sabato, marzo 25, 2006

FAMIGLIA/ RICERCA ACLI:POCHI FIGLI PER ASSENZA SOSTEGNO PUBBLICO

In Italia si fanno pochi figli? E' perché manca un sostegno pubblico adeguato. In questo piccolo blog la notizia più letta è quella relativa al bonus bebè a testimonianza di una vera difficoltà economica legata alla nascita di nuovi figli. Lo avevamo detto pure a proposito della natalità e del sorpasso nord sud legato appunto alla diffrenza di reddito.
Divorzi e separazioni? Colpa della mancanza di dialogo tra coniugi, della crisi dei valori e delle difficoltà economiche familiari. Questa l'opinione dei padri italiani come emerge da una ricerca demoscopica - "Tra ideali e necessità. Gli italiani alla riscoperta della paternità" - svolta dalle Associazioni cristiane dei lavoratori italiani.
L'indagine costituisce il rapporto nazionale di un progetto di ricerca europeo che verrà presentato a Bruxelles dall'Iref, l'Istituto di ricerca delle Acli, il prossimo 30 marzo. L'obiettivo: mettere in luce e confrontare gli stereotipi sulla paternità/maternità ancora presenti in Europa, promuovere una paternità più consapevole e responsabile, volta al raggiungimento di una maggiore parità tra uomini e donne.

A questo scopo, l'Iref ha sottoposto alla popolazione maschile italiana selezionata (un campione probabilistico di mille uomini adulti, il 70% padri) alcune questioni cruciali sulla rappresentazione e l'esperienza della paternità: il significato attribuito alla nascita del figlio e al proprio ruolo, le opinioni su chi all'interno della coppia debba occuparsi della sua educazione e della sua cura; la richiesta di servizi a sostegno della famiglia. Alcuni risultati sono stati anticipati questa mattina.

Cosa rappresenta, dunque, la nascita di un figlio per un uomo italiano? Più della metà del campione (55%) sembra viverla innanzitutto come un condizionamento, una responsabilità, se non un sacrificio; per il 44%, invece, la nascita di un figlio rappresenta uno stimolo ed un'opportunità. In un caso abbiamo l'immagine di una paternità come chiusura: termina il periodo più spensierato della propria vita, il nuovo arrivato destabilizza gli equilibri esistenziali degli individui; nell'altro caso si profilano i caratteri di una paternità come apertura: diventare padre significa aprire una nuova fase della propria esistenza.

E perché si fanno pochi figli? A causa della sostanziale inadeguatezza delle politiche familiari, dicono gli intervistati (35%), che si manifesta nella carenza di servizi per l'infanzia che consentano ai genitori di conciliare tempi di vita e di lavoro (22%); e nel disinteresse dei politici verso i fabbisogni delle famiglie (13%). Giudicata decisiva anche la "perdita dei valori tradizionali della famiglia" (27%) e la tendenza a procrastinare l'appuntamento con la paternità/maternità dovuta alla "maggiore consapevolezza dei futuri genitori" (18%). Una risposta importante può dunque arrivare dalle politiche sociali volte ad agevolare il compito dei genitori. Gli uomini intervistati chiedono un maggior sostegno economico alle famiglie (35%), incentivi alle imprese perché diano maggiori servizi alle coppie con figli (22%), una politica di adeguamento degli orari di lavoro alle esigenze familiari (21%).

La famiglia e l'aumento dei divorzi e delle separazioni. I padri italiani puntano l'indice sulla mancanza del dialogo tra i coniugi (33%), sul declino dei valori tradizionali della famiglia (23%), sulle difficoltà di carattere economico unite alla mancanza di strutture e servizi per le famiglie (21%). Avvertito come problematico anche l'ingresso delle donne nel mercato del lavoro (9%)

"E' tempo di una riflessione seria sul tema della famiglia e delle sue necessità - ha affermato il presidente nazionale delle Acli Andrea Olivero - Dobbiamo interrogarci su come fare in modo che la famiglia abbia l'attenzione, il ruolo, le condizioni perché possa svolgere le sue funzioni di prima cellula comunitaria, di luogo in cui si esercitano le attività primarie della cura, della cura, della solidarietà e dell'amore. Ci sono problemi culturali che vanno indagati a fondo: cosa c'è dietro la "mancanza di dialogo"? Ci sono poi, intrecciati con i primi, problemi sociali ed economici di cui la politica può e deve farsi carico, e non solo in campagna elettorale, con risposte serie e impegnative. Auspichiamo provvedimenti strutturali, che abbiano carattere universale, che leggano le famiglie non solo come destinatarie di provvidenze, ma che le inseriscano nella progettazione e nella gestione dei servizi ad esse dedicati, con una rivalutazione della componente dei servizi offerti dalle istituzioni e dal privato sociale rispetto ai soli aiuti economici e monetari. Provvedimenti che abbiano anche presente - vogliamo dirlo - l'esigenza che il modello familiare di riferimento sia quello basato sul dettato costituzionale".

per saperne di più clicca il titolo.

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Un po' riduttivo pensare che le famiglie non facciano figli, perche' mancano le sovvenzioni, no?
Ho scritto un post, che spiega, perche' la ricerca mi sembra poco plausibile. Saluti Emmebi

Anonimo ha detto...

secondo me in italia si fanno pochi figli perchè dilaga l'impotenza e la frigidezza. un vento inibitorio chiamato non-ci-stanno-i-soldi si è posato in maniera stabile sul nostro belpaese... e questo vento non è dovuto alla mancanza di sovvenzioni ma alla mancanza di soldi generali dovuta alla mancanza di lavoro generale e accompagnata da una rassegnazione diffusa a livello capillare nelle vene dei nostri compatrioti. ma in fondo siamo gia in troppi su questa trottola girevole... ciao e buona procreazione chiunque tu sia!! ;-)

Pasquale Orlando ha detto...

ha ragione Salvietta: la prima cosa è l'amore! volersi bene e costruire una famiglia nonostante la crisi del welfare!
grazie.