venerdì, giugno 02, 2006

Bloccare il codice dell'ambiente

14 associazioni ambientaliste chiedono un decreto legge al ministro dell'Ambiente per bloccare il cosiddetto "Codice dell'ambiente" e con esso un contenzioso con le regioni e con l'Europa


Stop alla Legge Delega. Un decreto legge per arrestare subito il cammino del provvedimento. Questo il segnale forte che 14 associazioni ambientaliste chiedono formalmente al Ministro dell’Ambiente e della Tutela del territorio, Alfonso Pecoraro Scanio, per fermare al più presto l’operatività della Delega Ambientale e per arginare il grave contenzioso tra Stato e Regioni generatosi. Tempi brevi per la risoluzione perché secondo gli ambientalisti il tempo trascorso rischia di acuire il contrasto tra l’Italia e la Commissione Europea, viste le numerose disposizioni in contrasto con le norme comunitarie (ad esempio, in materia di rifiuti) contenute nel testo approvato alla fine della XIV legislatura. Le associazioni chiedono dare così un forte segnale di discontinuità, rispetto alla politica seguita negli ultimi 5 anni, istituendo un tavolo permanente di concertazione per una migliore definizione delle politiche e delle norme ambientali presso il Ministero dell'Ambiente, composto dalle associazioni ambientaliste, delle organizzazioni di categoria e dei sindacati.

Le Associazioni Acli Anni Verdi, Ambiente e Lavoro Amici della Terra, Associazione Italiana Insegnanti Geografia, FAI-Fondo Ambiente Italiano, Fare Verde, Green Cross Italia, Italia Nostra, Legambiente, LIPU, Mountain Wilderness, Società Speleologica Italiana, Verdi Ambiente e Società WWF Italia hanno inviato al Ministro dell’Ambiente Alfonso Pecoraio Scanio un documento di richieste relative al decreto legislativo 152/06 di riforma della normativa ambientale.

Le associazioni ambientaliste hanno seguito in questi 5 anni (l’iter inizia nel 2002) il percorso di approvazione del decreto con grande preoccupazione. Oggi vengono confermati i sospetti che il decreto ha sempre ingenerato con riguardo: al metodo utilizzato, che ha sottratto ai soggetti interessati qualsiasi possibilità di interloquire con il Ministero dell’Ambiente; al merito di una “controriforma ambientale” che indebolisce gli strumenti di tutela.

Le associazioni ambientaliste guardano con preoccupazione al caos istituzionale a cui stiamo assistendo: sempre più regioni annunciano di voler ricorrere alla Corte Costituzionale per vedere ristabilite le competenze sottratte illegittimamente con la Delega ambientale.

Del resto la richiesta di arrestare questo “ecomostro normativo” era stata avanzata sin dalla diffusione delle prime bozze del decreto anche da numerosissimi ed illustri esponenti del mondo accademico, dagli enti locali ed anche da gran parte del mondo produttivo.
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