“Dobbiamo analizzare a fondo il disegno di legge, ma mi pare che ci sia stata una correzione di rotta”. Luigi Bobba, senatore della Margherita, ex presidente delle Acli, esponente di primo piano dei “teodem”, commenta il disegno di legge sulle coppie di fatto e rileva che “si attiene, con le correzioni apportate, al programma dell’Unione”.
Importanti correzioni?
“Direi di sì. Nel senso che l’elemento chiave, che non ci piaceva, cioè la dichiarazione congiunta, poiché creava di fatto un altro istituto familiare, è sparito. Invece ci si attiene alla legge esistente sulla certificazione anagrafica. Per noi questo era un elemento decisivo. Inoltre non si insiste più sulle unioni caratterizzate solo da un vincolo di tipo sessuale, ma si considerano anche quelle affettive di tipo solidaristico, per esempio tra fratello e sorelle o altri gradi di parentela”.
Quindi secondo lei, si allontana l’idea dei Pacs?
“Sicuramente ed è quello che noi chiedevamo, perché così era scritto nel programma di governo. Rutelli ha ribadito fino all’ultimo minuto la contrarietà della Margherita ad un similmatrimonio. Quello che è stato approvato ieri sera è un testo che corrisponde a quel programma e che ha assunto le preoccupazioni che noi avevamo espresso in modo netto e chiaro”.
Ieri mattina vi davano per sconfitti.
“Bisogna sempre aspettare la fine della partita e non fermarsi al primo tempo. Su temi di questo genere se la discussione è vera, cioè se le posizioni vengono espresse in modo limpido, si può trovare un punto di mediazione e anche di convergenza. Ma, ribadisco, bisogna parlare chiaro, non tacere e camuffare le proprie posizioni”.
E delle patenti di laicità che alcuni cattolici del centrosinistra si sono scambiati ieri con la lettera dei 60?
“Io non ho mai inteso dare patenti di laicità a nessuno e per questo non ho firmato quella lettera. Ho solo cercato di interpretare una situazione nuova nel rapporto tra valori, espressione politica e scelte legislative. Di fronte a problemi totalmente inediti, come quelli dei cosiddetti eticamente sensibili, non si può invocare il passato, quando ci si occupava di scelte economiche e sociali e si discuteva della laicità in politica rispetto a quei problemi. Da ora in avanti dovremo occuparci sempre di più di problemi che interpellano la vita quotidiana delle persone e delle famiglie e non possiamo usare la foglia di fico della laicità per non andare a fondo delle cose. Dobbiamo invece saper trovare soluzioni che corrispondano a quei valori che noi riteniamo alla radice del modello di persona e di società in cui crediamo e a cui ci ispiriamo”.
Usando sempre l’antico istituto della mediazione?
“Naturalmente. Ma con la consapevolezza che vi sono punti su cui non si può mediare”.
Vale per le coppie di fatto?
“Si. La mediazione su una norma che apre le porte ad un’altra forma di istituto familiare è un equivoco per due motivi: non è prevista dalla Costituzione, non è stata prevista dal programma dell’Unione”.
Vi hanno anche accusato di aver preso ordini da Ruini.
“Una stupidaggine. Sono cresciuto alla scuola delle Acli e so assumermi le responsabilità. Sono un legislatore e chi fa politica deve saper respirare con la società. Non abbiamo mai bussato alla porta di Ruini o di Betori. Tuttavia un legislatore che si estrania dalla società, cioè che non ascolta le attese delle persone, le ragioni civili e, perché no, anche religiose, che fanno parte del nostro patrimonio culturale, non coglie nel profondo le dinamiche del Paese. Come hanno fatto molti dei firmatari del documento dei 60 di fronte al referendum sulla fecondazione. Vorrei che qualcuno di loro facesse almeno una piccola autocritica”.
da L'Eco di Bergamo. Alberto Bobbio.
Importanti correzioni?
“Direi di sì. Nel senso che l’elemento chiave, che non ci piaceva, cioè la dichiarazione congiunta, poiché creava di fatto un altro istituto familiare, è sparito. Invece ci si attiene alla legge esistente sulla certificazione anagrafica. Per noi questo era un elemento decisivo. Inoltre non si insiste più sulle unioni caratterizzate solo da un vincolo di tipo sessuale, ma si considerano anche quelle affettive di tipo solidaristico, per esempio tra fratello e sorelle o altri gradi di parentela”.
Quindi secondo lei, si allontana l’idea dei Pacs?
“Sicuramente ed è quello che noi chiedevamo, perché così era scritto nel programma di governo. Rutelli ha ribadito fino all’ultimo minuto la contrarietà della Margherita ad un similmatrimonio. Quello che è stato approvato ieri sera è un testo che corrisponde a quel programma e che ha assunto le preoccupazioni che noi avevamo espresso in modo netto e chiaro”.
Ieri mattina vi davano per sconfitti.
“Bisogna sempre aspettare la fine della partita e non fermarsi al primo tempo. Su temi di questo genere se la discussione è vera, cioè se le posizioni vengono espresse in modo limpido, si può trovare un punto di mediazione e anche di convergenza. Ma, ribadisco, bisogna parlare chiaro, non tacere e camuffare le proprie posizioni”.
E delle patenti di laicità che alcuni cattolici del centrosinistra si sono scambiati ieri con la lettera dei 60?
“Io non ho mai inteso dare patenti di laicità a nessuno e per questo non ho firmato quella lettera. Ho solo cercato di interpretare una situazione nuova nel rapporto tra valori, espressione politica e scelte legislative. Di fronte a problemi totalmente inediti, come quelli dei cosiddetti eticamente sensibili, non si può invocare il passato, quando ci si occupava di scelte economiche e sociali e si discuteva della laicità in politica rispetto a quei problemi. Da ora in avanti dovremo occuparci sempre di più di problemi che interpellano la vita quotidiana delle persone e delle famiglie e non possiamo usare la foglia di fico della laicità per non andare a fondo delle cose. Dobbiamo invece saper trovare soluzioni che corrispondano a quei valori che noi riteniamo alla radice del modello di persona e di società in cui crediamo e a cui ci ispiriamo”.
Usando sempre l’antico istituto della mediazione?
“Naturalmente. Ma con la consapevolezza che vi sono punti su cui non si può mediare”.
Vale per le coppie di fatto?
“Si. La mediazione su una norma che apre le porte ad un’altra forma di istituto familiare è un equivoco per due motivi: non è prevista dalla Costituzione, non è stata prevista dal programma dell’Unione”.
Vi hanno anche accusato di aver preso ordini da Ruini.
“Una stupidaggine. Sono cresciuto alla scuola delle Acli e so assumermi le responsabilità. Sono un legislatore e chi fa politica deve saper respirare con la società. Non abbiamo mai bussato alla porta di Ruini o di Betori. Tuttavia un legislatore che si estrania dalla società, cioè che non ascolta le attese delle persone, le ragioni civili e, perché no, anche religiose, che fanno parte del nostro patrimonio culturale, non coglie nel profondo le dinamiche del Paese. Come hanno fatto molti dei firmatari del documento dei 60 di fronte al referendum sulla fecondazione. Vorrei che qualcuno di loro facesse almeno una piccola autocritica”.
da L'Eco di Bergamo. Alberto Bobbio.
1 commento:
l'intervento del S. Padre sembra ridurre lo spazio per questo ragionamento. La laicità della politica (soprattutto quella ereditata dalla DC, come dice la Bindi) sembra messa a dura prova..
Giorni difficili.
Arturo Molinaro
Posta un commento