L'omelia pronunciata ieri dall'arcivescovo durante la veglia contro la violenza: ''Gridiamo il nostro no contro tutto ciò che offende Dio e opprime la dignità dell'uomo''
(Adnkronos)Napoli, 8 nov. (Ign) - ''Non daremo tregua ai malavitosi, ma dobbiamo esssere uniti''. Queste le parole con cui, durante la veglia di preghiera contro la violenza voluta dall'Arcidiocesi e svoltasi ieri sera nella cattedrale di Napoli, il cardinale Crescenzio Sepe, arcivescovo della città, ha esortato i napoletani a serrare le fila e ad opporsi alla criminalità.
Circa tremila i fedeli presenti in chiesa, che hanno ascoltato in silenzio le parole dell'arcivescovo per poi esplodere in un lungo applauso. Forte, nell'omelia riportata oggi dal 'Roma', il richiamo alla responsabilità individuale: ''Ognuno di noi deve assumersi le proprie responsabilità, senza delegare agli altri la soluzione dei problemi'', dice il cardinale dal pulpito, sottolineando che ''forse, invece di testimoniare la carità e la speranza contro la sfiducia, il disfattismo e l'omertà, ci siamo resi colpevoli non opponendoci a quella cattiva condotta civile che ha fatto della violazione delle regole del vivere onesto quasi una mentalità''.
E il richiamo al rispetto delle regole e al valore di testimonianza di una condotta onesta si estende anche alle istituzioni, che ''sono tenute ad esigere che le regole siano rispettate da tutti i cittadini''. Ma l'invito più accorato Sepe lo rivolge alla comunità dei fedeli nella sua interezza, perché ''la recrudescenza della violenza che infanga le nostre strade deve indurci a gridare il nostro no contro tutto ciò che offende Dio e opprime la dignità dell'uomo''.
E' poi esplicito, nelle parole dell'arcivescovo, l'attacco diretto ai malavitosi ''traditori della città'': ''Non vi daremo tregua'', esplode Sepe dal pulpito. Ma nell'omelia c'è spazio anche per l'idea del perdono: ''Nessuno è mai perduto alla causa di Dio, neppure loro''. Dopo il cardinale si rivolgerà ai fedeli raccolti in chiesa anche il parroco di Scampia, don Vittorio Siciliani. Accorato il suo appello: ''Signore, anche se abbiamo peccato contro di Te, Ti prego di non abbandonare Napoli''.
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