Terminato il Convegno ecclesiale, si avvicina ora l’appuntamento della Conferenza Organizzativa e programmatica delle AcliDa anni anche gli aclisti hanno imparato a confrontarsi con le analisi sociologiche tese a leggere il nostro complesso mondo globalizzato. Hanno discusso, anche negli incontri nazionali di studio, a Vallombrosa prima e ad Orvieto poi, sui nuovi scenari sociali, politici ed economici nei quali si colloca l’attuale nostra esperienza associativa. Un elemento, però, sembra non aver avuto ancora lo spazio che meritava nelle riflessioni: la capacità delle nostre strutture organizzative di rispondere alle sfide poste da questi nuovi scenari. Essere associazione di lavoratori quando il lavoro diventa multiforme, flessibile, incapace spesso di dare identità; organizzare la partecipazione in comunità sfilacciate, dove sembra prevalere l’individuo ed i suoi interessi; vivere l’esperienza ecclesiale in contesti dove la fede è relegata a fatto privato e, soprattutto, ad elemento marginale e da escludere dalle relazioni sociali: tale la portata delle sfide che abbiamo di fronte. Con questa consapevolezza abbiamo deciso di dare un valore particolare all’appuntamento della prossima Conferenza organizzativa e programmatica che si svolgerà a Bari dal 7 al 9 dicembre prossimo. Rileggere la nostra modalità di aggregazione e valutare la tenuta delle nostre Acli a tutti i livelli territoriali è infatti il compito “statutario” di questo incontro, che dovrà anche analizzare lo stato di attuazione del programma approvato nel Congresso di Torino. Ma non vogliamo farlo in modo rituale, a mo’ di adempimento. Per questo abbiamo posto al centro dei lavori due fuochi: i legami che costituiscono il tessuto connettivo attraverso il quale la vita associativa avviene e persiste nel tempo, incarnandosi e trovando consistenza nelle forme organizzative; e l’azione volontaria, intendendo con questa definizione non solo l’attività di chi non percepisce un compenso monetario, ma anzitutto quella che fa appello alla libera scelta delle persone di donare parte della propria vita e che costituisce, in vari modi, uno dei “sensi” della vostra partecipazione alle Acli, in qualunque forma essa si espliciti, dalla partecipazione alle iniziative di un circolo, all’essere promotore sociale del Patronato o giovane che svolge il Servizio civile. Con determinazione dovremo andare a vedere come questi aspetti fondativi dell’associazione sono incarnati nella forma organizzativa che ci siamo dati, pensando ad essa come a ciò che dà forma alle linee strategiche e al pensiero politico associativo, pur senza cadere nell’enfatizzazione ideologica della macchina gestionale. Il punto di arrivo sarà verificare se effettivamente siamo organizzati in modo da poter essere Acli unite e plurali allo stesso tempo. Eseguita questa verifica organizzativa più interna, controllato e corretto tutto ciò che ci serve per essere sufficientemente tonici, reattivi e concentrati più sul fare che sul gestire, vedremo come passare dal “Noi associativo al Noi sociale ed ecclesiale”, come cioè organizzarci per portare, incidendo nei processi sociali, il messaggio delle Acli a tutti i nostri concittadini.
Andrea Olivero
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