sabato, febbraio 17, 2007

Il ministro della Salute va alla guerra: guadagnare salute.

Livia Turco ha varato il suo piano per combattere diete errate ed eccessi che provocano gravi patologie Richiamo alla responsabilità, non punizioni alla Blair

Il progetto o «libro bianco», approvato ieri dal Consiglio dei ministri, ha un nome assai impegnativo, ancorché opaco: «Guadagnare salute». Frutto, come ha spiegato il ministro della Salute Livia Turco, del lavoro di ben nove ministeri, nasce dall’esigenza di sensibilizzare l’opinione pubblica e di promuovere campagne informative sui danni dell’errata alimentazione e dell’obesità, nonché del fumo e dell’eccesso di alcol.
Le probabilità che insorgano gravi patologie - disturbi cardiovascolari, tumori, diabete, malattie respiratorie, responsabili di morti precoci e di anni di vita funestati dalla malattia e dalla necessità continua di assistenza medica - potrebbero essere, in qualche misura, ridotte, evitando diete ipercaloriche e fuggendo alla tentazione di fumo e alcol. Considerati, da sempre, nemici della salute, come recita un antico detto, in auge nell’Ottocento: «Bacco, tabacco e Venere riducon l’uomo in cenere».
Il Sud perde la dieta mediterranea «virtuosa»
Difficile, dunque, avanzare riserve su un obiettivo così rispettabile come quello di tutelare e di migliorare la salute dei cittadini, al Nord e al Sud, che, a quanto pare, stando al rapporto Osservasalute 2006, stanno perdendo abitudini «virtuose» come la dieta mediterranea. Del resto che la prima medicina sia l’autocura, l’educazione alla salute, lo sosteneva già il padre della Medicina, Ippocrate, e Regimen, una delle sue opere più celebri, rimanda proprio al significato di «regola di vita».
La scelta di diffondere l’idea che la salute rappresenta innanzitutto una responsabilità individuale, peraltro ormai adottata in tutti i Paesi dell’Europa occidentale, può essere condivisa, purché naturalmente non siano messe in ombra le determinanti ambientali, sociali ed economiche che influiscono sui destini sanitari degli individui. E a patto, ancora, che l’ideale di salute pubblica non scivoli pericolosamente verso una forma di salutismo di Stato. Rassicura, comunque, il fatto che il progetto ministeriale - che mutua termini guerreschi come task force, campagne, nemici ecc. - non introduca però intenti coercitivi e punitivi come quelli proposti in Gran Bretagna, che tendono a colpire con un ticket maggiorato le visite e le analisi di coloro che si ammalano per i loro stili di vita.

La malattia e il peccato della trasgressione
Il ministro Livia Turco, anzi, ha tenuto a prendere nettamente le distanze dalla gelida Albione, definendo la ventilata procedura punitiva caldeggiata da Tony Blair una «via drastica, quasi vendicativa o comunque di stampo giustizialistico nei confronti dei cittadini, che sembra non tener conto dei molteplici fattori economici, sociali, mentali che stanno quasi sempre dietro un comportamento a rischio per la propria salute».
Nessuna «punizione», dunque. Se non vogliamo parlare, in generale, di quella di «sapere», in questo nostro tempo, che il nostro destino sanitario, prima ineluttabile, legato al fato e immerso in un’aura di sacralità e di mistero, è, come non mai, nelle nostre mani, come la parentela biologica, la costituzione genetica.
In un contesto di accelerazione del processo di medicalizzazione della vita, i malati saranno i trasgressori dell’ordine medico-sanitario, mentre le malattie saranno le sanzioni per la disubbidienza. Si apre uno scenario in cui «la salute e la malattia - ha scritto lo psicologo Aldo Carotenuto - si contendono l’uomo come il Bene e il Male: la sanità è diventata sinonimo di salvezza e la malattia evoca lo spettro del peccato».

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