domenica, ottobre 22, 2006

Oltre il tetto di cristallo

DONNE NEI RUOLI DECISIONALI, A NAPOLI SINDACATI E ASSOCIAZIONI DENUNCIANO LA GRAVE SITUAZIONE DELL’ITALIA

Cisl, Cif e Acli insieme per promuovere la presenza delle donne nei ruoli decisionali. “Oltre il tetto di cristallo” è il progetto, finanziato dal ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali in base alla legge 125/91, che detta le basi per l’affermazione delle donne nei luoghi considerati di potere. L’obiettivo, oltre a quello di promuovere la presenza femminile nelle posizioni che richiedono capacità decisionale e di rappresentanza, è di fornire nuovi strumenti per “fare carriera” e sperimentare forme di flessibilità utili per l’attività quotidiana delle donne e per l’impegno futuro. Il progetto si concretizza in un percorso che consenta, da un lato, acquisizioni di abilità e conoscenze suppletive e specifiche, tali da facilitare il superamento della barriera invisibile che esclude le donne dalla sfera pubblica, dall’altro di rivitalizzare l’attenzione della società rispetto alle problematiche femminili e all’armonizzazione dei tempi produttivi e riproduttivi. “Oltre il tetto di cristallo” mette insieme esperienze, storia e lavoro di tre organizzazioni diverse: un sindacato, un’associazione di genere e un’associazione sociale. A Napoli si è fatto il punto della situazione con il segretario generale della Cisl Campania, Pietro Cerrito, il segretario generale provinciale Giuseppe Gargiulo, le responsabili del Coordinamento Donne Cisl nazionale Annamaria Parente e Carmen Costagliola, l’assessora regionale alle Pari opportunità Rosa D’Amelio, la presidente della Consulta regionale femminile Emilia Tagliatela, la consigliera regionale di Parità, Marilù Galdieri, la presidente delle Acli regionali, Eleonora Cavallaro, la vicepresidente nazionale del Cif, Maria Teresa Arnone, e la segretaria regionale Cisl, Lina Lucci. È venuto fuori un contesto che vede la donna ancora in affanno riguardo alla rappresentanza ai vertici decisionali sia nelle organizzazioni sociali sia politiche, nonché nel contesto socioeconomico. Se i dati in Campania sono sconfortanti, sono solo dieci le donne elette in Parlamento alle scorse politiche, nel resto del Paese le cose non vanno certo meglio. L’Italia si pone in controtendenza rispetto all’Europa. Infatti, mentre in Europa le donne stanno aumentando la loro presenza a tutti i livelli rappresentativi (locali, regionali, governativi ed europea), in Italia, secondo dei dati del ministero delle Pari opportunità, si ha un trend negativo in tutte le situazioni di eleggibilità. Il nostro Paese è, infatti, al penultimo posto tra gli stati dell’Unione, appena prima della Grecia. Per quanto riguarda il contesto socio-economico, nel periodo dal 1993 al 2002 il lavoro femminile è cresciuto mantenendo una struttura diversa da quello maschile. Le donne “impiegate” sono più degli uomini (44.5% contro 24.7%) e il numero delle “operaie” è minore rispetto agli uomini impegnati nello stesso settore (27.7% contro il 36.6%). L’occupazione femminile è più concentrata nei servizi (75.7% contro il 55.7%) e meno nell’industria (20.1% contro il 38.8%). Inoltre, la presenza femminile ormai taglia trasversalmente il mondo del lavoro: oltre due milioni svolgono lavori atipici; circa 1 milione e trecento donne fanno i turni; 1 milione e mezzo svolgono il lavoro domenicale e 1 milione e 700 il lavoro serale. Nella Pubblica amministrazione, sebbene l’inserimento delle donne a livello di amministrazioni centrali, con ruoli di massima responsabilità registri un incremento e la quota femminile si attesti al 13.0%, per gli incarichi di nomina governativa, invece, scende allo 0.6%. È da sottolineare come la presenza delle donne si incrementa soprattutto dove l’accesso alla professione è per concorso. E’ il caso della magistratura (30.4%), della pubblica amministrazione centrale (22.4%) e dell’università (30.0%) Ma in tutti i settori, quando aumenta il potere decisionale la percentuale di donne diminuisce drasticamente. Ad esempio le donne rettori sono appena il 3.2%. Anche negli organi direttivi delle organizzazioni sindacali e imprenditoriali e nelle associazioni di categoria la presenza delle donne scarseggia, nonostante l’esistenza di strutture appositamente dedicate alle politiche di parità all’interno di quelle stesse organizzazioni e associazioni. Infatti, nelle organizzazioni sindacali, le donne presenti negli organi centrali, al 2000 risultavano il 13.0% e nelle associazioni di categoria appena il 5.2%.
Giuseppe Rapuano da iFatti.com - agenzia quotidiana d'informazione per la stampa e per le emittenti radiotelevisive

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