’Ape, agenzia di promozione della cooperazione sociale.
di Giovanni Brancaccioda Il Denaro (clicca il titolo)
Domanda. Non si può certo dire che gli ultimi mesi siano stati tranquilli per il mondo della cooperazione, in particolare dopo la vicenda Unipol-Bnl. Le coop campane come hanno reagito?
Risposta. Il caso Unipol non ha inciso affatto sulle attività delle cooperative campane. Anzi, quella della cooperazione è oggi una realtà più vitale che mai anche in Campania, nonostante la difficile congiuntura economica che abbiamo attraversato e tutti i problemi di contesto che contraddistinguono la nostra regione e l’intero Mezzogiorno.
D. Problemi che c’erano già all’inizio del suo mandato, quattro anni fa. Non è cambiato nulla da allora?
R. Dei passi avanti ci sono stati, ma molto, moltissimo resta ancora da fare. Purtroppo la spesa dei fondi europei 2000-2006 non ha dato i risultati sperati. C’è stata un’evidente dispersione delle risorse, interventi troppo polverizzati e slegati tra loro. Con il risultato che le inefficienze e i vincoli allo sviluppo sono ancora lì che attendono di essere rimossi.
D. Ora la Regione si sta preparando a spendere il nuovo ciclo di risorse comunitarie: andrà meglio?
R. E’ l’auspicio di tutti, e si sta lavorando in questo senso. Ci vuole più incisività nell’affrontare nodi tuttora irrisolti come il gap infrastrutturale che ci divide dal resto del Paese, la lotta alla criminalità e al sommerso, l’emergenza rifiuti. Occorre poi combattere le inefficienze della Pubblica amministrazione, che hanno più di una responsabilità nel mancato sviluppo della nostra regione. Accanto a queste questioni c’è il problema drammatico della povertà: le famiglie campane sono tra le meno abbienti d’Italia.
D. Quali interventi suggerisce Legacoop a sostegno delle famiglie?
R. Il problema è innanzitutto di metodo. Uno dei principali limiti della scorsa programmazione dei fondi europei è stato il mancato equilibrio tra misure di sostegno alla competitività e interventi per favorire l’inclusione sociale. Si tratta di due facce della stessa medaglia ed è per questo che le questioni vanno affrontate contemporaneamente. Come pure va affrontata la questione abitativa: in Campania, secondo i nostri calcoli, c’è bisogno di 100 mila nuove abitazioni, un numero da vera emergenza.
D. Già, ma i suoli per costruire tante abitazioni ci sono?
R. Ormai è difficile reperire suoli edificabili, in particolare a Napoli, che è l’area piùcongestionata. E’ per questo che vanno riqualificate le periferie sfruttando meglio le superfici esistenti. Voglio ricordare che il piano strategico per la zona rossa del Vesuvio prevede che 80mila persone lascino quell’area. E’ indispensabile, dunque, un riequilibrio abitativo tra Napoli, la sua area metropolitana e le altre province, in modo particolare Avellino e Caserta. La questione del fabbisogno abitativo, quindi, va affrontata a livello regionale, e non, come prevede il Piano territoriale approvato dalla Giunta, dalle singole Province.
D. Dunque auspica un miglioramento del Ptr in Consiglio regionale?
R. Sì, sia le cooperative che i sindacati hanno già presentato le loro osservazioni a riguardo. Speriamo vengano recepite, anche se questa consiliatura fin qui ha accumulato qualche ritardo. C’è tempo per migliorare, comunque.
D. Lei da dove comincerebbe?
R. Senza alcun dubbio dalla sanità, che come noto assorbe oltre il 60 per cento del bilancio regionale senza fornire in cambio ai cittadini servizi qualitativamente adeguati alla spesa. Al contrario: i campani si ritrovano le aliquote Irpef e Irap al massimo e ora subiscono anche la beffa dei ticket sui farmaci. Sia chiaro: si tratta di problemi accumulatisi nel tempo, la colpa non è certo solo di questa amministrazione o di quella precedente. Però ora la questione va risolta una volta per tutte. Su questo come su altri fronti serve uno sforzo corale da parte di istituzioni e parti sociali.
D. Che cosa intende?
R. Dico che il compito delle associazioni rappresentative è anche quello di muovere critiche, e le istituzioni devono accettarle. Ma se tutti insieme ci facciamo carico delle nostre responsabilità, ci sono tutte le condizioni per far compiere un salto in avanti alla Campania. Bisogna avere fiducia, guardare al futuro con ottimismo perchè ci attendono grandi obiettivi. E certo questo non è il momento delle divisioni.
D. Lei però, almeno per il momento, passa la mano...
R. Sono stati quattro anni intensi, e ne frattempo i miei impegni si sono moltiplicati. Ma lascio la Presidenza di Legacoop Campania, non certo l’associazione, alla quale non farò mai mancare il mio contributo.
di Giovanni Brancaccioda Il Denaro (clicca il titolo)
Domanda. Non si può certo dire che gli ultimi mesi siano stati tranquilli per il mondo della cooperazione, in particolare dopo la vicenda Unipol-Bnl. Le coop campane come hanno reagito?
Risposta. Il caso Unipol non ha inciso affatto sulle attività delle cooperative campane. Anzi, quella della cooperazione è oggi una realtà più vitale che mai anche in Campania, nonostante la difficile congiuntura economica che abbiamo attraversato e tutti i problemi di contesto che contraddistinguono la nostra regione e l’intero Mezzogiorno.
D. Problemi che c’erano già all’inizio del suo mandato, quattro anni fa. Non è cambiato nulla da allora?
R. Dei passi avanti ci sono stati, ma molto, moltissimo resta ancora da fare. Purtroppo la spesa dei fondi europei 2000-2006 non ha dato i risultati sperati. C’è stata un’evidente dispersione delle risorse, interventi troppo polverizzati e slegati tra loro. Con il risultato che le inefficienze e i vincoli allo sviluppo sono ancora lì che attendono di essere rimossi.
D. Ora la Regione si sta preparando a spendere il nuovo ciclo di risorse comunitarie: andrà meglio?
R. E’ l’auspicio di tutti, e si sta lavorando in questo senso. Ci vuole più incisività nell’affrontare nodi tuttora irrisolti come il gap infrastrutturale che ci divide dal resto del Paese, la lotta alla criminalità e al sommerso, l’emergenza rifiuti. Occorre poi combattere le inefficienze della Pubblica amministrazione, che hanno più di una responsabilità nel mancato sviluppo della nostra regione. Accanto a queste questioni c’è il problema drammatico della povertà: le famiglie campane sono tra le meno abbienti d’Italia.
D. Quali interventi suggerisce Legacoop a sostegno delle famiglie?
R. Il problema è innanzitutto di metodo. Uno dei principali limiti della scorsa programmazione dei fondi europei è stato il mancato equilibrio tra misure di sostegno alla competitività e interventi per favorire l’inclusione sociale. Si tratta di due facce della stessa medaglia ed è per questo che le questioni vanno affrontate contemporaneamente. Come pure va affrontata la questione abitativa: in Campania, secondo i nostri calcoli, c’è bisogno di 100 mila nuove abitazioni, un numero da vera emergenza.
D. Già, ma i suoli per costruire tante abitazioni ci sono?
R. Ormai è difficile reperire suoli edificabili, in particolare a Napoli, che è l’area piùcongestionata. E’ per questo che vanno riqualificate le periferie sfruttando meglio le superfici esistenti. Voglio ricordare che il piano strategico per la zona rossa del Vesuvio prevede che 80mila persone lascino quell’area. E’ indispensabile, dunque, un riequilibrio abitativo tra Napoli, la sua area metropolitana e le altre province, in modo particolare Avellino e Caserta. La questione del fabbisogno abitativo, quindi, va affrontata a livello regionale, e non, come prevede il Piano territoriale approvato dalla Giunta, dalle singole Province.
D. Dunque auspica un miglioramento del Ptr in Consiglio regionale?
R. Sì, sia le cooperative che i sindacati hanno già presentato le loro osservazioni a riguardo. Speriamo vengano recepite, anche se questa consiliatura fin qui ha accumulato qualche ritardo. C’è tempo per migliorare, comunque.
D. Lei da dove comincerebbe?
R. Senza alcun dubbio dalla sanità, che come noto assorbe oltre il 60 per cento del bilancio regionale senza fornire in cambio ai cittadini servizi qualitativamente adeguati alla spesa. Al contrario: i campani si ritrovano le aliquote Irpef e Irap al massimo e ora subiscono anche la beffa dei ticket sui farmaci. Sia chiaro: si tratta di problemi accumulatisi nel tempo, la colpa non è certo solo di questa amministrazione o di quella precedente. Però ora la questione va risolta una volta per tutte. Su questo come su altri fronti serve uno sforzo corale da parte di istituzioni e parti sociali.
D. Che cosa intende?
R. Dico che il compito delle associazioni rappresentative è anche quello di muovere critiche, e le istituzioni devono accettarle. Ma se tutti insieme ci facciamo carico delle nostre responsabilità, ci sono tutte le condizioni per far compiere un salto in avanti alla Campania. Bisogna avere fiducia, guardare al futuro con ottimismo perchè ci attendono grandi obiettivi. E certo questo non è il momento delle divisioni.
D. Lei però, almeno per il momento, passa la mano...
R. Sono stati quattro anni intensi, e ne frattempo i miei impegni si sono moltiplicati. Ma lascio la Presidenza di Legacoop Campania, non certo l’associazione, alla quale non farò mai mancare il mio contributo.
1 commento:
QUANDO SERVONO I VOTI SONO TUTTI BRAVI A FAR PROMESSE ,MA DOPO L'ELEZIONI SE NE FREGANO E TUTTO RESTO IMMUTATO LASCIANDO LE CLASSI PIU' DEBOLI PERDERSI NEI MEANDRI DEL MENEFREGHISMO PIU' TOTALE , MA LE CASI POPOLARI QUANDO LE COSTRUIRANNO FORSE LE MAZZETTE NON BASTANO ? RIFLETTETE QUESTA E' L'ITALIA E SOPRATUTTO IL SUD
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